Page 91 - Abitare a Campodarsego
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Il Generale Luigi Cadorna re oggi ti impone; accettalo volentieri, con retto ine, e contro ogni movimento che insidiasse la saldezza del 
rende onore al Vescovo Dio ti assister̀ ».fronte militare interno. Per questo, in uno dei mo- 
che ̀ rimasto sempre tra 
la sua gente, seppure Il sentimento di patria non lo lasciava indifferente menti pì delicati della guerra - si sussurrava che la 
fra distruzioni e rischi di fronte alle gioie e tristezze della nazione. «Oggi ti vittoria fosse impossibile -, indirizz̀ una «Lettera cir- 
gravissimi.scrivo col cuore sollevato - scriveva al fedele came- colare» (10.2.1918) a tutti i vicari foranei della dio- 

riere il 26 giugno 1916 -, perch́ la notizia della vitto- cesi, esortandoli a mantenere vivo in mezzo al popolo 
riosa avanzata delle nostre truppe [verso Gorizia] ci il sentimento di patria, «incoraggiando e animando 

consola». Elogì l’eroica resistenza dei soldati italiani tutti a compiere fedelmente e ino all’ultimo il pro- 
sul Piave nel terribile inverno del 1917, scrivendogli: prio dovere».
La disposizione del suo animo patriottico emerge 
«I soldati nostri, qui sul Piave, hanno fatto prodigi di 
valore. Nessuno si sarebbe immaginato una cos̀ salda chiara dalla collaborazione volonterosa offerta alle 
resistenza. Onore a loro!» (21.12.1917).autorit̀ militari. Fin dall’inizio delle ostilit̀, sponta- 

Il 4 giugno 1918, quando pì grave incombeva il pe- neamente mise a disposizione il seminario vescovile, 
ricolo di un cedimento della linea difensiva del Piave, trasformato in ospedale di riserva per soldati; conse- 

per essergli vicino in quella dolorosa prova gli scriveva: gǹ al vescovo castrense, Angelo Bortolomasi, la curia 
«Caro Federico, [...] qui nulla di nuovo ino ad oggi; do- diocesana; permise che la sede delle associazioni cat- 
mani sar̀ quel che sar̀; e non ci perdiamo di coraggio. toliche fosse trasformata in «casa del soldato». «Anche 

Con animo saldo e con costanza d’animo, appoggiati tre chiese furono gì adibite per uso militare», scriveva 
all’aiuto divino, facciamo tutti il nostro dovere. Spera- al segretario di Stato, card. Gasparri, il 27.5.1915.

vo di vederti in licenza, ma oramai non c’̀ da illudersi Quanti sacriici gli costasse tutto questo, si pù ben 
[.]. Ti mander̀ anche la mia lettera ai profughi; spe- comprendere, tra l’altro, dalle dificolt̀ che dovette af- 
frontare nell’autunno di quell’anno alla riapertura del 
ro che piacer̀».
Non diversamente si comport̀ con i sacerdoti dio- seminario. Non gli fu facile trovare locali liberi. «Fare- 
cesani e i seminaristi richiamati alle armi. «Continua, mo come meglio sar̀ possibile - scriveva al Gasparri 

mio caro - raccomandava a Cirillo Cecchin - a compie- - perch́ non fu possibile avere un locale [unico] che 
re il tuo dovere di soldato, come ti abbiamo sempre si prestasse a tutto e abbiamo dovuto adibire il piano 

inculcato; rispetta e obbedisci i tuoi nuovi superiori, superiore dell’episcopio per dormitorio e alcuni locali 
e colla ediicante condotta fa onore al tuo carattere del seminario per lo studio, il refettorio e le scuole» 
di chierico. Ti benedico insieme ai tuoi compagni e ai (5.11.1915).

tuoi ammalati [.], persevera nella tua santa vocazio- Il 18 settembre del 1916 informava direttamente il 
ne e, quando a Dio piacer̀, ritornerai all’ombra del tuo Papa di due situazioni preoccupanti: «I sacerdoti sotto 

asilo» (21.9.1915).le armi sono 53 e i chierici presso a 100. Il seminario, 
Fu il suo amore di patria, oltre che il senso del poi, non so in che forma e in quale misura potr̀ ac- 
cogliere i giovanetti aspiranti, che restano a casa sia
dovere, che l’indusse a prendere energica posizione





































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