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per deicienza di locali sia per la preoccupazione di im- amministrati, che sono poveri, gli ammalati e i vecchi Giornata del Sindacato 
provvise incursioni nemiche». «Sono angustie, Padre ». Concludeva: «Siamo rimasti soli nella citt̀ deserta» Agricolo di Cittadella: 
mons. Longhin ne benedice 
Santo- concludeva con l’animo a pezzi -, che premono (14.11.1917).la bandiera (Montebelluna, 
da ogni parte e alle quali non pù dare conforto che la In un’altra lettera aggiungeva che i dirigenti del ri- 15-09-1912).
sola iducia dall’alto».covero, che ospitava quasi 400 anziani, cos̀ come i re- 

sponsabili dell’ospedale civile, non avevano saputo far 
Resta al suo posto nonostante il gravissimo pericolodi meglio che arraffare cassa, registri e quant’altro era 

Vi sono altri aspetti, oltremodo eloquenti, che, in- possibile e ilarsela lesti-lesti senza curarsi d’altro. Un 
sieme al pastore intrepido e all’infaticabile uomo di Istituto di 20 anziane, raccontava sempre il Longhin, 
che aveva ben due milioni di capitale, aveva dovuto 
Dio, rivelano in mons. Longhin il cittadino e il patriota 
eroicamente dedito al proprio dovere. ̀ noto che egli andare a Roma in cerca di elemosina, perch́ i preposti 
e il suo clero, nonostante i gravissimi pericoli e le in- le avevano lasciate sul lastrico. «Vere ignominie», com- 

dicibili privazioni, s’imposero di rimanere accanto alle mentava amaramente.
loro popolazioni, prestando assistenza spirituale e ma- Mentre Treviso si trasformava in un formicaio di 

teriale anche nei momenti pì tragici del conlitto. Fin soldati sbandati, di profughi spaesati e affamati, di 
dall’inizio, ad esempio, i sacerdoti si prestarono per il gente in cerca di un rifugio e di un po’ di assistenza, 
servizio negli ospedali di riserva.anche il sindaco pens̀ bene di squagliarsela, andan- 

Il vescovo si rec̀ anche nelle zone calde del fron- do a organizzare la vita amministrativa del comune 
te per visitare gli ammalati negli ospedali di Mestre, di Treviso in un luogo davvero fuori pericolo: Pisto- 

Ponte di Piave, San Doǹ, Meolo, Montebelluna, Pe- ia! Tutto quello che seppe fare prima di andarsene, 
derobba, come pure per visitare i soldati nei luoghi fu «consegnare» la residenza municipale nelle mani 
d’un vecchio impiegato in pensione, lasciandolo, 
di ritrovo e nei centri della Croce Rossa. Tutto questo 
scombussolamento non si rivel̀, purtroppo, che un pe- per̀, senza aiuto di sorta.
riodo di transizione al peggio. Con la rotta di Caporetto 

e il dilagare delle truppe nemiche nella pianura pada- Prende in mano l’amministrazione 
na, le autorit̀ civili di Treviso pubblicarono un mani- della citt̀ di Treviso

festo patriottico, esortando tutti a rimanere ai propri Di fronte al fuggi-fuggi generale, emersero con mag- 
posti. Non pass̀ molto tempo e quando il pericolo si giore evidenzia il coraggio e la grandezza d’animo del 
fece incombente, le stesse autorit̀ civili si misero in Longhin. Fu lui, con i sacerdoti e con qualche laico vo- 

fuga e abbandonarono citt̀ e cittadini al loro destino. lonteroso, a prendere in mano la situazione e, pur sotto 
«Non solo le autorit̀ civili in massa - scriveva Longhin l’incubo di un’imminente invasione, provvide all’ammi- 

al prevosto di Montebelluna, mons. Giuseppe Furlan -, nistrazione dell’ospedale e all’assistenza dei profughi; 
ma tutti i membri delle Opere Pie scapparono al pri- organizz̀ un comitato che facesse fronte ai bisogni pì 
urgenti della citt̀, che pensasse agli approvvigiona-
mo odore della polvere tedesca, lasciando in asso gli





































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