Page 88 - Abitare a Campodarsego
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Le direttrici deLLa sua vita
cessit̀ dell’insegnamento del catechismo -, oltre a mo-
strare il suo attaccamento al papa, rivela anzitutto la
sua passione per la verit̀ della fede cattolica. Erano i
tempi del movimento modernista e di opinioni perico-
lose per l’integrit̀ della fede. C’era chi affermava che
il Cristo della storia era stato idealizzato e trasigurato
dalla fede dei credenti, attribuendogli in modo indebi-
to fatti e discorsi non rispondenti alla sua educazione
di pio israelita. Niente di pì errato, che esigeva in-
terventi chiari e insegnamento preciso delle verit̀ del
patrimonio cristiano-cattolico.
La pratica religiosa, con le essenziali componenti
della vita liturgica e sacramentale, fu promossa da
Longhin con intensit̀ e ardore di missionario e di apo-
stolo. Erano davvero palpitanti le sue allocuzioni sulla
comunione eucaristica, sulla devozione alla Madon-
na, sulla preghiera, sulla vita soprannaturale. Decisi
erano i suoi interventi per deprecare il vizio della be-
stemmia, l’alcolismo, l’immoralit̀ nella vita sessuale,
l’avidit̀ di denaro; caldo il fervore che metteva nell’e-
saltare lo spirito di povert̀, di pace, di carit̀ fraterna.
L’apostolato dei laici lo vide promotore fervido e
costante, cos̀ da porre, anche in questo campo, la dio-
cesi trevigiana tra le antesignane di ogni iniziativa per
una pì solida formazione e una pì eficace attivit̀
delle associazioni.
Fu guida e stimolo dei fedeli laici, particolarmente
dei movimenti giovanili, convinto, e lo scrisse anche
nel testamento, che «̀ di santi che oggi abbisognano le
famiglie, le parrochie, la patria, il mondo». Nell’aprile
1914, dichiar̀ sacro «il diritto dell’operaio ad organiz-
zarsi... in sindacati per la propria elevazione econo-
mica e morale». Nel 1920 sostenne le Leghe Bianche,
movimento sindacale d’ispirazione cristiana, mostran-
dosi il vescovo dei poveri, degli operai, dei condadini.
A Treviso, nel 1920, fond̀ il collegio vescovile «Pio X»
per assicurare ai giovani una formazione cristiana.
Longhin vedeva lontano, previde la dottrina e il
ruolo della Chiesa in questo settore. Sempre difese
apertamente la giustizia, condannando l’ingiustizia e
la violenza; ebbe a soffrire molto per eccessi ed errori,
che non gli erano in nessun modo imputabili.
Sulla croce
L’ultimo periodo della vita fu caratterizzato da gra-
ve malattia (arteriosclerosi), con l’inevitabile riso-
nanza interiore, che gli causava sofferenze intense e
acute, anche se non era in grado di parlarne. Il male
gli lasciava quel tanto di coscienza da rendersi conto
dell’incapacit̀ di reggere la diocesi.
Con umilt̀ e lacrime chiedeva aiuto e confor-
to anche al pì piccolo e povero dei suoi preti. In
parte effetto del male, ma soprattutto espressione
immediata dei sentimenti coltivati tutta una vita. Il
suo cuore era avvolto dal santo timore e dall’amo-
re di Dio, dalla coscienza del dovere verso le anime,
dall’offerta a Dio delle sue sofferenze per i suoi sa-
cerdoti, per i suoi fedeli, perch́ tutti arrivassero a
salvezza e santit̀...
Lascì scritto nel testamento, per i suoi preti: «Vo-
gliatevi bene, amate il Signore, cercate il regno di Dio;
questo conta, il resto vale nulla. Fatevi santi, fatevi