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Le direttrici deLLa sua vita



Con canonici e sarcerdoti La pastoralit̀nuove realt̀ che andavano maturando ̀ stata sempre 
di Treviso. Alla sua destra L’azione pastorale di mons. Longhin sgorgava dalla la pì attenta, la pì solidale e attiva nelle sue funzioni 
il celebre compositore 
musicale don Lorenzo sua umanit̀ e dalla sua spiritualit̀, prima come sacer- di padre e di pastore. Cì che di doloroso colpiva i suoi 
Perosi.dote cappuccino e poi, per oltre 30 anni, come vescovo igli, sacerdoti e fedeli, lo sentiva come cosa propria.
di Treviso. La sua ̀ stata un’azione pastorale che ha Era una presenza che si concretizzava in forme 

dovuto affrontare in circostanze storiche particolar- diverse, dirette e indirette: visite pastorali, sopral- 
mente complesse e varie: i moti sociali e le correnti luoghi e incontri con sacerdoti infermi o bisognosi di 

antireligiose e modernistiche d’inizio secolo XX, la ter- conforto, interventi personali presso autorit̀ o enti, 
ribile prima guerra mondiale, che, nella fase inale e corrispondenza (di solito breve, essenziale) sempre 
confortatrice e sostenitrice. In modo speciale le tre 
pì aspra, ebbe l’epicentro nella provincia di Treviso, i 
sussulti politico-sociali successivi, i primi 10 anni del visite pastorali, fatte con grandissima diligenza e zelo, 
regime fascista.lasciarono un’impronta incancellabile nelle parroc- 

I vescovi del Veneto lo consideravano il loro «Pa- chie della diocesi.
triarca di campagna»: consigliere, teologo distinto, Lo spiccato senso di paternit̀ gli faceva considerare 

apostolo instancabile. Pio XI, nell’ottobre 1923, rico- la diocesi come una famiglia. Realizz̀ quello che aveva 
nobbe i «grandi servizi» offerti da Longhin: «Ha tanto promesso nella prima Lettera pastorale: «In me trove- 
lavorato per la Chiesa».rete un padre, che sar̀ tutto e interamente per voi.».

Fu amministratore apostolico della diocesi di Pa- Ci furono tempi di sventura e di pianto, in parti- 
dova nel 1923, visitatore e amministratore apostolico colare durante la guerra. Longhin, da vero e amoroso 

dell’arcidiocesi di Udine (1927-1928). Il 4 ottobre 1928 padre, rimase sempre in mezzo ai suoi igli, vincen- 
fu nominato arcivescovo titolare di Patrasso. Nel 1929, do l’istintiva e acuta paura dei bombardamenti, che 
per il suo 25° di episcopato, il cardinale patriarca di anch’egli provava.

Venezia, Pietro La Fontaine, scrisse: «Ammiro in lui ̀ vero che mostrava qualche preferenza, ma dipen- 
con diletto ed ediicazione una copia del buon Pastore deva dalla sua indole; aveva le sue buone ragioni e cre- 

evangelico, somigliantissima all’originale».do gli vada generosamente «perdonata».
Era sicuramente pì disponibile per la predicazione 

Sempre informato e amorevolmente presentedi esercizi e di ritiri e per la cura spirituale delle co- 
Longhin cerc̀ di essere sempre presente nella vita munit̀ femminili, che non per le udienze e per certe 
della diocesi. Fu una presenza diuturna, infaticabile forme poco rilevanti di presenza tra il clero.

ed eficace per tutti i 32 anni di episcopato, nonostan- Tutti gli riconoscono, per esempio, la grandissima 
te la dificolt̀ degli spostamenti, che, nei primi anni, cura che profuse per il seminario e per la formazione del 

avvenivano con un calesse trainato da un cavallo e poi clero. Seguiva personalmente la preparazione dei chie- 
con un’auto che non raggiungeva i 50 km orari.rici attraverso le relazioni dei superiori e li orientava 
La sua partecipazione alla vita della diocesi, delle nello studio e nello spirito. Per quanto riguarda i «suoi» 

comunit̀ civili e religiose, agli avvenimenti lieti o tri- sacerdoti, fu sempre vicino alla loro vita e alle loro vi- 
sti della guerra e del dopoguerra, alle evoluzioni e allecende con sollecitudine amorosa e veramente paterna.



































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