Page 71 - Abitare a Campodarsego
P. 71
figLio di contadini
I genitori Matteo Longhin acqua e sbott̀: «Dato che continú a bestemar, ciaṕ Quale sarebbe stato il suo futuro: prete o frate?
e Giuditta Marin.e rangeve» [Dato che continuate a bestemmiare, pren- Quando si decise per farsi frate e lo seppe pap̀ Mat-
Giacinto, ora chiamato dete e arrangiatevi].teo, comincì fra i due un estenuante tiro alla fune. Il
fra’ Andrea da Nelle serate d’inverno, alcuni abitanti di Via Straelle pap̀ gli diceva: «Prete s̀, ma frate no!». E lui a cercare
Campodarsego, studente nel convento veneziano.erano soliti ritrovarsi nella stalla dei Longhin, per passare in tutti i modi di convincerlo che il Signore lo chiama-
qualche ora in compagnia, mentre le donne rammenda- va ad essere cappuccino, frate di quelli che vanno a
vano e i bambini giocavano a nascondiglio. Capit̀ che un piedi scalzi. Il pap̀ non si rassegnava a dirgli di s̀.
anziano contadino si permettesse di raccontare aneddoti Lo venne a sapere anche il medico del paese, il qua-
e battute dal tono per niente conveniente e, talvolta, boc- le, stimolato da Matteo, tent̀ di distoglierlo da quella
decisione, facendogli presente che la vita dei cappuc-
caccesco. Gli altri stavano al gioco e ridevano; chi avrebbe
avuto l’ardire di zittire un vecchio? Ma Giacinto non ci cini era una vita di penitenza e che lui, cos̀ fragile,
stette. Per la sera seguente lascì scritto a grandi lettere non sarebbe stato in grado di sostenerla. Con ruvida
sul muro: «Proibito di ciarlare». Quel signore, senza ba- schiettezza, Giacinto gli rispose per le rime: «Voi fate il
dare alla scritta, riprese nel solito stile. Allora il piccolo medico e lasciate che io vada per la mia strada».
Giacinto si fece forza, gli si piant̀ davanti e l’apostrof̀:
«Vergognoso! O la smettete o via da queste porte!».Offerto di cuore
Finita la terza elementare, aveva concluso le scuole Anch’egli and̀ in cerca di un alleato. Provvidenza
a Fiumicello. Ma l’assiduit̀ ai sacramenti, la riserva- volle che lo trovasse in p. Giovanni Galvan, superiore
tezza e la propriet̀ nel parlare erano indizi evidenti degli Oblati di S. Carlo Borromeo di Padova.
che stava custodendo nel cuore una divina chiamata. Era arrivato a Fiumicello per predicare una mis-
La svel̀ in gran segreto al cappellano, don Cristiano sione in preparazione al Natale del 1878. Giacinto gli
raccont̀ ogni cosa con il cuore in mano. P. Giovanni,
Forte, fratello del parroco don Domenico, che gli pro-
pose una degna preparazione.convinto che si trattasse di vera vocazione, gli disse:
Pì volte gli si sedeva accanto per introdurlo nei «D̀ a tuo padre che questa sera venga da me».
primi rudimenti delle lingue italiana e latina. Nel frat- Quando si trov̀ di fronte Matteo, p. Galvan
tempo, la voce di Giacinto diventava sempre pì ro- us̀ ogni artiicio per convincerlo a lasciare libero il
busta e sonora. Talvolta si sentiva fra i campi, oppure iglio, oramai quindicenne, cos̀ risoluto a farsi frate. I
mentre declamava di fronte ai suoi compagni. Ricord̀ cappuccini mai e poi mai l’avrebbero accolto nella loro
un coetaneo: «Quando parlava sembrava che avesse un famiglia religiosa senza il suo consenso. Tent̀ con le
altoparlante in bocca».buone; fece appello anche al severo giudizio di Dio. Ma
68
ABITARE A cAmpodARsEgo