Gemona
Già sede di insediamenti preistorici, il territorio gemonese fu popolato dai celti e successivamente dai romani che vi fondarono due stazioni doganali e un castrum. In seguito alle invasioni dei quadi e dei marcomanni (166 e 167 d.C.), la popolazione superstite si rifugiò sul monte Glemina, originando il primo nucleo della futura cittadella medievale.
    Il castello, sorto sulla fortificazione romana, fu potenziato durante la successiva dominazione longobarda e ricostruito in età patriarcale, quando venne concesso in feudo ministeriale ai signori di Gemona. Nel 1321, divenuto proprietà comunale, venne radicalmente modificato. Caduto in abbandono fin dal periodo veneto, rovinò definitivamente con i sismi del 1976 ed è ora in fase avanzata di ricostruzione.
    Risale al Medioevo anche il monumentale duomo di Santa Maria Assunta, splendido esempio di

 

 
 

architettura religiosa romanico-gotica, che si sviluppa nel luogo di preesistenti edifici cultuali di epoca carolingia, ottoniana e romanica. Iniziato nel 1290 da maestro Giovanni (come recita un’iscrizione in facciata) e consacrato nel 1337, subì nei secoli numerosi rimaneggiamenti e restauri: tra il 1825 e il 1828, in particolare, venne risistemata la facciata, con la suddivisione in tre scomparti verticali e lo spostamento di alcune sculture. Parzialmente distrutto dai terremoti del 1976, così come la trecentesca torre campanaria, è stato infine ripristinato mediante anastilosi. All’esterno la facciata a salienti è caratterizzata dal portale romanico, dall’elegante rosone centrale di maestro Buceta (1334-1336) affiancato da due rosoni minori, e da numerose opere scultoree, tra le quali l’originale galleria dei re Magi (prima metà del xiv secolo) attribuita a Giovanni Griglio, autore anche, insieme al figlio, dell’imponente San Cristoforo scolpito a mezzo tondo sul lato destro (1331-1332); sul retro, l’abside semipoligonale (1429) è alleggerita da tre slanciati finestroni gotici e rinforzata da quattro contrafforti. L’interno è a tre navate con volte a crociera separate da due file di possenti colonne in marmo rosso con capitelli gotico-fioriti, su cui poggiano alti archi gotici. A un livello inferiore, la cripta è ricavata da quello che un tempo era un edificio distinto: il sacello dei Santi Michele e Giovanni Battista, piccolo oratorio interamente affrescato (sulla parete di fondo, San Michele arcangelo, San Cristoforo e Crocifissione con Maria, Giovanni, Longino e Stefano; lungo la parete destra e su quella d’ingresso, figure di santi; sulla volta, che finge un cielo stellato, Cristo benedicente con i Simboli degli evangelisti). Autore del ciclo, presumibilmente compiuto entro la metà del secolo xiv, è il pittore gemonese Nicolò di Giacomo, di cui si conosce un’autografa Madonna della misericordia affrescata nella chiesa dei Templari a San Tomaso di Majano. Tra le numerose opere conservate nel duomo ricordiamo: la vasca battesimale nella cappella feriale, ricavata da un’ara sepolcrale romana del i-ii sec. d.C., con bassorilievi altomedievali (secc. ix-x); gli splendidi codici liturgici miniati (secc. xiii-xiv) acquistati a Padova a metà del Trecento; il prezioso ostensorio di Nicolò Lionello, capolavoro di oreficeria sacra realizzato nel 1434 per la pieve di Santa Maria; un crocifisso ligneo di scuola friulana della prima metà del xv secolo, gravemente mutilato dal terremoto del 1976 e divenuto in seguito simbolo della rinascita di Gemona; la grande tela con l’Assunzione della Vergine, dell’udinese Gian Battista Grassi (1577).
Usciti dal duomo si imbocca via Bini, sede dell’antico nucleo cittadino sorto ai piedi del castello, che conduce al rinascimentale palazzo del Comune. Iniziato nel 1502 in stile veneto-lombardo su progetto dell’architetto udinese Bartolomeo de Caprileis detto Bòton, ma soggetto ad alcune modifiche e aggiunte nei secoli successivi e ricostruito per anastilosi dopo il terremoto, si caratterizza per le tre

 

ampie arcate della loggia, riecheggiate dalla trifora al piano superiore.
Altri edifici storici prospicienti la via sono: palazzo Gurisatti (sec. xv), con portico a doppia arcata sovrastata da un’elegante trifora gotico-fiorita; la neogotica casa D’Aronco (sec. xix), con caratteristici balconcini d’angolo; la medievale casa Antonelli (secc. xiii-xiv), con paramento della facciata in cotto e doppia bifora; il grandioso palazzo Elti, costruito nel Quattrocento dai nobili De Cramis e acquistato nel 1519 dal mercante di origine salisburghese Andrea Helt, che provvide a ristrutturarlo. Attualmente l’edificio è sede museale: vi si conservano due sculture di area salisburghese degli inizi del xv secolo, rispettivamente provenienti dal duomo e dal santuario di Sant’Antonio; la collezione Fantoni-Baldissera (quadri e bozzetti di autori per lo più austriaci e tedeschi del xviii secolo); dipinti, sculture e oreficerie dalle collezioni comunali e dalle chiese gemonesi distrutte e non più ricostruite. In particolare si segnalano: la tavola con la Madonna con Bambino di Cima da Conegliano, già nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, del 1496; la tela di Pellegrino da San Daniele raffigurante Madonna con Bambino tra i Santi Giuseppe ed Elisabetta, dalla stessa chiesa, realizzata entro il 1506 e sei lacunari dipinti da Pomponio Amalteo nel 1533 per il soffitto a cassettoni lignei della distrutta chiesa di San Giovanni Battista.
Tra gli edifici ricostruiti filologicamente dopo il sisma del 1976 ricordiamo la chiesa di Santa Maria del Fossale, di origini secentesche, e la chiesa di San Rocco, eretta agli inizi del Cinquecento; in linee moderne sono stati invece riedificati il convento di Santa Maria degli Angeli e il santuario di Sant’Antonio. A seguito del terremoto sono inoltre venuti alla luce due importanti cicli pittorici di cui si ignorava l’esistenza. Nella già ricordata casa Antonelli sono emersi originali affreschi della prima metà del xiv secolo, raffiguranti soggetti sacri (Madonna in trono col Bambino; figure di santi) e scene profane (due mostri alati con il collo intrecciato; due arpie; bevitori; una scena di caccia con “uomini selvatici”; una città assediata; personaggi in atteggiamento giocoso; ecc.). Nella chiesa di Ognissanti a Ospedaletto, sono invece riaffiorati tre strati sovrapposti di affreschi; alcuni lacerti del primo strato (Crocifissione con Maddalena ai piedi della croce, 1394-1401 ca.) e due scomparti del terzo (Cristo di fronte a Caifa e Nozze di Cana, ca. metà del XV secolo), dopo essere stati staccati per il restauro, sono stati ricollocati nella chiesa disposti su vetroresina; è stato invece riposizionato sulle pareti laterali e su quelle di fondo lo strato intermedio, predominante, probabilmente eseguito da un pittore popolaresco dopo il 1401, anno in cui si decise di ampliare la chiesa (episodi della vita di Cristo; figure non ben identificabili, forse dalle storie di Sant’Orsola; santi, cardinali e vescovi; un Giudizio universale con riscontri iconografici nella tradizione figurativa d’Oltralpe).

 
     

(continua )

 
 
indietro avanti
L’originale galleria dei re Magi, nella porzione centrale della facciata del duomo. The original gallery of the Magi in the central portion of the cathedral’s façade. Die originelle Galerie der Heiligen Drei Könige, im zentralen Teil der Domfassade.