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La zona quest’anno è stata visitata da oltre settantacinquemila turisti ed è costantemente oggetto di scavi organizzati dalla dott.ssa Franca Maselli Scotti, direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia.
Le ricerche archeologiche confermano l’esistenza di numerosi edifici cultuali dalle ricche decorazioni architettoniche in terracotta edificati nella parte a nord della città, come pure sono documentati i luoghi destinati allo spettacolo e alla ricreazione, come il circo per le corse dei cavalli, l’anfiteatro, che si dice distrutto dal patriarca Poppone nell’xi secolo per ricavarne le pietre per costruire il campanile, le grandi terme, casualmente scoperte nel 1922 a seguito dell’affioramento di mosaici policromi figurati e tarsie marmoree, e il teatro, di cui possediamo alcuni sedili con i nomi degli spettatori incisi.
Anche nel campo dell’edilizia privata sono
giunti a noi resti che testimoniano la ricchezza e l’opulenza
raggiunte: si pensi, per esempio, alla casa scoperta nel corso
dei lavori di sistemazione del Museo Civico (1986-87), dotata
di ambienti riscaldati, impianti di scolo e pavimenti musivi.
Il ritrovamento di un bisturi proprio su uno di questi pavimenti
ha determinato il nome della struttura, chiamata Casa del Chirurgo.
I reperti riportati alla luce ne documentano un’occupazione tra
il i e il iv secolo a.C.
Importanti lacerti musivi riferibili ad abitazioni private sono
visibili in una vasta area a settentrione della basilica di Aquileia:
si tratta di mosaici in bianco e nero e policromi, che colpiscono
sia per la sintassi decorativa che per l’estensione. Belle ornamentazioni
caratterizzano la Casa delle Bestie Ferite, la Casa di Calendione
e Iovina e quella di piazza Capitolo.
Nel territorio aquileiese le esplorazioni archeologiche hanno consentito di riportare alla luce numerose necropoli in cui si rileva sia il rito dell’incinerazione (entro olle in terracotta o in vetro, urne lapidee e parti di anfore) che quello dell’inumazione (in semplici fosse, casse di legno o di laterizi e sarcofagi).
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Aquileia preromana
Recenti indagini archeologiche eseguite a nord del foro aquileiese nell’area occupata da un essiccatoio per tabacco dei primi del Novecento hanno portato alla luce una complessa stratigrafia caratterizzata dalla sovrapposizione di strutture cronologicamente inquadrabili tra l’viii secolo a.C. e il iv-v d.C.
Di grande rilievo per la comprensione delle dinamiche insediative della zona, è stata la scoperta di resti di capanne riferibili a un abitato della fine del ix-inizi viii secolo a.C., testimoniato, oltre che da un probabile intervento di bonifica, dal rinvenimento di frammenti ceramici comuni per tipologia sia all’area friulana sia a quella carsico-istriana, con apporti veneti non riscontrati a oriente di Aquileia.
Gli scavi hanno permesso di appurare che l’abitato venne abbandonato a causa di un’alluvione e che non fu più occupato stabilmente per almeno quattro secoli; solo nel ii a.C., dopo la fondazione della colonia, nuove strutture, probabilmente di carattere pubblico, sorsero nel sito.
I dati emersi dallo studio dei nuovi reperti che si aggiungono ai manufatti protostorici già esposti nelle collezioni museali aquileiesi giungono a sostegno dell’ipotesi relativa all’esistenza di un abitato dell’Età del ferro nel luogo in cui sarebbe sorta la colonia latina, anche se allo stadio attuale delle conoscenze è opportuno parlare, dopo la fine dell’viii secolo a.C., di una frequentazione costante, piuttosto che di una vera e propria continuità abitativa, come stanno a indicare gli oggetti bronzetti raffiguranti guerrieri, offerenti a Ercole, spilloni e vasellame finora recuperati, i quali inducono a credere che vi fosse qui una sorta di emporio-santuario attivo, appunto, nel i millennio a.C.
È assodato invece che Aquileia, prima ancora della sua deduzione, dovette giocare un ruolo importante come punto di smistamento delle merci provenienti da settentrione (ambito nord etrusco, padano, ma anche centro europeo) e da levante (Grecia attraverso Adria e Mediterraneo orientale).
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