Gli scavi in località Beligna, a sud della città, hanno restituito, fin dal 1548, ricchi corredi funerari, databili principalmente nel primo periodo imperiale e nell’epoca tardoantica. 
    Un’estesa necropoli è stata rinvenuta anche nelle località Colombara e Sant’Egidio, lungo la strada che conduceva ad Emona, a ennesima conferma dell’esigenza di autorappresentazione dei proprietari, i cui sepolcri, ben visibili, ne avrebbero così perpetuato il ricordo ai viandanti. 
    Altri nuclei cimiteriali sono stati individuati lungo il tracciato della via Annia, in località Ponterosso, e a sud-ovest di Aquileia, in via San Girolamo; conosciuto e visitato è il sepolcreto romano sulla via Annia nuova, con una serie di tombe ancora visibili, di cui la più lussuosa risulta quella degli Statii. 
    Ben noto è anche il grande mausoleo di uno sconosciuto funzionario imperiale, ricostruito nel 1937 sulla attuale via Giulia Augusta: alto 17 metri, poggia su un basamento imponente, con due leoni a guardia del sepolcro. È sormontato da un parallelepipedo con tracce di bassorilievi, su cui si imposta un corpo cilindrico sostenuto da colonne: all’interno, la statua acefala del defunto. 
    Non si può lasciare Aquileia senza una visita alla splendida basilica patriarcale, che affascina per la complessità della sua storia e per le sue dimensioni. Il complesso, eretto per volere del vescovo Teodoro, sorse dopo l’editto di Milano del 313 d.C. e si articolò in una serie di ambienti che, attraverso numerose trasformazioni, hanno dato luogo all’attuale basilica, famosa nel mondo per i suoi mosaici.

 
    Le due aule teodoriane in origine dovevano essere corpi paralleli, uniti a ovest da un’altra costruzione. L’aula settentrionale, di cui rimane il pavimento musivo sottostante il campanile, si imposta su una precedente villa romana del periodo augusteo; alcuni lacerti pavimentali sono inoltre riferibili alla basilica post-teodoriana, attribuita al vescovo Fortunaziano e resa necessaria dall’aumento dei fedeli. L’attuale basilica occupa invece l’aula meridionale con i suoi 760 mq di mosaici legati tematicamente al ciclo di Giona e riportati alla luce agli inizi del xx secolo. Anche in quest’area fu costruito nel v secolo un pavimento, di cui è possibile scorgere qualche traccia nel presbiterio, per opera del vescovo Cromazio, che commissionò anche la realizzazione del battistero esterno alla basilica. 
    Una serie di interventi compiuti dal patriarca Massenzio nei primi decenni del ix secolo e dal patriarca Poppone nell’xi secolo modificarono ulteriormente l’architettura del complesso, distrutto in gran parte da un terribile terremoto nel 1348. La ricostruzione, a opera di Marquardo di Randeck, risentì del gusto gotico, trasformando la basilica in un esempio di arte romanico-gotica. Nel xv secolo furono inseriti elementi di gusto rinascimentale: l’elegante baldacchino o ciborio di destra e la loggia centrale, realizzati da Bernardino da Bissone e dai suoi lapicidi comacini, contribuirono ad arricchire l’edificio. 
Né si può lasciare Aquileia senza una visita al Museo Archeologico Nazionale di via Roma: inaugurato nel 1882, ospitò i reperti raccolti dal canonico Gian Domenico Bertoli (1676-1763), arricchendosi nel corso degli anni grazie a scoperte e donazioni. 
 
Si segnala in particolare la sala dedicata alla numismatica, recentemente aperta: come è noto, Aquileia fu sede di una zecca attiva in età imperiale e medievale. Degni di nota sono pure gli spazi dedicati alla ritrattistica e alla statuaria, ai lacerti musivi e alle epigrafi. Il visitatore rimarrà affascinato dalla collezione di gemme in ambra, pietra dura (come la corniola, il diaspro, l’onice e il calcedonio) e pasta vitrea; indugerà a lungo davanti alla nutrita raccolta di vetri di fabbricazione locale e al vasellame fine da mensa; non si stancherà infine di ammirare la raffinatezza dell’oggettistica in bronzo, argento e oro: fibule, bracciali, collane e orecchini realizzati duemila anni fa e ancora oggi stilisticamente apprezzabili. 

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Pavimenti musivi a settentrione della basilica Mosaic floors to the north of the cathedral Mosaikböden im Norden der Basilika