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L’indisponibilità dei corsi d’acqua costringeva le lavandere a usare tinozze (mastèi) dentro le quali venivano lavati i panni: un ripiego tuttavia, perché l’acqua non poteva essere corrente.
L’accesso ai canali avveniva da una specie di pedana (pontil) a livello d’acqua o di poco sopraelevata che poteva essere ricavata nel contesto del giardino o dell’edificio prospiciente il corso d’acqua, ma più spesso aggettante e sospesa da due tiranti nei lavatoi privati, o sorretta da palafitte nei lavatoi pubblici a più posti, così da sfruttare un migliore ricambio d’acqua.
Se invece la postazione si trovava sulla riva esterna di curve o gomiti del canale, era possibile fruire di una buona corrente anche ai bordi, come nel lavatoio sul canale dei Buranelli dietro il giardino di Ca’ Sugana, molto opportunamente dotato di un pannello iconografico che rende ragione della funzione del sito, diversamente sempre meno comprensibile da chi oggi si trova a passare da quelle parti.
(continua
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