Un altro interessante arredo liturgico il Paliotto d’altare raffigurante il Giudizio Universale. 
    Eseguito in legno scolpito e dorato, fu attribuito da Luigi Coletti ad un artista veneziano del secolo XIV che risentiva degli influssi di artisti toscani. Il paliotto costituisce uno dei pochi esemplari superstiti di arredo molto diffuso in area veneziana. Attualmente, oltre il manufatto trevigiano, due sono i più noti esemplari conosciuti, conservati nel Museo Correr di Venezia e nella Chiesa parrocchiale di Malamocco nella laguna veneziana. Con quest’ultimo il paliotto di Treviso ha in comune anche un particolare funzionale che li rende chiudibili mediante cerniere e trasportabili.
    Significativo è anche il Bacolo Pastorale (insegna dei Vescovi e degli Abati) in avorio policromo. Nella parte terminale, il riccio, è raffigurata la lotta tra due animali. 
    Nell’ambito della produzione di manufatti per uso liturgico in avorio in età romanica e gotica, attualmente solo pochi esemplari sono conservati in musei italiani ed europei. L’esemplare trevigiano, ben conservato nella componente pittorica, è databile tra la fine del XIII secolo e l’inizio del successivo. 
    Tra i numerosi paramenti esposti, poi, non passa inosservato un Piviale di damasco rosso e broccato di manifattura veneziana del XVII ed una tonacella del XVIII secolo, anch’essa di provenienza veneziana. 

 

    Particolare importanza per la storia della diocesi rivestì la donazione, da parte di Papa Pio X al Duomo della città, di un servizio completo per la celebrazione eucaristica, pianeta, stola, borsa, manipolo, velo da calice, di manifattura francese della seconda metà del XIX.
    Ma il visitatore del museo non potrà assolutamente tralasciare una sosta per ammirare, all’interno di un’apposita teca, il frammento di un prezioso tessuto, quello che resta di un telo da parato appartenuto al corredo funebre di San Parisio, monaco camaldolense di origine bolognese ma vissuto e morto a Treviso nel 1267; il telo rivestiva non il il defunto, ma la cassa secondo un uso forse di origine spagnola che trova conferma nel ritrovamento di un analogo telo durante l’ultima ricognizione del corpo di Sant’Antonio nella Basilica del Santo a Padova nel 1981. 
    È uno sciamito, cioè un tessuto che non presenta un rovescio, ed è realizzato con due orditi. 
    La decorazione è costituita da un motivo ad orbicoli gialli, decorati a loro volta con motivi a palmette; al centro sono presenti coppie di pappagalli che bevono in una stessa coppa. Il motivo decorativo fa datare il prezioso frammento alla prima metà del XIII secolo.

Fine articolo

 

Statua in argento di San Liberale offerta dalla città in voto per la fine della peste del 1630-’31

 
 
indietro

avanti