Dopo Via Santa Chiara è conservata una casa del XIV secolo, ma originale solo nel portico della facciata mentre la parte superiore è stata rifatta in stile. Il percorso si chiude con il palazzo delle cosiddette Poste vecchie, costruito nel 1823 dall’Ingegnere Gaspare Petrovich demolendo la chiesa conventuale delle Clarisse: è un edificio austero, caratterizzato dal portico a colonne doriche e dal bugnato su Via Carlo Alberto, di gusto nettamente neoclassico e impostato su ritmi semplici e chiari. 
    Un altro esempio di come le vie di Treviso siano talora un palinsesto ­ e cioè un documento su cui si sovrappongono, cancellandosi a vicenda o mescolandosi le vicende architettoniche e decorative ­ è Via Canova: il palazzo che più risulta appariscente è Ca’ Da Noal che rappresenta una fase tardogotica della metà del Quattrocento; la facciata è letteralmente coperta da una finta tappezzeria a rombi lobati con fiore gotico. 
    Segue al nº 10 la casa Robegàn, con affreschi del 1528 di Domenico Capriolo: la facciata è caratterizzata da un fregio marcapiano con putti distesi tra il fogliame, figure femminili appaiono al 2º piano ed una sfarzosa scena, posta entro una finta loggia, appare a lato della trifora. 
    L’edificio successivo, al nº 42-44 (casa Karwath), è sicuramente medioevale ma rifatto a fine ’700; così pure il palazzetto al nº 46-48 è sempre antico ma trasformato nella facciata tra ’700 e inizi ’800. 
    Conclude la via il tempietto neoclassico dedicato al Beato Enrico, costruito nel 1830 con pronao dorico addossato ad un corpo ottagonale: è un edificio di non eccelsa architettura, ma di proporzioni ben calibrate tali da farlo inserire nel contesto della via senza eccessivi stridori. 
    Non sono, tuttavia, solo Via Carlo Alberto e Via Canova a descriverci la ricchezza delle facciate trevisane: gran parte del centro storico evidenzia la splendida epoca a cavallo fra XII e XVI secolo allorchè la città era una festa di colori e di immagini.

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