Ci sbalordiscono ancora oggi i primi tentativi di trapianto, vuoi renale, cardiaco, epatico, polmonare, ma di fronte a situazioni che solo 30 anni fa sembravano fantascienza, oggi la sostituzione d’organo è diventata una realtà terapeutica in continua evoluzione. 
    Sicuramente oggi la chirurgia è demitizzata e grazie ai moderni strumenti diagnostici e terapeutici è diventata forse più facile, meno fantasiosa, più codificata. 
    La chirurgia moderna si è fatta più scienza e meno arte, anche se non vi è strumento o innovazione che si possa sostituire al chirurgo ed alla sua inventiva. 
    Da un punto di vista applicativo l’incessante innovazione tecnologica costringe il Medico ad un aggiornamento continuo e sicuramente è particolarmente difficile se non impossibile immaginare quello che sarà la chirurgia del domani. 
    Sono però comunque convinto che la chirurgia sia un atto ancora oggi fatto di inventiva, di coraggio, di scelte strategiche legate alle conoscenze fisiopatologiche ed alle corrette indicazioni e che devono nascere da una profonda cultura della malattia e della sua evoluzione. 

Scultura L’incontro di Toni Benetton (1975)

Il chirurgo non può identificare oggi la sua professione solo con un atto di semplice tecnicismo. Oggi la chirurgia è tutto questo e sarà sicuramente molto di più. 
    Nel 1946 la storia chirurgica di Treviso ricomincia con due Divisioni di Chirurgia, la prima con sede a San Leonardo, la seconda con sede a Casier ed affidate rispettivamente al Prof. Sacerdote, cui subentrò successivamente il Prof. A. Chinaglia, ed al Prof. A. Alexandre, Aiuto del Prof. Oselladore: a tal proposito nel ricordo di Daniele Martinuzzi, suo Aiuto, è presente la difficoltà per raggiungere il «posto di combattimento» attraverso strade estremamente dissestate, piene di buche con un mezzo residuato bellico battezzato “il Norge”. 
    Le chirurgie di allora si dedicavano a tutta la chirurgia possibile da quella ortopedica a quella neurochirurgica a quella toracica a quella ginecologica. 
    Le divisioni di chirurgia furono poi riunite nel 1951 a San Leonardo e dopo dieci anni a Cà Foncello. 
    Attraverso nuove e successive ridistribuzioni le chirurgie furono portate a quattro e nella rivista dell’Ospedale «dove Sile e Cagnan s’accompagna» del giugno 1974 sono riportate tutte e quattro le Divisioni con i rispettivi Primari, Aiuti ed Assistenti. 
    Qualche anno dopo nella stessa rivista del dicembre 1977 le divisioni chirurgiche sono tre in quanto nel 1975 la seconda chirurgia viene trasformata in chirurgia vascolare. 
    Delle tre chirurgie rimaste, la prima è diretta dal Prof. Tommaso Tommaseo Ponzetta, allievo del Prof. Valdoni, la terza chirurgia diretta dal Prof. Gaetano D’Ambrosio e la quarta pro-tempore affidata al Dottor Pellegrino cui subentrò il Prof. Augusto Corsini.

    Si veniva così a delineare la mappa chirurgica dell’Ospedale di Treviso rimasta tale fino al 1996 anno in cui le Divisioni furono nuovamente riportate a due: la terza chirurgia e la quarta chirurgia. 
    E qui è storia recente: oggi le chirurgie mantengono per tradizione il nome di terza e quarta e sono dirette rispettivamente dal Dottor Giuseppe Di Falco e dal Professor Nicolò Bassi. 
    Il primo, allievo del Prof. D’Ambrosio ha sempre svolto la sua attività di chirurgo a Treviso divenendo Primario della stessa Divisione del suo Maestro, il secondo, della scuola padovana fondata dal Prof. Cevese ed allievo del Prof. D’Amico, viene nominato Primario dopo essere stato Professore Associato all’Università di Padova. 
    Come si può intendere da questo rapido exursus la storia della chirurgia di Treviso è sempre stata improntata alla massina flessibilità in rapporto alle esigenze della popolazione, modificando di volta in volta il suo assetto. 
    Ma noi chirurghi siamo cambiati? «Non credo» rispondeva il Prof. P. G. Cevese nella Sua relazione “flash su 40 anni di chirurgia”, del 1981 e vorrei proprio voler concludere riportando quanto da Lui fu scritto: «…i grandi uomini del mito, spesso burberi, prepotenti, superbi, nel segreto della loro anima erano piccoli uomini schiacciati da responsabilità più grandi di loro, piccoli uomini che troppi e numerosi insuccessi rendevano tristi e spesso isolati, in un distacco che non era evasione ma occasione per meditare e consumare nel silenzio i loro dolori. Ed il chirurgo di oggi, umanamente ridimensionato, è ancora e sempre un piccolo essere diverso dagli altri perchè le Sue mani non hanno il diritto di tremare, ma dietro quelle mani che mai tremano c’è sempre lo stesso cuore che trema e che ama».

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