|
|
|
||
Ti illumina poi, con tutta la
sua luminosità, il candore della biancheria dell’altare, tovaglie, corporali,
cotte, camici, purificatori, manutergi..., con ricami e pizzi opera di mani
laboriose ed esperte che con ago e uncinetto hanno elaborato motivi
ornamentali. Ma non è finita, alcune
curiosità attirano ancora la tua attenzione, come le “cartegloria” in
argento, l’antico crocifisso in ferro opera di un anonimo “magister faber”
che batteva il ferro in una bottega artigiana thienese del ‘400, l’anello
prelatizio e il zucchetto del cardinal Elia Dalla Costa, o l’antico pregevole
tabernacolo ligneo, i leggii in legno intarsiato, la pisside del 1888 fatta
eseguire da Mons. Flucco, infine il manoscritto musicale autografo dell’Inno al
Prezioso, scritto da Lorenzo Perosi per il maestro Zampieri del Duomo di
Thiene. Un discorso a parte meritano
le numerose icone orientali di provenienza cristiana ortodossa, con quegli
occhi pieni di dolcezza delle Madonne con Bambino, quasi un messaggio ecumenico
di riunificazione cristiana. Numerosissime anche le
reliquie, dal reliquiario di san Gaetano, patrono della città, a quello della
Croce per finire con il grandioso reliquiario del ‘700 dei frati Camaldolesi di
Rua, che vivevano in un monastero sulle vicine colline delle Bregonze. C’è
anche un inventario, aggiornato nel 1912, che elenca le 350 reliquie esistenti
nel grande reliquiario del duomo e un altro centinaio nelle teche più piccole. Infine una specie di albero
genealogico, in una piccola cornice che rischia quasi di passare inosservata,
ripercorre le tappe fondamentali della storia ecclesiale cittadina. E’ la “Series
archipresbiterorum thienarum” che contiene una minuziosa ricostruzione dei
nomi dei 45 parroci che hanno guidato la comunità religiosa thienese dal
lontano 912, anno in cui un parroco, di cui non si conosce il nome, ebbe
l’investitura del castello dal Vescovo Sibicone, al successivo archipresbiter
Tisone investito dal Vescovo Gerardo nel 1166, e via via fino ai parroci degli
ultimi decenni, dal 1922 Angelo Faccin, dal 1947 Lino Pertile, dal 1964 Antonio
Bogoni, infine dal 1992 l’attuale arciprete Angelo Rigoni. Al di là di questa, forse un po’ emotiva, descrizione, resta da sottolineare il grande valore storico ed artistico della raccolta conservata nel Museo d’arte sacra del Duomo: un patrimonio di straordinaria bellezza, recuperato e valorizzato per diventare patrimonio non soltanto dei Thienesi, “ma di quanti vogliono conoscere e riflettere sulla loro storia o sulla cultura del passato - come ha sottolineato mons. Angelo Rigoni - scoprendo e ammirando i segni di una fede che chiede ancora di essere vissuta e tramandata con fedeltà”. | |||