IVO CAROLLO |
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el mosaico storico-artistico
della città, accanto alla trecentesca chiesetta di san Vincenzo, alla
quattrocentesca villa Porto-Colleoni-Thiene, alle altre numerose testimonianze
di arte minore, sì è aggiunta da poco una importante tessera. Si è incastonata
una nuova gemma di cui i Thienesi possono andare orgogliosi. Ci riferiamo al
nuovissimo “Museo di arte sacra” aperto da pochi mesi nei locali della
canonica del Duomo. Un museo, unico in provincia
e uno dei pochi della regione, che racchiude pezzi rarissimi, antiche
testimonianze della religiosità locale e dell’attività liturgica, un patrimonio
che ripercorre e sintetizza secoli di storia ecclesiastica e religiosa cittadina,
ma non solo, perché è anche storia sociale e artistica della gente di Thiene. L’importante realizzazione è
sicuramente frutto della intelligente sensibilità ed intraprendenza
dell’arciprete mons. Angelo Rigoni, del paziente lavoro di chi ha riordinato il
materiale, e del sostegno economico di quanti (associazioni di categoria, istituti
di credito e privati) hanno creduto nella iniziativa e investito le loro
risorse in un’operazione altamente culturale di recupero e di valorizzazione di
un patrimonio che è dell’intera città. La prima visita al museo, in
mezzo a tantissima gente al momento della sua inaugurazione, ci ha lasciati a
dir poco meravigliati e sorpresi, ma la grande quantità e l’elevata qualità del
materiale esposto meritavano un successivo, più approfondito, esame. La calda atmosfera
dell’ambiente, le possenti travi lignee del soffitto, le vetrine di cristallo
sapientemente illuminate, e ci potrebbe ben stare un domani anche
l’accompagnamento musicale di musiche sacre, ci guidano tra preziosi paramenti
liturgici, reliquiari, pissidi, calici, turiboli... e ci immergono in
un’atmosfera di altri tempi. |
Non me ne voglia il lettore
se mi piace ripercorrere le tappe di questa seconda visita “in solitaria”. A momenti ti sembra di
trovarti tra le silenziose altissime volte di una cattedrale gotica che ti
spingono in alto, verso il cielo, talvolta invece tra lo sfarzo del cerimoniale
delle ricche chiese barocche, ma più spesso tra la composta severità di una chiesetta
di campagna quanto ti ritrovi davanti all’inginocchiatoio del ‘500 con il
crocifisso di materiale povero, fatto da mani artigianali, o al “Christus
patiens” in legno di noce e bosso del ‘700. All’ingresso rimani subito
impressionato dal grande “baldacchino”
del 1700, in tessuto d’oro, stupendo, ricchissimo, confezionato dalle
mani devote e creative delle suore di un monastero di Brescia, con i suoi sei
sostegni rivestiti di lamine d’argento sbalzate. Sotto un grande ostensorio, il
piviale e i paramenti bianchi, solenni, di rara fattura artistica, ricamati in
oro, completi per le messe “in terzo”. Ti sembra allora di partecipare
alla solenne processione del “Corpus Domini” anche perché due vetrine
più in là sono esposte le insegne e i vestiti dell’antica Confraternita del
Santissimo Sacramento e del Preziosissimo Sangue. Al ricordo delle genuine
emozioni di quand’eri bambino ti riportano invece i segni liturgici
sacramentali, esposti in piccole vetrine, del Battesimo, Cresima, Comunione...
a suggellare la propria personale storia religiosa. |
Subito dopo vieni quasi
trascinato dentro alle celebrazioni liturgiche, dalle decine e decine di
calici, di ostensori, di reliquiari in argento o in legno dorato, dai
candelieri e dai crocefissi da altare o dalle antiche lunghe croci astili in
argento, dai numerosi paramenti liturgici, dal completo rosso “in terzo”
o dalle stole e dai manipoli, dalle pianete, dai copri pissidi ricamati a mano,
dai veli dei calici, dalle borse dei corporali..., tutti ricamati a mano, impreziositi da fili d’oro
o d’argento di raffinata fattura. Ti sembra di partecipare alle
cerimonie religiose importanti, anche se allora non eri ancora nato, osservando
il bastone del cerimoniere, le vecchie vesti dei chierichetti, i vestiti e le
insegne azzurre dei Paggetti “Cavalieri dell’Immacolata Concezione”
presenti a Thiene nel Natale del 1949, o il manto azzurro della Madonna
ricamato a mano. Ti pare poi di sentire il suono argentino del campanello o il
gracchiare della “ràcola” in legno del venerdì santo, o addirittura di
respirare il profumo dell’incenso riscoprendo turiboli e navicelle o l’antico
porta cero pasquale in legno che troneggia gigantesco in tutta la sua altezza. Tra le brocche, i piatti, le
bugie d’argento, le numerose pissidi e i calici d’argento e oro, lavorati a
mano, del 1600 e del 1700, ti colpisce in maniera particolare una artistica
pisside dorata: emerge a sbalzo in tutta la sua pregnanza una piccola ma ben
cesellata “Ultima cena”, pare di rivedere quella di Leonardo... | |