Marostica
LA PARTITA A SCACCHI
 
I contendenti della bella Lionora decisero di sfidarsi a duello. Ma s’impedì il cruento scontro e in sua vece si disputò una partita al nobil gioco degli scacchi.
 
     
 
ittà nobilissima e senza tempo, esigente ed essenziale come i suoi abitanti, saggia di virtù contadine, Marostica con le sue contrade e i suoi borghi appartati sa rianimare anche virtù spente. Uno sgurado dall'alto sulla piazza di Marostica.Basta un tocco di campana, un rullare di tamburi, il ritmare di un passo, sul selciato, dei suoi giovani armigeri, fedeli e pronti al comando. È questa una città di simboli, dove è facile ritrovare se stessi. Nel mite settembre marostegan, la piazza grande si appresta a riproporre la sfida, la singolar tenzone che, allo scoccare della campana, muove i regali figuranti bianchi e neri sui riquadri della storica scacchiera. E ciò avviene ancora oggi, cinque secoli dopo l’incruenta disputa tra i nobili Vieri di Vallonara e Rinado d’Angarano che si giocaronoin questo modo la bella Lionora, figlia di Messer Taddeo Parisio, governatore della città. In quell’occasione al vinto andò un premio di non impari bellezza, Oldrada, la sorella del Castellano.Il grande maniero che domina la piazza. A memoria di quel fatto, dal 1954 l’ora magica scocca ogni due anni e, con una puntualità ininterrotta, Marostica diviene il cuore del folklore veneto e italiano: la partita a scacchi, con i suoi figuranti in costume, è assurta a simbolo della stessa città ed è conosciuta anche a livello mondiale (dall’Expo di Bruxelles del 1958 alle Olimpiadi di Los Angeles, dall’esposizione internazionale di Vancouver, in Canada nell’86, alle Colombiadi di Filadelfia e New York, ai Mondiali di Atletica di Roma, fino alle celebrazioni nell’anniversario della scoperta dell’America; e ancora – dal Giappone al Sud America, dalla Germania alla Piazza Rossa di Mosca).
 
Nell’ora della disputa, musici e saltimbanchi, mangiafuoco e giullari, genteI reali bianchi con paggetti. dei borghi e delle contrade rispondono con entusiasmo al comando di ordini e agli inviti che risuonano nella lingua della Serenissima, conclamati dagli attori della Compagnia “Il Ruzzante”. Marostica rilancia la sua sfida e si propone come ambasciatrice del carattere e delle tradizioni dei veneti in una prospettiva che la proietta anche al di fuori del continente. Città effervescente e unica, questo angolo della provincia vicentina ha saputo far rivivere un sogno dando vita a un mito; ha ricreato una realtà trasformandola in una leggenda. “Zente vardè!”, accorrete tutti! La celebre disfida ritorna sulla scacchiera: lo storico corteo introdotto dal “maestro di campo”, da scudieri, alabardieri, balestrieri, lancieri a cavallo, musici e guardie, tamburini e pifferai coinvolge l’intera comunità. Al seguito di Lionora, Oldrada, Taddeo Parisio e la loro magnifica corte, sopraggiungono i vessilliferi e le delegazioni dei borghi, monaci e consiglieri, nutrici e abili cortigiane.Tutti, all’unisono, solleticano il I reali bianchi con paggetti.capitaneus Parisio a porre in campo una scacchiera, ad imporre ai contendenti di Lionora un galateo più fine, un gioco educato che pure muova pedine viventi. La partita, nata da un’idea del professor Pozza, nel 1923, è stata sospesa durante gli anni della guerra e rilanciata da Ernesto Xausa, nel dopoguerra, su una ricostruzione operata da Mirko Vucetich. L’incontro è riproposto oggi nelle 23 mosse di Adolph Anderssen contro Lionel Kierseritzky, giocate in una lunga notte del 1851. La manifestazione è stata negli anni raffinata e arricchita di costumi e preziosi dettagli. «Tre cose troverai ovunque – ebbe a scrivere qualche secolo più tardi Jorge Louis Borges – una donna, una spada, una scacchiera». È il gioco dell’amore condiviso, la sfida che conquista il cuore e la mente, oggi legata indissolubilmente alla fama di Marostica.