Il
poeta rimase così sorpreso che giudicava tanto bella la piazza
da non conoscerne altra simile in tutto il mondo: "cui nescio an
terrarum orbis parem habet".
Nel 1441 una grande giostra fu tenuta per festeggiare le nozze regali di Jacopo Foscari con Lucrezia Contarini. La piazza era gremita di ben trentamila persone con il doge e i procuratori e insieme a loro vi erano gli Sforza, i Gattamelata, i Dal Verme, patrizi cinti di usbergo alla maniera dei primi eroi delle crociate e insieme a loro le dame vestite di drappo doro. Anche le cerimonie per lincoronazione della dogaressa non erano da meno. Il fasto di tipo asiatico avveniva con grande pompa di spettacolo e seguiva dopo lincoronazione del doge, per loccasione venivano messe da parte le leggi suntuarie. La dogaressa compariva in piazza con incedere maestoso, vestita alla ducale di panno dorato ricchissimo accompagnata da quaranta nobili mentre quattrocento gentildonne la seguivano in corteo. La festa della Sensa detta anche "dellAscensione", che culminava con lo "Sposalizio del Mare", aveva anche il carattere di fiera dalla durata di quindici giorni. In seguito venne istituito un mercato in onore di san Marco, per richiamare visitatori e incrementare i commerci. Allinizio si piantavano in piazza alcune botteghe mobili sparse qua e là senza norme e anche nello spazio della piazzetta lontani dalla basilica dove si temevano ancora incendi dopo quello provocato dai telaiuoli nelle ore di notte nel 1451. Si posero perciò come segnali quelle liste o fasci di marmo, che ancora si vedono, o disegno sul lastrico, per delimitare il confine. Tutto intorno alla piazza veniva in seguito eretto un recinto di forma ellittica, intessuto di tavole colorate che imitavano il marmo, con quattro aperture, le quali immettevano nel mezzo della fiera. In esso esponevano i trafficanti le loro merci, le meno preziose le collocavano nella parte esterna verso le procuratie, le migliori nellinterno. Vano è descrivere il lusso e leleganza delle mercanzie, gli specchi, le perle, i vetri, i lavori di oreficeria, celebrati per tutta Europa, e la loro disposizione nelle botteghe, rischiarate la notte da spesse e sontuose lumiere di cristallo. |
Sulla piazza passeggiava uno stuolo fiorito di donne e di cavalieri facendo sfoggia dei loro vestiti tra i banchetti del mercato, dove ogni venditore esponeva la sua mercanzia. Tutti i rappresentanti delle arti dovevano esporre le loro merci così i callegheri (calzolai) che dovevano offrire ogni anno alla dogaressa un paio di zoccoli del valore di ventidue lire venete. I librai tenevano il loro banco nello spazio che va dalla pietra del bando fin verso i leoni. I calderai (lavoratori degli utensili in rame) dovevano essere presenti in numero di quattro; chi si rifiutava di presenziare doveva pagare tre ducati alla Scuola. Questa prescrizione riguardava anche i fruttivendoli ed erbaioli, che dovevano presentare al doge nellagosto del primo anno del suo mandato, un regalo di meloni (pepponi). Ciò avveniva con una processione che muoveva dalle mercerie e attraversava la piazza, preceduti dallo stendardo di San Nicolò e dai mazzieri con trombe e tamburi, e si portavano verso il palazzo recando quei loro pepponi in grande ceste infiorate, e sopra bacini dargento. La Sensa del 1776 costò cinquantasettemila zecchini, e larchitetto Maccaruzzi allestì porticati e baracche smontabili in legno. Soltanto un anno fu sospesa a causa di un inizio di peste che venne scoperta nel convento dei Frari. (continua ®) |