L’accendersi del dibattito tra innovatori e difensori delle memorie, fautori del restauro rispettoso, i maneggi romani, i contraddittori pareri ministeriali, portarono nel 1874 a una soluzione "all’italiana", con l’approvazione del progetto dell’ingegner Giulio Olivi, l’inizio dei lavori di abbattimento, il mantenimento della facciata posteriore su piazza del Monte e della struttura lignea del tetto.
Terminato nel 1877, il palazzo riprende gli elementi romanici dell’adiacente palazzo dei Trecento, ma in modi decorativi tipicamente Ottocento. Soprattutto nuoce l’impianto marcatamente simmetrico, il cui effetto è fortunatamente attenuato dall’incombere, ruotato e fuori centro, della alta, elegante torre civica. Questa fu solo restaurata, tolto il cupolino sommitale seicentesco e aggiunta la merlatura, ovviamente ghibellina, data l’attualità della "questione romana".
Oggi certamente rimpiangiamo il perduto palazzo medievale, senza poterci compiacere del nuovo. Tuttavia, siamo consapevoli che il risultato poteva anche essere peggiore! L’adiacente palazzo prefettizio (già dei rettori veneti) fu adattato con non radicali modifiche. L’opposto, malconcio, palazzo dei Trecento solo nel 1892-’98 fu restaurato filologicamente, con lo sgombero dei porticati dalle molte baracche-bottega, la riapertura delle trifore, la ricostruzione del frontone sud e il rifacimento della merlatura, anche questa, ovviamente, ghibellina.

Ancor più tardi, nel 1906, analizzando le tracce originarie, fu ricostruita la rampa dello scalone verso la piazza Indipendenza.
Al centro di questa nel 1875 era appunto stata eretta la grande statua celebrativa scolpita da Luigi Borro: la popolare, formosa "Teresona", così chiamata per la pretesa somiglianza con una delle erbivendole che in questa piazza, appunto perciò prima detta "delle donne", quotidianamente convenivano dai sobborghi.
Così si giunse al Novecento, secolo di nuovi drammi. Ancora una volta è soprattutto la piazza e il palazzo che ne domina lo spazio a incarnare lo strazio della città, annientata dai bombardamenti del 1944-’45.
La miracolosa rinascita del palazzo dei Trecento dalle rovine del tragico 7 aprile 1944, a seguito di una formidabile quanto ingegneristicamente inedita operazione di raddrizzamento e restauro, venne pienamente a simboleggiare la resurrezione stessa della città tutta. La vita riprese così il suo flusso nella Piazza e nelle piazze.

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