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territorio dellAnfiteatro Morenico dovette godere nel passato
di condizioni ambientali particolarmente favorevoli che, unitamente
alla ricchezza di risorse idriche, favorirono fin dalla più remotaantichità
la frequentazione umana e la successiva occupazione stanziale nella
zona.
Negli ultimi decenni le testimonianze relative alla Preistoria, frutto
di ritrovamenti fortuiti ed occasionali, del comprensorio considerato,
sono sensibilmente aumentate. Più rare sono le attestazioni per
il Paleolitico, mentre meglio documentato risulta il Mesolitico, fase
in cui, ad un cambiamento ambientale verificatosi con la fine della
glaciazione, corrispondono modifiche di natura sociale, economica e
tecnologica, con la diffusione della caccia agli animali di piccola
taglia e la conseguente evoluzione dello strumentario litico. Il Neolitico
è attestato nei territori di Fagagna, in prossimità del
rio Tampognacco, a Majano, San Daniele e Flaibano: le scelte insediative
sembrano privilegiare lambito collinare per motivi di opportunità
legati in primis alle pratiche dellagricoltura e dellallevamento
integrate dalle attività di raccolta, caccia e pesca.
Le evidenze archeologiche inerenti la Protostoria forniscono oggi un
quadro più articolato dellassetto antropico a seguito degli
scavi condotti sul colle di San Daniele, dove il materiale recuperato
consente di ipotizzare la presenza di un villaggio il cui impianto originario
si colloca a partire dallXI secolo a.C.
La piena età del ferro (VI-V sec. a.C.) è documentata
sul colle del castello di San Daniele ed a Fagagna, dove la presenza
di bronzetti votivi antropomorfi è prova di collegamenti con
il Veneto orientale. In unanalisi a volo duccello sul periodo
immediatamente precedente alla venuta dei Romani e sullepoca della
loro diffusione in questa zona, vale la pena di ricordare alcuni siti
che sono stati oggetto di scavi sistematici: le fortunate campagne condotte
sul colle di Castelraimondo a Forgaria hanno permesso di fissare lorigine
dellinsediamento fortificato almeno nel IV a.C.. Sicuramente la
fondazione di Aquileia comportò un aumento di necessità
delle materie prime, quali il legname, le derrate alimentari, la pece
e i cordami, che difficilmente potevano essere reperiti nellimmediato
retroterra della colonia, adibito ad uso agricolo, pascoli ed aree boschive.
Nei secoli successivi si verificò una progressiva militarizzazione
dellinsediamento, con la costruzione di una torre e il villaggio
indigeno si trasformò in un centro fortificato romano. Verso
la seconda metà del III d.C. un evento bellico di notevole portata
interessò le strutture, distruggendole; la ricostruzione fu tempestiva
e la fortezza rimase attiva fino al IV secolo. Un secondo violento fatto
militare si verificò nel V secolo d.C., concludendo questa fase
di vita. In base agli studi compiuti da S. Santoro Bianchi, il sito
sarebbe stato trasformato in un refugium, in concomitanza con la gravissima
crisi delle difese alpine orientali. La frequentazione e loccupazione
dellarea sarebbero continuate fino in epoca medievale.
La necropoli della cava di San Daniele venne scavata dalla
Soprintendenza di Padova nel 1980. Furono riportate alla luce nove sepolture
ad incinerazione, che, con ogni probabilità rappresentano solo
una parte dellarea funeraria, tuttora sconosciuta nella sua completa
estensione. Le sepolture giacevano ad una profondità di 1,50
m sul piano di campagna ed erano provviste di corredo; sulla scorta
dei dati forniti dai reperti la datazione della necropoli viene posta
tra linizio delletà imperiale e la fine delletà
flavia. Più tardi sembrano essere gli oggetti facenti parte dei
corredi recuperati allinterno di sei urne cinerarie lapidee trovate
a Ciconicco nel corso di lavori agricoli.
Nel Comune di Dignano, in località Tumbules, tra
Maseris e Vidulis, lUniversità di Trieste in collaborazione
con lÉcole Française di Roma condusse, tra il 1982
ed il 1984, una serie di verifiche archeologiche che consentirono di
scoprire lesistenza di un complesso edilizio riferibile ad una
grande villa rustica, collocabile cronologicamente tra letà
giulio-claudia ed il periodo tardoantico. Nel corso degli scavi si misero
in luce, in settori distinti, alcuni ambienti termali con pavimenti
musivi, un vano absidato di rappresentanza affiancato da due stanze
e ascrivibile al IV e ai primi decenni V d.C.; la presenza di un forno,
legato ad attività produttive, due ambienti con canalette di
scolo ed un vano rivestito con malta idraulica confermano lesistenza
di una pars rustica ed una urbana secondo una prassi comune nelle ville
di questo tipo.
Unaltra villa rustica, provvista di ambienti funzionalmente differenziati,
adibiti cioè ad uso residenziale e produttivo, venne scavata
a Coseano in località Il Cristo, tra il 1984 e l86.
Per Ragogna, le indagini effettuate presso la chiesa di San Pietro in
Castello sembrano documentare una consistente occupazione romana in
epoca tardoantica, come testimonia il materiale dimportazione
africana.
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Da rilevare che sulla sommità del rilievo
su cui poi sorse il castello medievale, recenti sondaggi hanno consentito
la scoperta dei resti della chiesa paleocristiana, databile tra
il V ed il VI secolo, e in particolare di una primitiva vasca battesimale.
A Rive dArcano, a seguito di interventi di consolidamento
e restauro della chiesa di San Martino, è stato possibile
documentare lesistenza di un edificio culturale riferibile
allo stesso momento storico.
Ricco di resti è anche Cassacco, tra i più importanti,
due frammenti di stele sepolcrali: una riferibile ad un togato e
laltra ad un militare, murate nella recinzione del fossato
del castello e con ogni probabilità rinvenute sulla sommità
del colle o nelle immediate vicinanze. Due rilievi sepolcrali, conservati
nel castello di Colloredo di Monte Albano, provengono da Comerzo
di Majano: si tratta di due edicole, rispettivamente con i busti
di due coniugi e di due gemelli.
Le indicazioni di massima fornite dai siti conosciuti portano ad
una sommaria suddivisione degli insediamenti di epoca romana in
ville, fattorie e impianti rustici di modeste dimensioni, che sembrano
costituire la maggioranza delle evidenze archeologiche e affioramenti
di difficile interpretazione, caratterizzati dalla presenza di ciottoli
e frammenti di laterizi. È significativa una concentrazione
delle attestazioni in ambito morenico e, al contrario, una rarefazione
delle testimonianze nel territorio pianeggiante, dove la distribuzione
delle strutture abitative sembra strettamente connessa alla centuriazione.
Costante appare in ogni caso il legame con la viabilità:
addensamenti si rilevano lungo la via per compendium Concordia-Norico,
che da Codroipo proseguiva verso Artegna passando ad est del castelliere
di Mereto di Tomba.
A Fagagna e a Colloredo di Montalbano si rinvennero due cippi miliari
di questa via, recanti la dedica allimperatore Augusto, rispettivamente
con lindicazione del XXXIII e XXXIV miglio. Va menzionato
anche il tracciato che, staccatosi da Concordia, costeggiava la
riva destra del Tagliamento, attraversandolo a Pinzano per proseguire
alla volta di Ragogna e Osoppo, fino ad immettersi nella via da
Aquileia per il Norico. Tale percorso ci è noto grazie ad
un passo di Venanzio Fortunato, autore della metà del VI
d.C. La rete viaria era poi integrata da una serie di assi di minore
importanza: si consideri, a titolo esemplificativo, il raccordo
stradale a levante dellattuale centro abitato di San Daniele,
in località Paludo, ma anche il percorso che doveva costeggiare
il Tagliamento lungo la sponda sinistra; un tratto di via glareata
sarebbe stato individuato anche nei pressi di Madonna di Tavella
e Ciconicco. La stessa via Cividina, che attraversava il medio Friuli
da est a ovest, doveva servire larea in questione; il tracciato,
sicuramente attivo in epoca medievale, pare essere stato impostato
su un decumano della centuriazione.
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