Page 68 - Abitare a Campodarsego
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contadino, frate, vescovo
e quello della ricostruzione (1918-36). ̀ fedelissimo accontenta. Il primo annuncio arriva con un malessere
al compito speciico di essere e fare il vescovo. Ad in- passeggero, la sera del 2 ottobre 1935.
telligenti collaboratori, scelti con cura, concede piena Il mattino seguente pare essersi ripreso e parte
iducia e lascia la parte amministrativa della diocesi.prestissimo per Salzano, la parrocchia in cui Pio X era
̀ lui stesso a chiarire la sua missione speciica, de- stato parroco. ̀ il 3 ottobre, giorno del «transito» di
scrivendo la igura del vescovo: «̀ l’apostolo, ̀ il pa- s. Francesco d’Assisi. Prima di arrivare in canonica,
store, ̀ il padre che, in nome di Dio, viene a salutare chiede al suo autista: «Ma dove siamo? Non ci vedo
i suoi igli, a visitare il gregge,. a predicare la buona pì...». Pì tardi aggiunge: «Per me. siamo alla ine».
novella. Egli domanda e cerca di promuovere l’onore Da quel mattino, ino al 26 giugno (nove mesi), vive il
suo secondo «noviziato».
di Dio, il trionfo della religione, la salute delle anime
alla sua cura afidate».Il 5 novembre detta una lettera per suor Maria Beg-
Lo zelo per l’istruzione religiosa (catechismo per giato, sua parente. Dice: «Il Signore vuole provarmi con
tutti), l’intensa attivit̀ nel ministero della predicazio- la tribolazione, ma chi siamo noi per lamentarci dei
ne (spesso predica pì volte al giorno) e le mirabili voleri di Dio? Qualunque cosa Iddio voglia fare di noi
Lettere pastorali, che arrivano puntuali all’inizio d’o- e della nostra vita, lo faccia: egli ̀ il padrone e noi, da
gni quaresima, spezzando il pane della verit̀ divina, buoni servi, dobbiamo obbedirgli alla cieca e senza la-
non sono che i momenti pì alti di una vita spesa a menti, perch́ quello che fa Iddio ̀ sempre ben fatto».
salvare e l’anima e il corpo della sua amata gente.Era nato in un tardo pomeriggio di novembre, quan-
do le prime ombre avvolgevano il suo paese, Fiumicello
Si abbandona alla volont̀ di Diodi Campodarsego; muore in un mattino di ine giugno,
Longhin parlava con invidia della morte del cardi- quando le prime luci del giorno risvegliano Treviso, la
sua amata citt̀.
nale Pietro La Fontaine (1935), perch́ preparata da
una lunga malattia. Desiderava tanto, anche per ś, un Laudato si, mi Signore, per frate Andrea Giacinto
periodo di puriicazione, doloroso, s̀, ma prezioso per Longhin, cappuccino sempre e vescovo infaticabile per
entrare nel giorno che non conosce tramonto. Dio lotanti anni nella Marca trevigiana.
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