NAZZARENO LEONARDI |
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na parte importante del territorio pedemontano
vicentino è da secoli legato alla chiesa padovana a seguito delle note
donazioni del re Berengario al vescovo di Padova sul finire del primo Millennio. È una delle chiese più importanti che furono donate fu certamente la pieve di
Thiene con le cappelle annesse che assieme a quella di Caltrano, che si
incuneava tra la valle dell’Astico e l’Altopiano di Asiago, garantiva al
potente vescovo padovano un controllo strategico delle vallate prealpine. |
La pieve di Thiene, dedicata a Santa Maria è stata certamente la prima chiesa del territorio; rimaneggiata più volte nel corso dei secoli e radicalmente nel 1658, è stata ricostruita nelle forme attuali , solenni e imponenti, dell’attuale duomo, che conserva al suo interno un ricco patrimonio di opere d’arte con tele dei migliori pittori veneti. Numerose sono le chiesette campestri che ancora conservano il fascino delle antiche architetture poste a pochi chilometri da Thiene, a testimonianza della primitiva organizzazione ecclesiastica del territorio. Si tratta di piccoli edifici posti in contesti ambientali e paesaggistici di grande fascino e bellezza, che offrono al visitatore le suggestioni di un paesaggio dai molteplici orizzonti. In particolare a pochi chilometri dal centro urbano
di Thiene è quanto mai significativo visitare tre antichissime chiesette
cariche di fascino e di storia: S. Biagio di Grumolo Pedemonte, santa Maria di
Zugliano e San Pietro in Bodo a Sarcedo. Le tre chiese o cappelle come venivano
chiamate un tempo, erano soggette alla pieve di Thiene e già nel 1297 nei
resoconti delle decime vaticane, le note rationes
decimarum, sono nominate come soggette alla pieve di Thiene , dove anticamente
era conservato il fonte battesimale e dove i preti delle cappelle soggette, tra
le quali oltre le menzionate anche quella di Zanè e Centrale, si recavano per
riceve gli oli santi il giovedi di pasqua. |
A San Biagio
di Grumolo Pedemonte, bellissima chiesetta nota come la perla delle Bregonze ci si arriva dopo un breve percorso a piedi
in uno degli angoli più incantevoli del vicentino, tra boschi e vallette
silenziose, che in primavera si riempiono di fiori quasi a formare un tappeto.
Il lento avvicinarsi alla chiesetta permette di apprezzare le semplici linee
architettoniche dell’edificio, articolato in un’unica navata che si conclude
verso est nell’abside, nel protiro esterno e nel tozzo campanile. Le condizioni
orografiche del sito, posto in un ripido pendio, hanno certamente condizionato
la disposizione spaziale di corpi edilizi che nell’essenzialità colpiscono per
gli effetti chiaroscurali e per il sapiente impiego dei materiali costitutivi,
di provenienza locale, come la cornice a dente di sega e le pietre lavorate. Le
pareti interne di San Biagio sono coperte da un importante ciclo di affreschi,
i più antichi risalenti al Trecento, e notevoli sono le testimonianze storiche
e artistiche conservate, come un
bassorilievo di epoca longobarda, l’iscrizione della consacrazione della chiesa
ad opera del vescovo Barozzi dei primi anni del Cinquecento, ma soprattutto il
famoso polittico di San Biagio, risalente al quarto decennio del Quattrocento e
attribuito al veneziano Maestro del Dossale Correr. La pieve di Santa Maria, titolo attestato nel Quattrocento, quando la chiesa aveva sotto la sua giurisdizione la chiesetta di S. Pietro in Bodo, è un antichissimo edificio che all’esterno si presenta con un paramento murario in pietra a vista , inserito all’interno di un muro di cinta che un tempo conteneva il cimitero. Recenti ritrovamenti avvenuti nelle immediate vicinanze dell’edificio di una pavimentazione di epoca tardo romana in cubetti di laterizio e di numerosi reperti archeologici, tra i quali alcune lucerne e frammenti di mosaico, testimoniano l’antichità del sito e ci spingono ad interrogarci sull’origine della fede nella zona. | |