Soave
FESTA D'ALTRI TEMPI
 
Nella fedele ricostruzione del passato, la città cinta dalle belle mura, rivive suggestivi momenti dell’epoca medievale.
 
     

a rievocazione di Soave odierna prevede il banchetto medievale che si svolge nel porticato del palazzo del Capitano, illuminato dalle fiaccole come si usava tra il X e il XII sec. Gli ospiti sono accolti da armigeri, giullari e menestrelli. La spettacolare esibizione di un mangiatore di fuoco.Non manca ad allietare l’atmosfera, con le sue note arcaiche, la musica medievale, il suono argenteo delle chiarine e di altri strumenti che creano l’atmosfera adatta. Guardandosi intorno par di essere di fronte a un evento che si è probabilmente verificato sotto quel porticato vetusto, oggi emblema del passato di Soave. Tale cena ha fatto assaporare una cucina che ha nella cultura dei prodotti locali e genuini il primo elemento di distinzione. Prosciutto di cinghiale, salsicce, carne di maiale agliata e lardo salato rappresentano un prelibato antipasto. Sono i prodotti della campagna medievale, dove ancora il cinghiale ha uno spazio suo e dove il maiale vive quasi allo stato brado. Segue il brodo di carne di castrone, cavolo e potaccio di farro, erbe e olio; tutti prodotti di questa terra, soprattutto l’olio.
Fin dal medioevo, l’ulivo cresce copioso sulle colline tra Soave e l’area circostante maritandosi egregiamente alla vite. Il piatto successivo prevede ancora carni di maiale e di bue accompagnate da erbe di orto, crude e cotte; c’è poi la frutta e la focaccia. Dopo le ancelle, i servitori i credenzieri, i coppieri, i musici e gli sbandieratori, quando ormai il banchetto volge al termine, non può mancare la presenza di un illustre personaggio che viene a sigillare la memoria di quel medioevo ancora così vero e interessante. Ecco, arriva a cavallo Cangrande Della Scala, signore di Verona: la sua presenza è a coronamento della serata e definisce meglio l’epoca di riferimento. Un banchetto questo non speciale, ma simile senz’altro a quanto doveva accadere oltre settecento anni fa in queste comunità locali quando tutto, proprio tutto il cibo veniva inondato dal vino dei colli, il Soave bianco. Un’abitudine che qui è rimasta sempre viva, ieri come oggi.


Un demone attrezzato con serpentine si muove sprizzando scintille.

Archi, balestre e bombarde fanno rivivere ancora più da vicino quel lontano periodo: raccolti tutti insieme nel parco di Palazzo Zanella sono oggetto di attenti osservatori che ne scrutano l’utilizzo e che, con la fantasia di chi se l’immagina adoperati in riproposizioni filmiche storiche, intende la dimensione quotidiana dell’arte della guerra. Il centro storico di Soave ha anche rivissuto la fedele ricostruzione del quotidiano, di quanto cioè, nella piccola realtà locale, si andava facendo durante le ore della giornata. Tutto ricostruito secondo rigorosi criteri filologici, su uno sfondo autenticamente uguale e identico al medioevo; tutto espressione di un’umanità che si fa, che si trasforma e che, tuttavia, ambisce a ritrovare se stessa nel proprio lavoro e nelle attività. Ciò non solo per occupare il tempo, ma anche per dar vita a dei capolavori come quelli dei certosini artigiani che operano nella piazza di Soave: opere realizzate con materiali esclusivamente naturali, così come avveniva nel passato. Vedere il centro storico, chiuso al presente e graziosamente occupato da questo spettacolo di colore, di vita, di civiltà, lascia perplessi rispetto a un presente che spesso non sa valorizzare appieno i propri spazi, quei tesori che il tempo ci ha lasciato intatti e che ci vorrebbero invece rispettosi della loro essenza più profonda. Splendida in questo contesto appare la rievocazione storica che con costumi, una sceneggiatura appropriata e una regia altrettanto valida, sa rappresentare il medioevo come un fatto culturale ricco e stimolante. Questa manifestazione ha saputo far comprendere il valore di un’epoca che va riletta e considerata, qui a Soave forse più che altrove, perchè espressione di un continuum storico-evolutivo che arriva fino alla cultura contemporanea. In questi giorni di autentica immersione nel medioevo, il turista che si trova a Soave può visitare la cittadina guidato da chi di questo delizioso luogo conosce i segreti più intimi, celati tra quelle pietre e i sassi fluviali, tra i merli e le torri, tra il cotto ingentilito dal marmo veronese. Originale a Soave sembra essere l’investitura delle castellane e degli spadarini. Appannaggio della Confraternita Imperial Castellania di Suavia, un sodalizio, anche questo, che ha le sue origini nel contesto soavese. Cerimonia spumeggiante e ricca di colore, l’investitura ha la sua ragionevole matrice nelle feste medievali che cercavano sempre momenti di attrazione e riconoscimento. La serata si chiude con l’animazione teatrale dell’assedio: protagonista di questo momento è il fuoco, un rimando senz’altro di grande impatto emozionale. Si odono botti, si ha l’abbaglio dei fuochi artificiali, la spettacolare esibizione dei mangiatori di fuoco: tutto quasi a presagire un’infernale soluzione della serata, un demone attrezzato con serpentine, si muove esagitato sprizzando scintille. Gli sbandieratori a ritmo cadenzato dei tamburi danno prova della loro abilità.La rievocazione di Soave può essere considerata una provocazione rispetto a tante altre che si svolgono oggi. Il tentativo è quello di renderla ancora più verisimile e partecipata per giungere all’aspetto propriamente culturale dell’evento, che è soprattutto volontà di trasmettere il valore e il senso di un’epoca, nell’identificazione più vera di un popolo e di una terra, Soave appunto. La Festa medievale del Vino Bianco non è dunque l’eco di una tradizione oramai dimenticata: è un’allegria viva che si respira ancora oggi e che circonda chiunque assapori il delizioso nettare d’uva di Soave, un vino prodotto oggi così come lo si produceva un tempo.