Mel
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FIERA
DELLA PERDONANZA
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Nella
notte delle stelle cadenti il castello di Zumelle, con un tuffo nel passato,
torna a vivere lepoca medievale. Tra le mura merlate, cavalieri
armati duellano in singolar tenzone e nobili dame prendono parte alla
manifestazione ricca di fascino.
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ella
notte di San Lorenzo il maniero di Zumelle torna a ripopolarsi di dame
e cavalieri per dare vita allantica Fiera della Perdonanza. Dentro
alle mura esiste ancora una chiesetta dedicata al diacono martire cristiano,
risalente probabilmente al VI o VII secolo d.C.. Passando sotto le porte
del castello la gente chiedeva perdono per ottenere lindulgenza
da ogni colpa e purificare così la propria anima da ogni peccato.
Poco si sa delle origini e dei motivi di questa antica tradizione zumellese,
ma la sua forza è rimasta intatta nel tempo. La
sua esistenza è stata casualmente scoperta, due anni fa, dallo
storico Gigi Corazzol sfogliando le pagine di un volume custodito nellarchivio
storico di Mel. Le pagine ingiallite e spesse narravano di un processo
del 1641. Negli
atti cera scritto che un giovane della frazione del Follo era stato
condannato perché trovato in possesso di un archibugio nei giorni
della Fiera della Perdonanza, allinterno del castello di Zumelle.
Infatti, in quei giorni, era fatto divieto a chiunque di portare con sè
armi nei luoghi dove si svolgeva la fiera. Era un segno di rispetto e
pacificazione. Dalle
pagine di quel libro è stata così rispolverata lantica
usanza che da due anni torna a risplendere, in tutto il suo fascino, che
un tempo mescolava il momento di cristianità a quello più
pratico di creare un luogo di scambio dei prodotti della terra e dellartigianato.
Oggi, lassù, tra le belle mura del castello, perfettamente conservato
grazie ai consistenti restauri, non si va più a chiedere perdono,
ma semplicemente ad ammirare e partecipare ad una rievocazione storica
che, in poco tempo, è riuscita a far breccia nella gente diventando
una delle attrazioni più significative dellestate bellunese.
In
uno scenario immutato, per due giorni, sotto un cielo che piange
le sue stelle e un paesaggio ancora selvaggio, il medioevo torna protagonista
attraverso costumi fedelmente riproposti, bancarelle con i prodotti tipici
della zona, spettacoli di giocoleria, magie col fuoco e le interpretazioni
depoca di teatranti e musicanti.
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Non
mancano cibo e vino, serviti come il tempo voleva.In questultima
edizione è stato proposto anche il piatto della perdonanza: su
una base di pane (nel medioevo non si conoscevano ancora le stoviglie)
è stato servito uno spiedo con spadina in omaggio, una torta di
pasta e un contorno di verdura. Ad
animare la due giorni ci sono stati anche mastri artigiani provenienti
da tutto il Veneto, proponendo tecniche per lavorare la terracotta, per
la preparazione di pani dolci cotti con tecniche medioevali, ad essenze
profumate e a vini sempre prodotti secondo antiche procedure dellepoca.
Venendo meno al divieto di allora di portare con sè armi, non sono
mancati i saggi di combattimenti dellepoca e prove di tiro con larco
e con balestre.La Fiera della Perdonanza diventa oggi loccasione
per sfogliare, divertendosi, le pagine della storia, oltreché di
visitare un monumento architettonico di straordinaria bellezza, carico
di fascino per le leggende che lo accompagnano, e che nella sua parte
interrata conserva ancora reperti di origine romana.
Il primo nucleo di Zumelle, comprendente almeno un torrione per segnalazioni
e altre difese esterne, risale addirittura al 47-46 d.C. A dare il nome
di Zumelle al maniero furono le genti di Teodorico. Sua figlia, Amalasunta,
venne fatta uccidere dal cugino Teodato, desideroso di prenderne il trono.
Genserico, uomo fidato di Amalasunta, fuggì in Valbelluna assieme
ad una delle sue ancelle, Eudosia. Qui edificò il castello, sulle
rovine di un insediamento difensivo antico, dandogli il nome di Zumelle
in onore dei due gemelli nati dalla sua unione con Eudosia. Nacque il
Castrum Zumellarum, castello dei gemelli, detto poi di Zumelle. Ledificio
si trova lungo la via Claudia Augusta Altinate, strada romana che consentiva
alle legioni di raggiungere la Germania, attraverso un percorso molto
breve e che ancor oggi si può ammirare intatto in più punti.
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