Le
piazze centrali
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PADOVA
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Negli spazi aperti più significativi della città ritroviamo il segno dei tre regimi che dal Duecento allo scadere del Settecento si sono susseguiti al governo della città. |
ra
i motivi principali di vanto per Padova è senza dubbio la presenza,
segno tangibile di una prosperità fuori dallordinario, di
ben cinque piazze. Ad eccezione di una, esse sono denominate in base ai
commerci che vi si svolgono: le Erbe, i Frutti, la Legna e la Paglia,
toponimi, questi ultimi, mutati nelletà contemporanea in
Cavour e Garibaldi; il quinto foro è dedicato alla Signoria, poiché
vi si trovano le sedi dei suoi rappresentanti. |
Ma
le piazze costituiscono anche il cuore economico della città medievale,
sede degli stazi del mercato. Chi vi si addentri oggi ritrova lo stesso
colorato e vociante brulicare di venditori descritto in una famosa cronaca
del primo Trecento. Nella Visio Egidii di Giovanni Da Nono le attività
commerciali e artigianali si espandono, come ai nostri giorni, dalle botteghe
al pian terreno del palazzo comunale fino a occupare ogni spazio disponibile,
in un ordinato succedersi delle merci più disparate: dalle vettovaglie
ai tessili, dalle biade agli arnesi in ferro o ai ferri vecchi. Non mancano
i calzolai né gli orefici, i coltellinai o i cambiavalute; e neppure
lopportunità di "consumare i beni nel gioco dei tarocchi".
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Se
le due piazze sono giunte intatte fino a noi quanto a destinazione duso,
mutamenti profondi hanno investito nel corso dei secoli le architetture
che le circondano. Nel 1420 un disastroso incendio si abbatte sul palazzo
della Ragione distruggendolo in gran parte: si rende necessario lintervento
di ricostruzione veneziano, che segue nellessenziale le linee precedenti,
per non offendere la coscienza civile della popolazione assoggettata.
Passa più di un secolo e il proto Andrea Moroni, uno tra i campioni
del rinascimento padovano, è chiamato a ristrutturare la sede del
Podestà, ormai fatiscente: egli applica alle strutture esistenti
un rivestimento di pietra dIstria classicamente impaginato. Al XIX
secolo risalgono invece trasformazioni deleterie: nel
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1872
il vecchio edificio delle Carceri (le "Debite") è ricostruito
in forme neorinascimentali da Camillo Boito, portando con sé leliminazione
dei volti di collegamento con il palazzo della Ragione; circa un ventennio
più tardi è abbattuto il fondaco delle Biade (mercato coperto
innalzato da Fra Giovanni) per far posto alla nuova ala del Municipio,
che riproduce in maniera pedissequa le forme del Moroni.
Ma torniamo al Trecento; più precisamente agli anni tumultuosi dellimporsi del governo assoluto. Segno fisico del mutamento di regime, la piazza dei Signori (che dal principe assume la sua denominazione: platea Domini) nasce a opera di Cangrande Della Scala, durante il suo breve dominio di Padova nel 1329. |
(continua
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