Piazza del Duomo
BELLUNO
 
Da sempre luogo d’incontro della cittadinanza, lo splendido scenario della piazza è ancor oggi una sorta di salotto buono, icona tradizionale nell’immaginario collettivo dei bellunesi.
 
         
 

rano nella piazza molte sepolture. Sembrando ciò inconveniente, si prende parte al Maggior Consiglio di parlamentare col decano e Canonici per trasportarle altrove."
Il Codice Alpago del 1404 così parlava della piazza del Duomo di Belluno, per molti secoli centro della vita civile ed ecclesiastica della città, fulcro delle decisioni più importanti per la collettività e luogo d’incontro dei potenti. Agli inizi del XV secolo vi incombeva la mole "bruna e severa" del duomo, che la cingeva ad angolo verso il Piave, con l’entrata a occidente e la torre delle campane eretta sulla spianata a lastroni ove si affacciavano il palazzo comunale, l’episcopio, altri edifici e, sullo sfondo a nord-ovest, il castello con possenti merlature.
Il duomo, derivato da una chiesa preesistente anteriore al Mille e rifatto tre volte (sec. XIII, 1426, 1491), subì una radicale trasformazione nel 1517 quando Tullio Lombardo gli diede forma regolare e maestosa a tre navate con facciata rivolta alla piazza e incastonata di resti marmorei dei precedenti edifici. Nel Cinquecento lo storico bellunese Giorgio Piloni ne parlò come di edificio "grande et bello copioso di colonne ed altre pietre di marmo: non essendo in quello legname di alcuna sorta". La nuova costruzione fu completata alla fine del XVI secolo e solo nel 1743 vi fu aggiunto, al lato sud, l’elegante campanile di 68 metri, opera dell’architetto siciliano Filippo Juvarra (progettista della basilica di Superga a Torino), che è l’elemento più visibile della città per chi vi entra da sud e da est. Passate le porte in bronzo di Angelo Canevari, che ricordano il breve pontificato di Giovanni Paolo I (già vicario generale della diocesi), all’interno ammiriamo l’altare maggiore con pala del Muttoni, l’altare in fondo alla navata sinistra con reliquia della Sacra Spina, otto altari laterali con opere di Diziani, Ridolfi, Schiavone, Cesare Vecellio, Palma il Giovane, Fabbris, Da Ponte.

 
 
 
(continua ®)