Il Pordenonese
Natura dalle tinte forti
Da scorci paesaggistici di rara bellezza si passa alla frenetica vita cittadinacon i suoi importanti edifici, palazzi e chiese.
Il Pordenonese
Da scorci paesaggistici di rara bellezza si passa alla frenetica vita cittadinacon i suoi importanti edifici, palazzi e chiese.
Situata tra le Prealpi Carniche e la bassa pianura, delimitata dal Tagliamento e dal Livenza, la provincia di Pordenone offre una varietà di ambienti naturali con scorci paesaggistici molteplici. La natura particolare della roccia delle sue montagne, ci ricorda che il mare, una volta, si spingeva fino a Belluno. La scarsa profondità delle acque favorì la proliferazione di alghe, coralli e spugne che ben presto formarono una scogliera corallina. Poi il fondo del mare si abbassò togliendo la vita a questi minuscoli organismi. Di loro rimasero, però, gusci, impalcature calcaree che si depositarono sul fondo del mare. In seguito a corrugamenti della crosta terrestre, per fenomeni di orogenesi, si innalzarono dalle profondità marine le montagne che raggiunsero l’altezza di oltre 2000 metri (monte Cavallo). Di questi processi sono testimonianza i fossili rinvenuti nella roccia e osservabili in diversi siti come nella località di Col dei S’cios in comune di Polcenigo. I geologi stimano che tali cambiamenti siano avvenuti in 70-80 milioni di anni nei periodi Giurassico e Cretacico. La causa del corrugamento è dovuta all’avvicinamento del continente africano all’Europa circa 30 milioni di anni fa. La pressione esercitata sugli strati di roccia che separano i due continenti causò il corrugamento. Per effetto delle glaciazioni che si sono succedute con andamento ciclico, le nostre montagne si sono ricoperte di ghiacciai e con l’ultima glaciazione, quella di Wurm, la neve si è localizzata ad alta quota e, per compressione, si è trasformata in ghiaccio.
I ghiacciai, spostandosi per la forza di gravità hanno eroso le valli modellando il loro profilo ad U. Fondendo il ghiacciaio dà origine ad un torrente che, uscendo in pianura, deposita i detriti nelle caratteristiche forme a ventaglio chiamate conoidi. Quasi tutti i paesi sono nati e si sono sviluppati sui conoidi per diversi motivi: località asciutte, presenza di acqua nel sottosuolo, possibilità di trovar rifugio in montagna in caso di scorrerie nemiche. Nel territorio montano si verifica un altro fenomeno, il carsismo: il carbonato di calcio, che per il 90% costituisce la roccia calcarea, si scioglie in presenza di anidride carbonica. L’acqua meteorica corrode la roccia, allarga le fessure e scorre sotto terra fino a quando non trova uno strato impermeabile, a questo punto affiora in superficie dando origine al meraviglioso fenomeno delle risorgive. La fuoriuscita dell’acqua avviene in piccole conche tondeggianti, dette olle. Un particolare acquifero di Cordenons sono le sorgenti di Vinchiaruzzo (i vinciarus sono i boschi di salici) dove hanno origine piccoli corsi d’acqua tributari del fiume Meduna.
Il principale corso d’acqua di risorgiva è il Noncello sulle cui rive sorge Pordenone. Questo fenomeno ha generato sotto terra caverne e grotte. Nota è la grotta di “La Fos” che ha l’imbocco sulla strada per Campone che si articola per 1300 metri all’interno della montagna con laghetti e cunicoli sotterranei. Sotto il profilo idrografico il territorio è diviso nei bacini del Tagliamento e del Livenza. I tre corsi d’acqua che hanno dato origine alle valli prealpine sono: l’Arzino, il Cosa e il Meduna. I primi due confluiscono nel Tagliamento. Il Meduna, dopo aver ricevuto le acque del torrente Cellina, si immette nel Livenza nella bassa pianura. Dal punto di vista storico la presenza umana nel Pordenonese in epoche preistoriche e storiche è attestata da diversi ritrovamenti. La Pedemontana è la zona dove i reperti sono più numerosi; nella stazione preistorica sulle pendici del monte Cavallo, in Comune di Aviano, sono state rinvenute tracce di accampamenti per cacciatori paleolitici in cerca di stambecchi; e poi nelle Grotte Verdi di Pradis e sul Cansiglio. Ma i ritrovamenti più interessanti sono, senza dubbio, quelli di Palù Livenza tra i comuni di Caneva e Polcenigo e quelli di San Tomè di Dardago nel Comune di Budoia. I primi per l’ottimo stato di conservazione di materiali organici e paleobotanici, i secondi per la singolarità della posizione geografica: sul terrazzo fluviale. Nel Sanvitese i reperti, custoditi dalla sezione archeologica del Museo Civico di Archeologia e Storia del territorio, riguardano manufatti in selce riconducibili alla pratica della caccia, probabilmente lavorati in situ e risalenti al Mesolitico (VII-metà del V millennio a.C.) e al Neolitico (metà V-IV millennio a.C.). |
Tre lame di pugnale in selce provenienti dal territorio di San Giovanni di Casarsa riportano all’eneolitico (III mill. a.C.) e materiale ceramico risalente al bronzo recente (XIII - metà XII sec. a.C.). Nello stesso periodo venivano eretti i primi insediamenti fortificati detti castellieri. Tra gli ambienti umidi di bassa pianura va ricordato l’insediamento su bonifica lignea di Pramarine di Sesto al Reghena.
Al periodo tra la fine del bronzo finale e la prima età del ferro (X - VIII sec. a.C.) risale l’abitato di Cjasteler presso San Giovanni di Casarsa.
Altri ritrovamenti riguardano la necropoli ad incinerazione di San Valentino utilizzata tra il IX e la metà del VIII sec. a.C. che è, forse, l’unico sito del sanvitese ad essere indagato con una campagna di scavo sistematica; ed un interessante bronzetto del V sec. a.C. rinvenuto presso Sesto al Reghena. Entrambi questi ritrovamenti sono legati alla civiltà paleoveneta.
Sono numerose le testimonianze anche per il periodo romano: nel comune di Aviano, nella zona dei magredi, sono stati rinvenuti resti di insediamenti rustici e manufatti in ceramica e metalli. Nel Sanvitese la presenza romana risale al II sec. a. c. All’epoca il Friuli faceva le prime esperienze in campo commerciale e già era attraversato da due percorsi romani: il primo, costruito nel 181, passava per Concordia e raggiungeva Aquileia per la bassa pianura, il secondo, seguendo la pedemontana, da Oderzo portava al Norico (attuale Austria). Altre strade furono costruite in seguito come la via Postumia che congiungeva Genova ad Aquileia e la via Annia che, costruita nel 131, da Adria raggiungeva Aquileia.
Così nel II sec a.C. la destra del Tagliamento era stata romanizzata e intorno al 40 fu fondata la colonia di Iulia Concordia sorta su un sito paleoveneto. Il territorio assegnato alla nuova colonia ed in cui sono ben visibili i segni della centuriazione romana, era compreso tra il Livenza ed il Tagliamento. È ancora romana la lussuosa villa i cui resti sono stati rinvenuti dal conte Ragogna, a Torre di Pordenone, databile tra il I sec. a.C. ed il II sec. d.C. Lo stesso nome Friuli deriva da forum Iulii. Un altro ritrovamento importante avvenuto sulla riva destra del Cellina a Montereale Valcellina riguarda “la casa dei dolii” (dal lat. dolium che vuol dire vaso, contenitore in ceramica). Ritrovata per caso, si è, poi, scoperto che la costruzione ha subito un incendio per cui scavata la parte interrata cioè la cantina, sono affiorati i resti dei cereali conservati. Ancora tuttora la scoperta è oggetto di studi accurati. Dopo i barbari, il territorio è caduto nell’orbita del patriarca di Aquileia, poi degli Asburgo e della Serenissima e, dopo Napoleone, di nuovo degli Asburgo, ma questa è storia recente. Ai visitatori che si accingono a visitare questi Comuni (Caneva, Polcenigo, Budoia ed Aviano), si presentano paesaggi e ambienti naturali vari e di inusitata bellezza: montagne, colline, pianura umida e arida. Esempi di architettura rurale convivono con quella industriale. In queste zone il Livenza domina il paesaggio. Esso è un fiume di risorgiva, nasce dalle sorgenti della Santissima e del Molinetto, attraversa l’area del Palù, riceve le acque del Gorgazzo e scorre nel territorio pianeggiante toccando il centro storico di Sacile. Le colline lambite dalle acque del Livenza offrono panorami paesaggistici meravigliosi. Qui si trova il colle di San Floriano che dal 1980 ospita un parco impegnato nella coltivazione di piante officinali, di frutti del sottobosco e di alberi da frutto locali. Per la visita a questi posti meravigliosi si prospettano diversi percorsi. Il primo di essi parte da Castel D’Aviano e raggiunge i castelli di Polcenigo e di Caneva. Lungo la strada si possono ammirare le chiese, i palazzi, i borghi di pregio storico di Dardago e di Gorgazzo e le tipiche case in pietra e in sassi locali. Escursioni a piedi ci conducono nelle “terre alte” verso il pianoro di monte Cavallo e la grande foresta del Cansiglio. Qui una sbirciatina alle “casere” è d’obbligo. La rinomata stazione turistica di Piancavallo offre agli appassionati di sci piste sempre innevate e suggestivi paesaggi a chi ama le passeggiate panoramiche. Vi sono diverse occasioni di incontro: la rassegna di folklore Aviano-Piancavallo che si svolge ad Agosto, ospita gruppi danzanti e rappresentazioni teatrali; la festa medioevale presso il Castello di Caneva a metà luglio; l’annuale festa dei funghi e dell’ambiente a Budoia; l’ottobrina sagra della castagna a Mezzomonte e la pittoresca sagra di Polcenigo in Settembre.Arroccato sull’ultimo dosso delle Alpi Carniche, Castel d’Aviano spazia sui magredi, terreni magri di pianura. Il maniero che dà il nome alla località, risale alla prima metà del X sec. Esso è stato testimone di tutte le vicende storiche dei suoi abitanti. |
Rimane ancora il mastio diruto e il portale gotico che reca al lato i blasoni dei veneziani Gabrielli e dei Sacilesi Vando con il leone di San Marco. Sono da visitare il Duomo di San Zenone del ‘500, rifatto nell’800.
All’interno sono custoditi affreschi del XVI sec. e vari dipinti di scuola veneta; l’elegante edificio di villa Menegozzi, costruito intorno alla metà del ‘700 dall’omonima famiglia e la chiesa di Santa Giuliana, di origine due-trecentesca, risistemata nel ‘500. Nella cripta è conservata una scultura quattrocentesca di scuola salisburghese che rappresenta un Vesperbild cioè una pietà. La chiesa di San Gregorio che risale al XV sec. custodisce gli affreschi di Gianfrancesco da Tolmezzo. Aviano è anche sede della Nato per cui sono numerossissimi i cittadini statunitensi militari e loro congiunti, presenti in città.
La cittadina è anche sede del “Cro” uno dei più prestigiosi centri di ricerca in campo medico. In essa ha sede uno dei sette istituti di tumori in Italia all’avanguardia per quanto concerne le strategie diagnostiche e terapeutiche nell’infezione HIV. L’istituto è, inoltre, sede della scuola di Specializzazione in Oncologia dell’Università di Udine. Aviano è stato sempre una realtà all’avanguardia nel campo della medicina. Si ricordano per il passato “La Fraterna di San Rocco” del XVIII sec. ed il nosocomio allestito in epoca napoleonica, divenuto poi infermeria e, grazie ad alcuni lasciti locali, ospedale di San Zenone. Ogni anno ad Agosto qui si celebra il festival del folklore. Si propongono spettacoli con danze popolari, sfilate in costume, ed altri avvenimenti che fanno da cornice. Ad Aviano si è formato un gruppo di danzerini, primo embrione del “Gruppo Federico Angelica”. Già due secoli fa alcuni giovani avianesi si esibivano in costumi locali in feste private e pubbliche manifestazioni. Da allora le apparizioni pubbliche si moltiplicarono e nel 1935 furono chiamati a Carnegie Hall, il tempio Newyorkese della musica.
Oggi, accanto ai 45 giovani che compongono il gruppo con tournèe in Italia e all’estero, figurano anche trenta piccoli danzerini, ancora bambini.
Ad essi è affidato il compito di perpetuare la tradizione. Il primato nella provincia spetta alla città di Pordenone grazie alla sua capacità di proporsi e allo sviluppo industriale che l’ha caratterizzata soprattutto nel secolo scorso. Il ritrovamento di una necropoli altomedioevale presso palazzo Ricchieri fissa il primo insediamento tra il IX-X sec. d.C.
Si tratta della popolazione alpina dei Carantani e della cultura di Kottlach a cui riportano gli oggetti ritrovati e che si sviluppò nell’area delle Alpi orientali (Carinzia e Slovenia) tra il VII-VIII e XI sec. d.C.
I resti più antichi e più importanti della città si collegano al rinvenimento di una villa romana sita a Torre di Pordenone circa 3 Km a Nord-Est sulla sinistra del fiume Noncello. Contestualmente ai resti della struttura muraria si rinvennero 4000 frammenti di affresco romano. La costruzione risale al periodo augusteo ed è databile tra il I-II sec. d.C. appartenente ad un facoltoso personaggio dell’età imperiale. Torre, probabilmente all’epoca doveva configurarsi come un importante centro commerciale grazie al Noncello, che anche oggi ha favorito lo sviluppo di Pordenone. Il termine Portus Naonis sta ad indicare la località più a Nord raggiungibile per via d’acqua dall’Adriatico e dal centro Europa. La città ha vantato una propria autonomia già dal 1219 quando chiese ed ottenne dal patriarca di Aquileia la delimitazione dei confini cittadini e il governo della comunità di Pordenone. Nel 1257 gravitò nell’orbita asburgica. Tuttora lo stemma ne attesta il dominio nelle incisioni di a,e,i,o,u che stanno per Austriae est imperare orbi universo. La cittadina sotto gli Asburgo partecipò di quell’impulso mercantile che caratterizza tutto il XIII sec. Riuscì a mantenere la sua indipendenza anche quando la Serenissima si impadronì del Friuli nel 1420 ma non sfuggì alle mire di Bartolomeo Liviano D’Alviano che ne fece una signoria per conto di Venezia. Era il 1508. Dopo la morte del figlio di Bartolomeo passò sotto la diretta dominazione veneziana ma ottenne di mantenere la propria autonomia amministrativa. Così il 6 luglio del 1674 il doge Domenico Contarini confermò con un atto ufficiale tutti i suoi privilegi. Solo l’arrivo di Napoleone segnò la fine della sua autonomia. Oggi chi visita Pordenone ha l’impressione di trovarsi in una città frenetica, piena di vita. Il centro storico si racchiude nel lungo e sinuoso corso Vittorio Emanuele, una volta la Contrada Maggiore che all’altezza della Loggia si slarga fino a diventare una piazza. E lateralmente si affacciano i palazzi decorati con finte cortine murarie, losanghe e scene della mitologia, simbolo del nuovo status sociale dei committenti. E così possiamo ammirare Casa Vianello detta “Dei capitani” (inizi sec. XV), palazzo Mantica con affreschi del Pordenone; spicca, qui, sulla facciata “Il giudizio di Paride”; Palazzo Gregoris la cui facciata è impreziosita da teste scolpite, palazzo Ricchieri, ora sede del Museo Civico. A Pordenone è diventata ormai tradizione la manifestazione dedicata al cinema muto che si svolge ogni anno nel mese di ottobre sulle rive del Noncello. È questo un evento di rilievo internazionale che richiama da tutto il mondo appassionati del cinema muto, giornalisti ed intenditori. L’incontro si propone di riscoprire i capolavori del cinema muto e di riportare alla luce pellicole dimenticate ed attori che hanno fatto la storia del cinema. La caratteristica dell’incontro sta nel riproporre le proiezioni accompagnate da una colonna sonora suonata dal vivo. |
Poco distante troviamo Sacile. Il Livenza attraversa il centro storico creando degli scorci meravigliosi. Per il fascino particolare che emana con i suoi palazzi che si affacciano direttamente sul fiume, è considerata “il giardino della Serenissima”. E proprio come a piazza S. Marco, le ore venivano scandite dal martello dei due mori sulla campana di bronzo.
Ora la torre dell’orologio, minata dal terremoto e da interventi urbanistici agli inizi del ‘900, non esiste più. Sacile nasce nel 796 quando il duca del Friuli fece costruire una chiesa in onore di san Nicolò ed un castello fortificato. Con il riconoscimento del titolo di città e la facoltà di emanare decreti deliberativi, la cittadina divenne una zona franca nella quale i suoi abitanti potevano vendere e comprare beni; le zone limitrofe dovevano attenersi alle regole dettate dalla nobiltà. Nel 1400 finì nell’orbita veneziana ma fu un bene per la città che da questo momento prosperò nelle attività commerciali. Delle grandi mura cinquecentesche rimangono due torrioni circolari. Sul Livenza si affaccia il palazzo Ragazzoni Flangini Biglia; la costruzione viene realizzata nel XVI sec. per volere del ricco commerciante Giacomo Ragazzoni che aveva ottenuto dal doge Venier l’investitura del feudo di S. Ulderico. All’interno un ciclo di affreschi ne celebra la gloria. Oggi il palazzo è proprietà comunale e sede di rappresentanza.
Punto di incontro della cittadina è piazza del Popolo che con la sua forma ovale e i suoi portici si annovera tra le piazze più belle d’Italia. Il Duomo di S. Nicolò, poi, con il suo campanile che richiama quello di S. Marco, e che ora, a causa dei frequenti terremoti, appare leggermente inclinato, è stata ricostruito tra il 1474 ed il 1496 su una struttura preesistente forse una chiesa risalente alla fine dell’anno ‘800. Si possono ammirare ancora palazzo Carli, edificio del ‘500 in stile veneziano e palazzo Borsetti.
La prima domenica dopo ferragosto la città con le sue contrade è impegnata nella “sagra dei osei” una rappresentazione folkloristica che risale al medioevo, precisamente è nata nel 1274 con il nome di mercato di San Lorenzo. In questa occasione si vendono e si acquistano uccelli ma si offre anche la possibilità a chi lo desidera di partecipare alla gara del “chioccolo”: i partecipanti dovranno imitare il canto degli uccelli.
La migliore intonazione viene premiata. Il Comune di San Vito al Tagliamento ricade quasi interamente nella fascia delle risorgive. La cittadina apparteneva alla giurisdizione feudale di Aquileia e al patriarca di Aquileia, Giovanni Grimani è dedicato il Castello costruito nel 1580. Perno del centro storico è la Piazza del Popolo, di stampo rinascimentale, il cui impianto conserva netto il tracciato delle mura. Essa è definita ad Est dal duomo e dal campanile, mentre ad Ovest si innalza la torre Raimonda, un tempo parte della cerchia muraria. Al suo interno era allestito il Museo Civico di Archeologia e Storia del territorio, attualmente ospitato dalla Biblioteca comunale. Facciate di eleganti palazzi ne abbelliscono i contorni tra questi spiccano palazzo Fancello (XV sec.) e palazzo Altan-Rota (XV sec.), ora sede del municipio a cui si può accedere attraversando l’ampio giardino. Il Duomo, eretto nel 1745 per volere dell’ultimo patriarca Daniele Delfino, sorge su una precedente chiesa del ‘400. Il campanile, risalente allo stesso periodo, poggia su basi romaniche. Il Duomo è uno scrigno d’arte ed in esso è conservata la bellissima pala del 1533 di Pomponio Amalteo, pittore, sanvitese di adozione e seguace del Pordenone. Il suo più importante ciclo pittorico, dedicato alla Madonna, è conservato nella chiesa di Santa Maria dei Battuti nei pressi di Torre Scaramuccia. La chiesa di San Lorenzo, in via Amalteo, conserva una pregevole Pietà in terracotta della fine del ‘400 e la tomba di Pomponio Amalteo. In via Altan si visita il Museo provinciale della vita contadina che apre un ampio spaccato sulla civiltà rurale della zona con oggetti, attrezzi e documenti. Questi luoghi sono molto legati alla vita e alle memorie pasoliniane per cui chi volesse approfondire la conoscenza delle opere e della vita dell’autore può proseguire fino a Casarsa dove si trova la casa materna che ospita il “centro studi e archivio Pasolini”. A Cordovado, invece, ci immergiamo nell’atmosfera tutta friulana di “Le Confessioni di un Italiano” o de “Il Varmo” o delle “Novelle Campagnole” dello scrittore Ippolito Nievo. A pochi passi Sesto al Reghena affonda le sue radici nella romanità. La cittadina, per la sua posizione sulla strada consolare che collegava Concordia Sagittaria a Postumia, era statio romana.Il fiume Reghena ha favorito la nascita del primo agglomerato urbano che ha vissuto vita tranquilla fino alla conquista longobarda. Qui, comunque, nasce e si sviluppa la comunità benedettina di Sesto. L’abbazia fu fondata nel 762 d.C., Carlo Magno, Lotario e Berengario ne favorirono lo sviluppo con lasciti ma non poterono preservarla dalla distruzione ad opera degli Ungari, nell’agosto dell’899. |
La ricostruzione fortificò la struttura con l’erezione di mura possenti interrotte da ben sette torri di guardia; la chiesa fu, poi, circondata da un profondo fossato nel quale scorrono le acque del Reghena.
Nel X sec. fu aggiunta alla chiesa una scala balaustrata. L’abbazia visse un periodo di prosperità intorno al Mille. Essa è una costruzione a tre navate con transetto sopraelevato e cripta dove sono conservate le reliquie di S. Anastasia. Sulle pareti del vestibolo campeggiano gli affreschi attribuiti al pittore Antonio da Firenze raffiguranti l’inferno ed il paradiso.
Poco distante il trionfo della morte del ‘300.
Poi un affresco di scuola giottesca nel transetto destro e le storie della vita di S. Benedetto. Altri monumenti da visitare sono: villa Fabris del XVIII sec. villa Freschi a Ramoscello del XVIII sec. La cittadina di Spilimbergo, invece, occupa il settore nord-orientale della provincia di Pordenone.
Il suo nome deriva dalla casata carinzia degli Spengemberch insediata in questi territori già dal X sec. I due più importanti edifici cittadini, il castello e il duomo, sono stati voluti dalla nobiltà germanica ai tempi del Sacro Romano Impero. La vocazione per la fotografia ha portato gli Spilimberghesi a raggiungere importanti traguardi in questo settore.
Oggi il Centro di Ricerca ed Archiviazione della fotografia ospita importanti mostre e convegni sul tema. Più tradizionale è l’altra vocazione quella del mosaico. La scuola mosaicisti del Friuli di Spilimbergo, la cui fondazione risale al 1921, nasce con lo scopo di rafforzare le competenze tecniche dei giovani aspiranti mosaicisti mediante una ottimale preparazione settoriale e culturale. Il Duomo è un edificio di stile gotico del Friuli la cui costruzione è iniziata nel 1284 ed è stata terminata verso il 1359. Il portale è romanico e risale al 1376. La facciata è caratteristica per i sette occhi, anomali rosoni, di cui due sono ciechi.
L’interno a tre navate con il soffitto a capriate conserva affreschi trecenteschi. Qui si trova l’organo per il quale il Pordenone dipinse i riquadri della cantoria, i fianchi della cassa e le portelle. Interessante la cripta di cui si segnala l’altare in pietra. A Sequals si conservano i cimeli di Primo Carnera, campione mondiale dei pesi massimi. A Maniago, nella terra dei battiferri, oramai si producono lame per tutti gli usi anche chirurgici. Questa attività risale al 1453, quando il conte Nicolò ebbe l’idea di convogliare le acque del Colvera. Lungo il nuovo canale furono costruiti i primi opifici e laboratori. Poi sul finire del ‘700 alcuni artigiani si misero a costruire oggetti che richiedevano più abilità e accuratezza nella fattura. Erano nati così i “favri da fin” tutt’ora conosciuti in tutto il mondo. In posizione elevata, sulle pendici del monte Jouf, a guardia del sistema viario tra Tagliamento e Livenza, nel XII sec. viene costruito il castello di Maniago. Il maniero è dotato di due ordini di mura, quello interno e quello esterno tra cui sorgevano le case ben munite degli habitatores. Una specie di condominio di famiglie ragguardevoli. Nel primo trecento la famiglia di Maniago ottenne l’investitura in esclusivo dell’intero castello con compiti di difesa militare e di fornitura dei servizi ma anche con le immunità e le prerogative che sono caratteristiche di tutti i feudi. Il Duomo di Maniago, intitolato a San Mauro è un esempio di architettura tardo friulana. L’edificio fu costruito nel 1448 probabilmente su di una chiesa dell’VIII sec. La facciata è austera ed essenziale ed è abbellita dal rosone centrale. L’acquasantiera è del 1503. |
L’interno, ad unica navata, con copertura a capriate lignee e tre cappelle absidali, appartiene al tipo di architettura monumentale, introdotto in Friuli dai francescani, pur nel rispetto degli assunti di semplicità e povertà che costituiscono i cardini della loro regola. Il cuore della città è rappresentato dall’ampia piazza Italia; al centro si erge una fontana a pianta ottagonale. Fanno da contorno alla piazza una sequenza di palazzi signorili tra cui il palazzo D’Attimis Maniago sulla cui facciata Pomponio Amalteo affrescò nel 1570 un insolito leone di San Marco rampante a suggello degli ottimi rapporti con la Serenissima. Al visitatore che si ferma da queste parti per uno spuntino, la ricca cucina friulana offre prodotti tipici della tradizione contadina quali salumi, funghi e pesci di fiume, lumache e l’immancabile polenta.
Tra i piatti forti il formaggio cotto con le patate, il mus (latte sbollito con uova sbattute e sale), il salat col covo(salame cotto con panna acida) e la pinza (dolce tipico ricco di uvetta e semi di finocchio), serviti con ottimi vini locali.
Situated between the Prealpi Carniche and the region’s flat plains and bounded by the Tagliamento to the east and the Livenza to the west, the province of Pordenone boasts a vast range of natural environments and a wealth of stunning landscapes for the visitor to admire. Thanks to Karst phenomena and the watercourses running through its mountains visitors can appreciate spectacular caves, underground passages and breathtaking countryside across the plain.
Looking at the province from a hydrographical viewpoint, the area can be divided into the Tagliamento and Livenza basins, into which flow smaller watercourses such as the Meduna and the Cellina. The existence of prehistoric settlements has been proven by a number of archaeological finds, the most significant of which are doubtless concerned with the discovery of a Neolithic village at Palù Livenza between Caneva and Polcenigo, noted by experts for its superbly conserved organic matter and paleobotanic finds; and the archaeological finds from San Tomè di Dardago which are of interest because they were found close to a fluvial terrace; these have been dated back to between the end of the Neolithic and the Medieval periods; further finds include the necropolis of San Valentino, discovered at San Vito, which was in use between the 9th century and the middle of the 8th century BC, and an interesting bronze from the 5th century BC discovered at Sesto al Reghena, which have been linked to the time of Paleovenetian control.
The most important evidence of the Roman era must be a magnificent villa, the remains of which were discovered by Count Ragogna at Torre di Pordenone and can be dated back to between the 1st century BC and 11th century AD, and the discovery of the “casa dei dolii” on the right bank of the Cellina at Montereale Valcellina. Once the barbarians had left, the land fell into the hands of the Patriarch of Aquileia, then the Hapsburgs and the Venetians, and, after a period of Napoleonic control, returned once again to the Hapsburgs, but this is recent history. Visitors to these Comuni (Caneva, Polcenigo, Budoia and Aviano) can admire landscapes and natural environments of remarkable beauty: mountains, hills, wetlands and dry plains. Examples of rural architecture blend with the industrial. In these areas the Livenza dominates the landscape. Deriving from a source which rises from the springs of the Santissima and the Molinetto, the Livenza crosses the Palù, joins with the waters of the Gorgazzo and flows through the plain. Situated here is the Colle di San Floriano, which has played host to a botanic park for the cultivation of medicinal plants, wild berries and local fruit trees since 1980. The celebrated resort of Piancavallo offers ski enthusiasts snow-covered pistes and boasts superb hikes with panoramic views for walkers. Perched on the last ridge of the Alpi Carniche, Castel d’Aviano enjoys a commanding position over the flatlands. The castle that gives the town its name dates back to the first half of the 10th century and has witnessed firsthand all the activities of its inhabitants over time. Essential viewing includes the Duomo di San Zenone which dates back to the 1500s, the elegant Villa Menegozzi, which was built around the mid-1700s by the Menegozzi family, and the church of Santa Giuliana, which dates back to the 1200s or 1300s. There is a NATO base at Aviano, and thousands of American military servicemen and their partners live in the town. The town also functions as the headquarters of the CRO, one of the most prestigious centres for medical research in the world. It is one of seven specialist tumour institutes in Italy and is at the forefront of HIV diagnostic and therapeutic strategy research. In August of each year the town puts on a folklore festival. In the early 1900s a dance troupe was established in Aviano. Known today as the “Gruppo Federico Angelica”, the troupe dances in full local costume at private and public festivities. In addition to performing at a local level, they have also demonstrated their talents abroad, dancing at the famous Carnegie Hall in New York in 1935. Alongside the 45 young dancers that make up the touring troupe are thirty younger dancers who have been entrusted with the momentous task of carrying on the tradition. The town of Pordenone assumed the role of principal town of the province thanks to its ability to move with the times and due to a period of intense industrial development, notably during the last century. According to archaeological findings, the first settlement here, established by the Alpine Carantini and Kottlach, can be dated back to between the 9th and 10th centuries AD. But the town’s most ancient and most important archaeological discovery must surely be that of a Roman villa at Torre di Pordenone, approximately 3km north-east of Pordenone on the left bank of the Noncello river. |
The name Portus Naonis indicates the most northerly point accessible via waterway from the Adriatic and from the heart of Europe. This town boasted autonomy as early as 1219 when it requested and obtained from the Patriarch of Aquileia the delimitation of the town boundaries and control over the Pordenone township. The town was successful in maintaining its independence, even when the Venetians took control of Friuli in 1420. Only the arrival of Napoleon would put an end to its autonomy. Today, visitors to Pordenone are presented with a bustling and lively town. The historic city centre is concentrated around the long and winding Corso Vittorio Emanuele.
Along this street lie palazzi decorated with false screens, diamond shapes and scenes from mythology which symbolised the new social status of their inhabitants. Pordenone’s silent film festival is now a well-established part of the town’s traditions. Held each year in October on the banks of the Noncello, the festival includes silent films accompanied by a live soundtrack.
A short distance away lies Sacile. The Livenza river crosses through the historic town centre here, making for breathtaking views. Sacile was founded in 796 when the duke of Friuli had a church erected in honour of San Nicolò and constructed a fortified castle. Today the town’s meeting point is the Piazza del Popolo, which with its oval shape and porticoes is one of the most pleasant piazzas in the whole of Italy. Visitors can stop to admire the Duomo di San Nicolò, the Palazzo Carli and the Palazzo Borsetti.
The first Sunday after the August bank holiday the town and its inhabitants take part in the “sagra dei osei”, a folkloristic event dating back to Medieval times.
The town of San Vito al Tagliamento lies almost entirely on the flood plain. At the heart of the historic town centre is the Renaissance Piazza del Popolo, where traces of walls remain intact. The Duomo, constructed in 1745 to the wishes of the last patriarch Daniele Delfino, was built on the site of a former 15th century church. The belltower, which dates back to the same era, lies on Roman supports. The cathedral is an architectural treasure chest and contains the beautiful Pala by painter Pomponio Amalteo, a San Vito man by adoption and student of Pordenone. The church of San Lorenzo, in Via Amalteo, contains a priceless late 15th century Pietà in terracotta and the tomb of Pomponio Amalteo. In Via Altan lies the Museo Provinciale della Vita Contadina, which offers an insight into rural life in the area through artefacts, tools and machinery, and documentation.
At Cordovado we enter into the Friulian environment so wonderfully replicated in Le Confessioni di un Italiano, Il Varmo and the Novelle Campagnole by Ippolito Nievo. Close by, Sesto al Reghena is steeped in Roman history, having at one time been a Roman statio. The river Reghena promoted the development of the first urban settlement here, which lived peacefully until the Lombard invasion. It is here that the Benedictine community of Sesto was born and flourished. The Abbey was founded in 762AD and Charlemagne, Lotarius and Berengarius promoted its development with their bequests. Around the year 1000 the Abbey enjoyed a period of great prosperity. The church is of a tri-nave construction with a raised transept and crypt where the remains of St. Anastasia are buried. On the walls of the vestibule are frescoes attributed to Antonio da Firenze with scenes from Hell and Paradise. A short distance away is the 14th century Trionfo della morte [“The triumph of death”]. Next, a fresco from the Giotto school in the south transept with tales from the life of St. Benedict. The town of Spilimbergo occupies the north-eastern part of the Pordenone province. Its name derives from the family name of the Spengenbergs, who ruled these parts during the 10th century. The two most important buildings in the town, the Castle and the Duomo, were constructed by the German nobility during the time of the Holy Roman Empire. The people of Spilimbergo have two principal vocations: photography and mosaic work. The cathedral is constructed in the Friuli gothic style with a Roman doorway. Its facade has seven large round windows, two of which have been blocked up. Its tri-nave interior boasts a wooden vaulted ceiling. The church also boasts an organ with case sides and shutters painted by Pordenone. At Maniago, town of the smiths, knives are produced for all purposes, including surgery. |
This activity dates back to 1453, when Count Nicolò chose to construct an artificial canal from the waters of the Colvera. Along the new canal the first workshops and laboratories were built. At the end of the 18th century a group of craftspeople began to work on more demanding objects that required a greater level of precision. As such the favri da fin [fine metal workers] were born. Enjoying an elevated situation on the slopes of Mount Jouf, overlooking the road network between the Tagliamento and the Livenza, sits the castle of Maniago. Constructed in the 12th century, the castle had two rows of walls, internal and external, between which were heavily populated dwellings - a type of large family condominium!
The Duomo di Maniago, which is dedicated to San Mauro, is an example of late Friulian architecture. The building was erected in 1448, most probably on the site of an 8th century church. The single aisle interior, with its wooden beamed ceiling and three apse chapels, is an example of the monumental architecture brought to Friuli by the Franciscans, which reflects the simplicity and humility of their credo. At the heart of the town lies the vast Piazza Italia. At the centre of the Piazza is an octagonal fountain; around the edges of the Piazza lie a series of elegant palazzi, including the Palazzo D’Attimis Maniago. Visitors who choose to stop here to eat will find that the rich Friulian cuisine has all sorts of typical local and traditional dishes to offer, including salamis, mushrooms and fish from local rivers, snails and the unforgettable polenta. Some of the best dishes include melted cheese with potatoes, mus (boiled milk with whisked eggs and salt), salat col covo (salami with sour cream) and pinza, a traditional dessert made with sultanas and fennel seeds, all served with a glass of refreshingly tasty local wine.
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Von den karnischen Voralpen, der Talebene und von den Flüssen Tagliamento und Livenza eingegrenzt, befindet sich die in naturalistischer Hinsicht interessante und extrem vielfältige Provinz Pordenone. Dank der Karsterscheinungen und des marinen Ursprungs der Gebirgsketten dieser Gegend sind hier eindrucksvolle Grotten, unterirdische Durchgänge und atemberaubende Flachlandschaften zu bewundern. Die zwei Flußbecken des Tagliamento und des Livenza, in die kleinere Wasserläufe wie der Meduna und der Cellina münden, charakterisieren dieses Landgebiet. Menschliche Spuren, die auf die Prähistorie zurückgehen, wurden durch zahlreiche Funde belegt.
Einer der bedeutendsten ist sicherlich die Ausgrabung einer neolithischen Siedlung in Palù Livenza, zwischen Caneva und Polcenigo, die von den Wissenschaftlern aufgrund des außerordentlich guten Erhaltungszustands der organischen Materialien und der Paläobotanik als sehenswürdige Fundstätte empfohlen wird. Die Funde von S. Tomè di Dardago gelten als interessant, da sie hinter einer Flußterrasse entdeckt wurden; sie sind der Zeitepoche gegen Ende der Jungsteinzeit und Beginn des Mittelalters zuzuordnen.
Die Totenstadt für die Leichenverbrennung San Valentino, die in der Gegend von San Vito entdeckt worden ist, wurde zwischen dem IX. und Mitte des VIII. Jahrhunderts verwendet und eine interessante Bronzestatue aus dem V. Jahrhundert v.Ch., die in der Nähe von Sesto al Reghena aufgefunden wurde sind beide eindeutig dem Altvenetischen Kulturerbe zuzuschreiben. Die bedeutendsten Zeugnisse des Römischen Zeitalters führen zu einer luxuriösen Villa, deren Überreste vom Grafen Ragogna in Torre von Pordenone entdeckt worden sind, und die zwischen dem I. Jahrhundert v.Ch. und dem II. Jahrhundert datiert werden können und zum Ausgrabungsfund der “Casa dei dolii” auf dem rechten Flußufer des Cellina in Montereale Valcellina. Nach den Barbaren fiel das Gebiet zunächst unter die Herrschaft des Patriarchen von Aquileia, dann unter die der Habsburger und der Republik Venedig, und auf Napoleon folgten später erneut die Habsburger, doch dies ist Geschichte der Neuzeit. Den Besuchern dieser Gemeindebezirke (Caneva, Polcenigo, Budoia und Aviano) eröffnet sich ein Panorama auf abwechslungsreiche und einzigartig schöne Naturwelten: Gebirge, Hügellandschaft, feuchtes und trockenes Flachland. Der Landbaustil harmonisiert hier mit dem Industriebau. In diesen Gegenden beherrscht der Fluß Livenza das Landschaftsbild. Der Livenza ist ein Quellfluß, der aus den Quellwassern des Santissima und des Molinetto entspringt, dann den Palù durchquert, hier Gewässerzufluss aus dem Gorgazzo erhält und weiter ins Flachland führt. Hier befindet sich der Hügel “Colle di San Floriano“, auf dem seit 1980 ein botanischer Park für den Anbau von Heilpflanzen, Waldfrüchten und lokalen Obstbäumen eingerichtet wurde. Der berühmte Urlaubsort Piancavallo bietet den Skifans stets eingeschneite Pisten und suggestive Landschaftsbilder für erholsame Spaziergänge mit Panoramablick. Auf dem letzten Gebirgszipfel der karnischen Alpen erhebt sich das Castel d’Aviano über den sogenannten “magredi”. Das Schloß, dem diese Lokalität ihren Namen zu verdanken hat, geht auf die erste Mitte des X. Jahrhunderts zurück. Es war stiller Zeuge der historischen Begebenheiten seiner Bewohner. Auch der Dom von San Zenone aus dem Cinquecento, das elegante Gebäude “Villa Menegozzi”, das gegen Mitte des Settecento von der gleichnamigen Familie errichtet wurde, und nicht zuletzt die Kirche von Santa Giuliana aus dem Zweiten bis Dritten Jahrhundert n.Ch. sind unbedingt einen Besuch wert.Aviano ist bekannterweise auch ein NATO- Stützpunkt, weshalb zahlreiche nordamerikanische Soldaten und ihre Angehörigen in dieser Stadt leben. Die Kleinstadt ist zudem auch Sitz des “Cro”, eines der renommiertesten Forschungszentren im Bereich der Medizin. Es gehört zu den sieben Krebsforschungsinstituten Italiens und ist ein führender Vorläufer im Bereich der Diagnose- und Therapiemethoden für die HIV- Infektionen. Jedes Jahr im August wird in Aviano ein Folklorefestival veranstaltet. Zu Beginn des Zwanzigsten Jahrhunderts wurde hier eine Tänzergruppe gegründet, die heute unter dem Namen “Gruppo Federico Angelica” bekannt ist und die in lokaler Tracht auf Privatfeiern und öffentlichen Veranstaltungen auftritt. |
Sie haben ihr Talent auch im Ausland gezeigt, als sie im Jahre 1935 in der Carnegie Hall, dem New Yorker Musiktempel aufgetreten sind. Neben den 45 jungen Talenten, die an den inländischen und ausländischen Tourneen teilnehmen, sorgen dreißig kleine Tänzer für die Überlieferung der Traditionen der bekannten Tanzgruppe. Rekordhalterin der Provinz ist zweifellos die Stadt Pordenone: konstruktive Initiativen und ihre industrielle Berufung waren vor allem im Laufe des letzten Jahrhunderts ihr Erfolgsrezept.
Die erste Siedlung in Pordenone geht auf das IX. – X. Jahrhundert n.Ch. zurück. Die Fundstücke sind alpinen Bevölkerungen aus Altkärnten und dem Kulturkreis von Kottlach zuzuschreiben.
Die ältesten und bedeutendsten Überreste der Stadt wurden während den Ausgrabungen einer römischen Villa in Torre von Pordenone, ungefähr 3 Kilometer nordöstlich auf der linken Uferseite des Flusses Noncello entdeckt.
Der lateinische Ausdruck “Portus Naonis“ steht für den nördlichsten Ort, der sowohl auf dem Meerweg über die Adria als auch von Mitteleuropa aus zu erreichen ist. Diese Stadt ist bereits seit dem Jahre 1219 unabhängig, Jahr in dem sie vom Patriarchen von Aquileia die Festsetzung der Stadtgrenzen und die Regierung der Bürgergemeinschaft von Pordenone abverlangte und auch erhielt.
Die Stadt konnte auch unter der Herrschaft der Republik Venedig, die Friaul im Jahre 1420 erobert hatte, weiterhin ihre Unabhängigkeit behaupten. Erst mit der Eroberung Napoleons endete die Zeit ihrer Unabhängigkeit. Heute zeigt sich Pordenone ihren Besuchern als hektische und lebenslustige Stadt.
Die Altstadt zieht sich die lange und sinuöse Allee “Corso Vittorio Emanuele“ entlang, auf der mit blinden Mauervorhängen, Rauten und mythologischen Wandbildern des neuen Sozialstandes ihrer Auftraggeber verzierte Stadtpaläste zu bewundern sind.
In Pordenone ist die jährlich im Oktober an den Ufern des Flusses Noncello organisierte Stummfilmmesse regelrecht zur Tradition geworden. Besonderheit dieser Messe ist die Vorführung der Lichtbilder mit live gespielter Filmmusik. Nicht weit entfernt liegt Sacile. Der Fluß Livenza zieht sich in einem sinuösen Spektakel durch die Altstadt.
Sacile wurde im Jahre 796 gegründet, als der Herzog von Friaul eine dem Heiligen Nicolò gewidmete Kirche und eine Schloßfestung errichten ließ. Heute ist der Treffpunkt der Kleinstadt die Piazza del Popolo, die mit ihrer ovalen Form und den Säulengängen zu den schönsten Plätzen Italiens gehört.
Sehenswürdig ist hier auch der Dom von San Nicolò, Palazzo Carli und Palazzo Borsetti. Am ersten Sonntag nach “Ferragosto“ (15. August, italienischer Staatsfeiertag) feiert man in Sacile, die zu dieser Festlichkeit in repräsentative Stadtviertel aufgeteilt wird die sogenannte “Sagra dei Osei“: ein traditionelles Lokalschauspiel, das aus dem Mittelalter überliefert wurde.
Der Gemeindebezirk San Vito al Tagliamento befindet sich fast gänzlich im Gebiet der Grundwasserquellen. Anziehungspunkt der Altstadt ist die Piazza del Popolo im Renaissancestil, auf deren Anlage deutlich der Grundriss der ehemaligen Stadtmauern zu sehen ist. Der 1745 im Auftrag des letzten Patriarchen Daniele Delfino errichtete Dom wurde auf einer älteren Kirche aus dem 15. Jahrhundert gebaut. Der Kirchturm, der auf die gleiche Zeitepoche zurückgeht ruht auf römischen Fundamenten. Dieser unumstrittene Kulturschatz bewahrt das wunderschöne Altarbild des Pomponio Amalteo, Maler mit Wahlheimat in San Vito und Schüler des Pordenone. In der Kirche San Lorenzo in Via Amalteo ist eine wertvolle Pietà aus Ton, die aus dem 15.
Jahrhundert stammt und das Grabmal des Pomponio Amalteo zu bewundern. Das Bauernmuseum der Provinz in Via Altan bietet dem Besucher die Möglichkeit typische Gegenstände, Werkzeuge und Schriftstücke zu besichtigen und sich somit eine Vorstellung der Traditionen der Bauernbevölkerung dieser Gegend zu machen.
In Cordovado versenken wir uns mit “Bekenntnisse eines Achtzigjährigen”, “Il Varmo” oder “Novelle Campagnole” von Ippolito Nievo komplett in die typisch friaulische Atmosphäre.
Nicht weit entfernt treffen wir auf Sesto al Reghena, eine Stadt deren Wurzeln fest im Römischen Zeitalter Fuß fassen.
Diese Kleinstadt war “statio romana“. Der Fluß Reghena hat zur Entstehung des ersten städtischen Ballungsraums beigetragen, der bis zur Eroberung durch die Longobarden ein ruhiges Wohngebiet darstellte. Hier entstand und entwickelte sich auch die Benediktinergemeinschaft von Sesto.
Die Abtei wurde im Jahre 762 n.Ch. gegründet. Karl der Große, Lothar und Berengario förderten deren Errichtung mit ihren Hinterlassenschaften. Die Abtei erlebte ihre Blütezeit um das Jahr Tausend. Die Kirche ist mit drei Mittelschiffen, aufgestocktem Querschiff und Krypta, in der die Reliquien der Heiligen Anastasia aufbewahrt sind, ausgebildet. Die Wände der Vorhalle sind mit den Affresken “Himmel und Hölle“, die dem Künstler Antonio aus Florenz zugeschriebenen werden verziert. Ganz in der Nähe ist der “Triumph des Todes“ aus dem 14. Jahrhundert zu bewundern.
Im rechten Querschiff trifft man auf eine Affreskomalerei der Schule des Giotto und auf die “Lebensgeschichten“ des S. Benedetto. Spilimbergo liegt im nordöstlichen Bereich der Provinz von Pordenone. Dieser Ort verdankt seinen Namen dem Kärntner Adelsgeschlecht Spengemberch, die schon im X. Jahrhundert in diesem Gebiet ansässig waren.
Die zwei bedeutendsten Stadtgebäude, das Schloß und der Dom, wurden auf Verlangen des germanischen Adelsgeschlechts zu den Zeiten des Heiligen Römischen Reichs errichtet. Die Bewohner von Spilimbergo haben zwei große Leidenschaften: die Fotografie und die Mosaikkunst. Der Dom ist ein Gebäude im Stil der Friauler Gotik mit römischem Portal. Die Fassade ist wegen der sieben Augen, den ungewöhnlichen Fensterrosen, von denen zwei blind sind, bekannt.
Das Gebäudeinnere mit drei Schiffen zeigt eine Decke mit Hängewerk. Hier befindet sich die Orgel für die der Pordenone die Chorspiegel, die Flanken des Orgelkastens und die Flügel gemalt hat. In Maniago, in der Heimat der Eisenhauer, werden heute Klingen für jeden Gebrauch (sogar für Chirurgiezwecke) angefertigt. Diese Tätigkeit stammt aus dem Jahr 1453, als der Graf Nicolò den glorreichen Einfall hatte die Gewässer des Colvera zu kanalisieren. Entlang diesem neuen Kanal wurden die ersten Fabriken und Werkstätten errichtet.
Dann begannen gegen Ende des 18. Jahrhunderts einige Handwerker Gegenstände anzufertigen, die mehr Kunstgeschick und Präzision bei der Herstellung abverlangten.
So entstanden die “favri da fin” (Feinschmiede). Hoch oben auf dem Hang des Jouf wurde im XII. Jahrhundert das Schloß von Maniago errichtet, das als Wachposten über das Straßennetz zwischen Tagliamento und Livenza diente.
Es verfügt über zwei Mauerreihen – eine innere und eine äußere Schloßmauer- zwischen denen sich die edel ausgestatteten Häuser der “habitatores“ befanden. Eine Art Wohngemeinschaft angesehener Familien. Der dem Heiligen Mauro gewidmete Dom von Maniago ist ein exzellentes Beispiel des Baustils der friaulischen Spätgotik. Das Gebäude wurde im Jahre 1448 wahrscheinlich auf einer Kirche aus dem VIII. Jahrhundert errichtet.
Das Innere besteht aus einem einzigen Schiff mit Bedachung aus hölzernen Dachbindern und drei apsidialen Kapellen. Der Dom von Maniago ist ein Beispiel des in Friaul von den Franziskanern eingeführten Monumentalbaus, im Respekt der Einfachheit und der Armutsliebe Grundthese ihres Ordens.
Das Herz der Stadt bildet die weitläufige Piazza Italia, in deren Mitte ein Brunnen mit achteckigem Grundriß emporragt. Eine Reihe wunderschöner Herrenhäuser, zu denen auch der Palazzo D’Attimis Maniago gehört vervollständigen das Ortsbild.
Dem Besucher der sich in dieser Gegend eine Zwischenmahlzeit gönnen will bietet die reichhaltige friaulische Küche zahlreiche traditionelle Bauerngerichte wie Wurstwaren, Pilze und Flußfische, Weinbergschnecken und die niemals fehlende köstliche Polenta.
Wer deftige Gerichte schätzt, dem empfehlen wir mit Kartoffeln gekochten Käse, “il mus“ (mit zerschlagenen Eiern und Salz aufgekochte Milch), “il salat col covo“ (mit saurer Sahne gegarte Wurst) und “la pinza“ (ein typischer Kuchen mit viel Rosinen und Fenchelsamen), die hier mit den ausgezeichneten Lokalweinen serviert werden.
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