L’Udinese

Fascino millenario

Costruzioni che hanno origini lontane, edifici dalla particolare struttura e tradizioni locali fanno della provincia di Udine una terra tutta da visitare.

 

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Udine, la loggia di San Giovanni con la

Torre dell’Orologio di Giovanni da Udine,

sullo sfondo il Castello.

 

Città millenaria secondo i documenti in nostro possesso ma quasi bimillenaria secondo i dati archeologici, fu per ben cinque volte, nell’arco dei secoli, circondata da cinte murarie sempre più ampie. Nessuno si rende conto, oggi, di calpestare il suolo più antico di Udine quando transita nell’odierna via Rialto, eppure proprio qui sorgeva uno dei piccoli villaggi che, intorno all’anno Mille, circondavano il castello, quella “villa Udin” che successivamente diede il nome all’intera città. Fu Bertrando di Saint Geniès (1334-1350) che la condusse al ruolo di assoluto primato tra le comunità dello Stato e contribuì al suo sviluppo economico e culturale. L’assetto urbanistico della città che noi vediamo nel centro storico è andato definendosi nei primi secoli della dominazione veneziana, nel XV e XVI secolo. A partire dal 1448 si inizia la costruzione della loggia del Lionello mentre la torre dell’orologio di Piazza Libertà è del 1517. Accanto alla committenza pubblica si colloca la grande munificenza della famiglia Antonini, di origine carnica che arricchì la città di prestigiosi palazzi.

Il migliore è certamente palazzo Antonini, oggi sede della Banca d’Italia, per il cui progetto fu chiamato, nel 1556, il celebre Andrea Palladio. A un’altra famosa famiglia, i Manin, si deve la trasformazione radicale del Duomo attuata agli inizi del XVIII secolo la cui originaria struttura gotica fu rivoluzionata da abbellimenti barocchi. Gli ultimi due Patriarchi di Aquileia, Dionisio e Daniele Dolfin, contribuirono a dare a Udine alcuni dei gioielli più preziosi del suo attuale patrimonio architettonico e artistico: aprirono il cantiere del nuovo palazzo patriarcale chiamando l’architetto Domenico Rossi e il pittore Gianbattista Tiepolo ad abbellirlo, incaricarono l’architetto Giorgio Massari di disegnare la nuova facciata della chiesa di Sant’Antonio abate, vollero la biblioteca che oggi conserva più di diecimila volumi. Tuttavia non di solo arte e storia si nutre questa splendida città: “vini, vivande, vicende, vedute” non è l’insegna di un nuovo negozio ma il programma sintetico della più interessante manifestazione che si organizza a Udine a cura dell’Amministrazione Comunale con il coinvolgimento di molte istituzioni, enti pubblici e privati, consorzi di produttori che si tiene ogni anno nella prima metà di ottobre. Questa manifestazione riassume nella sua denominazione lo spirito più genuino della terra friulana, facendo coincidere qualità della vita con qualità d’ambiente e di produzione locale, presentandola al pubblico finora giunto sempre numeroso anche da oltre confine.

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Udine, la loggia
del Lionello vista
da San Giovanni.

 

 

Tutta Udine è chiamata a collaborare per vestire la città con bandiere e stendardi, per organizzare punti di notevole interesse per qualsiasi curioso visitatore: il centro storico viene chiuso al traffico e si riempie di chioschi, banchi, gazebi, che propongono gli ottimi prodotti di questa antica terra di contadini e artigiani, di studiosi ed artisti, i vini, le grappe migliori, il prosciutto di San Daniele, il formaggio Montasio, gubane, miele, pane e dolciumi artistici, ceramiche e tessuti d’arte, legni, ferri battuti e lavori d’alta oreficeria e gioielleria.

Tra storiche piazze e strade si sviluppa l’andare e il venire del pubblico interessato a tutto e divertito qua e là con spettacoli tenuti da gruppi folkloristici, bande musicali, comici e attrazioni varie per bambini e adulti. Molto piacevole anche l’andar per osterie che per l’occasione fanno a gara per presentare a prezzi “Friuli Doc” l’antica e semplice cucina della montagna carnica e delle località marine.

Oppure si può itinerare tra i ristoranti che ogni anno si dilettano a studiare e offrire menù sempre diversi. Momento di svago e di festa ma anche modo per conoscere situazioni straniere confinanti come l’Austria e la Slovenia. Esse partecipano, infatti, alla grande festa portando a Udine le loro produzioni: dentro la città friulana, trasformatasi per quattro giorni in grande emporio, viaggiare nel tempo e nello spazio non costa.

Udine è un punto di partenza ideale per il turista alla ricerca di sapori profondamente legati al patrimonio storico e culturale del Friuli Venezia Giulia ma non solo. Fermarsi per qualche giorno in questa città significa infatti essere introdotti ai segreti di una produzione vinicola e alimentare i cui pregi sono noti dai tempi dell’impero romano.

Proprio da Aquileia prendevano il largo le navi cariche di anfore destinate a deliziare le tavole degli imperatori. Le stesse produzioni vinicole furono, nei secoli successivi, apprezzate nelle corti di mezza Europa, soprattutto, grazie all’opera di quell’Asquini che, dalle colline attorno a Udine, nel Settecento, con un instancabile lavorio diplomatico e commerciale, fece conoscere fuori dai confini locali quello che si sarebbe affermato come il principe dei vini friulani: il Picolit. Ma anche sul colle del castello, alla Casa della Contadinanza, è possibile conoscere i prodotti tipici, in un punto di rappresentanza dell’agroalimentare locale.

La Casa della Contadinanza fu costruita a fianco del castello nei primi del Novecento. Salire sul colle del castello significa godere di una vista unica su tutto il Friuli. Non a caso la leggenda lo vorrebbe realizzato allo scopo di permettere ad Attila di godere della vista dell’incendio di Aquileia. In realtà il colle è di origine naturale ma la bellezza del panorama ha contribuito a mantenere in vita il mito fino ad oggi.

23_aLa carità del Beato Bertrando.

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l’uccisione del Beato Bertrando.

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Udine

il Duomo.

 

Ma anche le vecchie osterie sono un piccolo tesoro udinese. Affinchè questo patrimonio non vada perso è nato il “Comitato friulano” per la difesa delle osterie per continuare un rito che racchiude in sè storia e cultura: frequentare l’osteria. Sapori e colori continuano a San Daniele, cittadina serenamente adagiata su un colle, nota per la sua tipica produzione gastronomica e scrigno d’arte, storia e cultura.

Questa vivace città, abbarbicata su un’altura, è l’unico centro storico, a nord di Udine, ancora integro nelle antiche strutture costituenti l’impianto urbanistico dopo i violenti terremoti del 1976 ed è conosciuta soprattutto per l’inimitabile prosciutto che vi si produce: “il sandaniele”.

Narra la leggenda che i patriarchi aquileiesi avessero deciso che una delle loro residenze sorgesse qui proprio allo scopo di assicurarsi una congrua scorta di tale squisitezza dalla fama secolare. Il mito lega l’origine di San Daniele al longobardo Rodoaldo, che nel 927, avrebbe ucciso il patriarca aquileiese Leone, dopodichè, pentitosi, avrebbe espiato il suo peccato facendo costruire una chiesetta sul poggio.

Abbandonato nel V secolo, il colle fu rioccupato nel VII e, in epoca franca, verosimilmente fortificato.

Sulla cima del colle, intorno alla chiesa dedicata al profeta, si sviluppò il primo abitato medievale: i numerosi interventi sull’edificio di culto furono sicuramente legati ai successivi nuovi assetti del complesso castellano e al conseguente aumento degli habitatores feudali. In seguito però la posizione venne progressivamente abbandonata e la cittadella, sede del pubblico mercato più importante del Friuli, dopo quelli di Cividale e Aquileia, si estese all’intero terrazzamento sudoccidentale scendendo, poi, gradualmente, lungo i versanti del poggio verso la pianura fino a unirsi ai borghi rurali circostanti, formati dalle caratteristiche dimore rustiche “a corte”.

Oltre al castello, nel Medioevo, San Daniele poteva contare anche su un’altra struttura difensiva: le mura, poi quasi interamente demolite. Piazza Vittorio Emanuele è al centro della cittadina, dominata dalla candida mole del Duomo, dedicato a San Michele Arcangelo, con l’ampia scalinata e l’incompiuto campanile, iniziato nel 1531, su disegno di Giovanni da Udine.

Sul lato sinistro della piazza antistante il Duomo si staglia il palazzo del Monte di Pietà con loggia a bugnato rustico al piano terra e grande bifora centrale al piano superiore. A poca distanza dal Duomo si erge la chiesa di Sant’Antonio abate, sorta per volontà della “fraterna” dedicata al santo eremita, consacrata nel 1308, per offrire conforto spirituale ai degenti dell’attiguo “pio ospedale di Sant’Antonio”.

Gravemente danneggiata dal violento sisma del 1348, la chiesa fu ristrutturata nel rispetto delle forme originarie e arricchita con affreschi tardogotici, ispirati ad episodi dell’infanzia di Cristo.

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Andrea Bellunello

La Crocefissione, 1476.

Sulla sinistra, San Pietro consegna il pastorale
a Sant’Ermacora. La tela è ricca di riferimenti teologici, storici e politici. Udine, Civici Musei-Galleria d’Arte Antica.

 

Dall’arte alla cultura per arrivare ad una conclusione culinaria questa città offre veramente la possibilità di trascorrere qualche giornata speciale.

Ha lo stesso nome della porta attraverso la quale si entra nel centro storico di Udine, situata a poca distanza dal mare e dalla stazione balneare di Grado, Aquileia, ridente centro rurale di circa tremila abitanti, offre al visitatore un paesaggio costellato dalle innumerevoli vestigia di un grandioso passato.

Colonia di diritto latino fu fondata nel 181 a.C. dai consoli P. Scipione Nasica, C. Flaminio e L. Manilio Acidino per ordine del Senato allo scopo di osteggiare le pressioni dei gallo-carni e di costituire una base per le future operazioni militari indirizzate in primis al controllo dell’Adriatico e delle tribù illiriche e istriane. Aquileia divenne ben presto una base operativa e importante presidio per tutto l’arco alpino nord-orientale; nella città di frontiera si fermarono così numerosi consoli, proconsoli e imperatori. Nel IV secolo la città fu meta di transito per gli imperatori tra occidente e oriente e sede di un Concilio voluto da Ambrogio di Milano nel 381. Nel 401 Alarico, re dei visigoti, la assediò e conquistò. Nel 452, dopo tre anni di assedio, Attila la occupò. Proprio con la conquista del re degli Unni viene meno l’importanza strategica della roccaforte romana mentre si consolida il ruolo della Chiesa aquileiese. Sono note le diatribe religiose tra niceni e ariani o anche le dispute in merito all’ortodossia di Origene, all’eresia di Pelagio e lo scisma dei tre Capitoli.

La nuova colonia fu subito collegata alla rete stradale della pianura padana per mezzo di importanti assi viari: la via Annia, realizzata nel 153 a.C. che collegava il centro a Rimini passando per Padova e Altino e, nel 148 a.C., la Postumia, che raggiungeva Genova, toccando Servegliano, Codroipo, Oderzo, Treviso, Vicenza, Verona, Cremona, Piacenza e Tortona.

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La via Julia Augusta conduceva da Aquileia verso il Norico e l’importante centro di Magdalensberg.

Sotto Augusto la città divenne capitale di un vasto territorio, sviluppando, rapidamente, la sua vocazione commerciale e raggiungendo, in poco tempo, un gran livello di prosperità grazie al porto fluviale.

Da un punto di vista urbanistico la città si dotò di un’ampia cinta muraria, con porte ferrate, torri di difesa e fossati, toccò nel III secolo la massima espansione e realizzò un foro con annessi edifici pubblici, quale la Basilica Civile, il Grande Mercato, il tempio, la curia comitium. Le ricerche archeologiche confermano l’esistenza di numerosi edifici cultuali dalle ricche decorazioni architettoniche in terracotta edificati nella parte a nord della città. Un’estesa necropoli è stata poi rinvenuta anche nelle località Colombara e Sant’Egidio, lungo la strada che conduceva ad Emona.

Non si può lasciare Aquileia senza una visita alla splendida Basilica Patriarcale che, eretta per volere del vescovo Teodoro, sorse dopo l’editto di Milano del 313 d.C. e si articolò in una serie di ambienti che, attraverso numerose trasformazioni, hanno dato luogo all’attuale basilica, famosa nel mondo per i suoi mosaici.

Felix, populosa, splendida, sublimis, clara, sono alcuni aggettivi latini con cui Aquileia viene descritta dagli autori antichi, colpiti dalla magnificenza della città. Altra città ricca di storia, fascino e cultura è Cividale. Questa graziosa cittadina è strategicamente arroccata sulle alte pareti rocciose della sponda destra del fiume Natisone. È, soprattutto, a partire dall’epoca romana che le testimonianze ci permettono una buona ricostruzione storica. Si fa risalire la fondazione di questa città attorno al 50 a.C. ad opera di Giulio Cesare in funzione strategica militare per il controllo dei valichi nord-orientali dell’Italia. Poco dopo la città divenne municipium e, in seguito alla divisione augustea dell’Italia in undici regioni, fu compresa nella X Regio, denominata più tardi Venetia ed Histria.

In seguito, Forum Iulii fece parte del sistema difensivo delle Alpi orientali. Quando nel 568 i longobardi iniziarono l’occupazione dell’Italia, il loro re Alboino scelse Forum Iulii come sede del primo ducato e lo affidò al nipote Gisulfo. La scelta di Cividale non era casuale trattandosi del maggior centro fortificato della regione. L’ VIII secolo segna un periodo di prosperità politica e culturale per il ducato longobardo del Friuli: la città diviene un luogo di incontro tra poteri sovrani e aristocratici, istituzioni ecclesiastiche ed egemonie culturali. Tuttavia il momento di massimo splendore per la città coincide con il declino del regno longobardo. Nel 773 il re franco Carlo si proclama re dei longobardi e nel 776 la città di Cividale è occupata dai franchi e cambia nome in Civitas Austriae.

All’interno della città si possono visitare il Museo Archeologico Nazionale che contiene reperti longobardi che si collocano per importanza al secondo posto in Italia dopo quelli del Museo dell’Alto Medioevo a Roma. Il Museo cividalese custodisce anche altri reperti per lo più di età altomedievale rinvenuti in diversi punti della regione. Altro elemento di spicco è l’oratorio di Santa Maria in Valle, tempietto longobardo e uno dei monumenti più complessi dell’alto medioevo. Il piccolo edificio a pianta rettangolare conserva nella sua parete occidentale parte dell’originaria decorazione ad affresco a stucchi.

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San Daniele del Friuli

il Duomo.

 

Il museo cristiano, invece, è situato in un vano raggiungibile dalla terza campata della navata destra del Duomo. In esso sono conservati dei capolavori della scultura altomedievale in Italia: il battistero di Callisto e l’altare di Ratchis. Intrisa di storia è anche Gemona, sede antica di insediamenti preistorici, popolata dai celti e successivamente dai romani che vi fondarono due stazioni doganali e un castrum.

Il castello sorto sulla fortificazione romana, fu potenziato durante la successiva dominazione longobarda e ricostruito in età patriarcale.

Caduto in abbandono fin dal periodo veneto rovinò definitivamente con i sismi del 1976 ed è ora in fase di avanzata ricostruzione.

Risale al Medioevo anche il monumentale Duomo di Santa Maria Assunta che si sviluppa nel luogo di preesistenti edifici cultuali di epoca carolingia, ottoniana e romanica. Usciti dal Duomo si imbocca via Bini, sede dell’antico nucleo cittadino sorto ai piedi del castello, che conduce al rinascimentale palazzo del comune.

Altri edifici storici prospicienti la via sono: palazzo Giurisatti, con portico a doppia arcata sovrastata da un’elegante trifora gotico-fiorita, la neogotica casa d’Aronco con caratteristici balconcini d’angolo e la medievale casa Antonelli con paramento della facciata in cotto e doppia bifora. Tra gli edifici ricostruiti fedelmente, dopo il sisma del 1976, ricordiamo la chiesa di Santa Maria del Fossale, di origini secentesche e la chiesa di San Rocco eretta agli inizi del Cinquecento.

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San Daniele del Friuli

la Chiesa
di Sant’Antonio Abate.

 

Se, infine, si vuol parlare di difesa non si può tralasciare Palmanova. La fortezza di Palma, più tardi detta “la nuova”, con la sua presenza poderosa spicca nel sistema difensivo friulano ereditato nel 1420 dalla Serenissima. La costruzione della cittadella dalla caratteristica pianta stellata con nove baluardi determinanti un poligono regolare di diciotto lati, fu decisa solo dopo aver scartato l’ipotesi di potenziare le difese di Udine e di altri luoghi minori come, per esempio, Strassoldo. La nuova fortezza si inserisce pienamente nel grande flusso progettuale che interessò l’architettura fortificata e l’urbanistica europee a partire dal Cinquecento. Fortezze perfette tanto che la loro stessa perfezione portò alla loro praticamente continua inattività. Alla scelta definitiva si giunse dopo vari ripensamenti e con il contributo di numerosi ingegneri fra cui Vincenzo Scamozzi. Caduta in mano francese, durante l’occupazione napoleonica, la fortezza vide gli ultimi grandi lavori di ampliamento dei circuiti muniti con la costruzione di opere difensive avanzate e di collegamenti sotterranei. In questo periodo vengono costruite anche aggiornate opere edilizie che si inseriscono nel tessuto urbano palmarino, quali nuove caserme e polveriere. Ancor oggi, nonostante scelte edilizie non sempre felici, Palmanova si presenta come uno fra i più significativi monumenti fortificati della regione. La grande mostra realizzata nel 1993 per celebrarne i quattrocento anni dalla fondazione, se ha contribuito a risvegliare l’interesse per l’innegabile bellezza della “città stellata” friulana, al tempo stesso ha consentito di collegarla con le altre fortezze simili progettate nel nostro continente, mettendone in risalto il ruolo primario di modello tanto esaltato dai contemporanei. Eppure le bellezze della provincia di Udine non sono finite. “Un soggiorno degno di un re” nei pressi di Codroipo: così Carlo Goldoni descrisse nelle sue memorie “l’immenso palazzo e i superbi giardini di Passariano, dei conti Manin, nobili veneziani. Villa Manin, infatti, non è solo la più grande villa del Nord-Est italiano, se non forse dell’Italia intera, ma è anche quella più integra, se consideriamo il complesso nella sua interezza.

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Cividale del Friuli
veduta sul fiume Natisone.

il ponte del diavolo

sul fiume Natisone.

 

Fu costruita per volere dei Manin, nobile famiglia che era stata esiliata da Udine insieme a Dante e che ricostruì a Udine la propria prosperità. Il nucleo principale della villa venne ampliato attorno al 1700 nelle forme che ancora oggi si possono ammirare e che ne fanno un unicum nel panorama delle ville venete.

Proprio per le sue immense proporzioni essa appare più come una residenza mitteleuropea che una villa anche se venne pensata come residenza privata di campagna. In essa si trovano riunite tutte le caratteristiche tradizionali proprie della villa dei territori di influenza veneziana.

Al centro del complesso si può ammirare l’imponente casa padronale; la sala centrale si sviluppa oggi su tre piani e si distende su cinque aperture finestrate.

Dalla sala si dipartono infinite fughe barocche di stanze laterali mentre al primo piano venne ulteriormente arricchita, nel corso del Settecento, con l’aggiunta sui lati di appartamenti aristocratici ai quali si accede attraverso scale di dimensioni gigantesche.

Al pianterreno si trovano le scale più sfarzose che testimoniano la volontà di mettersi in relazione diretta con il giardino e con la natura.

Questo aprirsi verso l’esterno è sottolineato grazie all’espansione del corpo centrale, al pianterreno, in due ampie ali laterali, costruite secondo l’ideale rinascimentale della villa, intesa come edificio allargato e poco elevato.

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Cividale, volta affrescata

del Tempietto Longobardo

e il suo interno affrescato.

Cividale del Friuli
la casa medievale.

 

Da qui si espandeva uno dei giardini barocchi più vasti d’Italia. Tuttavia il legame stretto tra villa e territorio è percepibile solo se ci si pone nel salone centrale e si lascia partire lo sguardo in avanti e all’indietro. In senso architettonico lo scopo che qui si dichiara è quello di creare una grande residenza adibita allo svago e alla ricreazione. Degli antichi arredi interni non è rimasta alcuna traccia mentre rimangono in perfetto stato di conservazione le decorazioni in stucco e affresco.

La villa fu spesso al centro di importanti avvenimenti storici friulani. Nel 1917, a seguito della rotta di Caporetto, i Manin si rifugiano a Roma mentre la villa viene saccheggiata. Fu proprio in quella dolorosa occasione che andò perduto quasi completamente il suo arredo storico e in particolare la quadreria.

Iniziò il lento degrado della villa tanto che nel 1962 lo Stato decise l’alienazione del bene architettonico, il suo acquisto e l’inizio dei lavori di restauro dell’intero complesso sotto la cura della Regione.

Attualmente si mira alla valorizzazione dell’edificio che è il più importante palcoscenico della storia friulana e l’esempio più brillante della cultura del patriziato udinese. Se l’occhio gode di simili bellezze artistiche, lo spirito esce rinvigorito a contatto con le splendide zone naturali di cui il Friuli Venezia Giulia è ricco. Per chi proviene da ovest è possibile abbandonare l’autostrada all’uscita di San Giorgio di Nogaro per raggiungere poi, in pochi minuti, l’abitato di Marano lagunare, una vastissima area che ospita la Riserva naturale regionale delle Foci dello Stella che si estende su 1400 ettari circa. Questa importante zona è stata da tempo riconosciuta quale “zona umida di importanza internazionale” secondo la convenzione di Ramsar, in particolare per l’abbondanza di uccelli migratori che qui si concentrano. La peculiarità vegetazionale di maggior rilievo è rappresentata da un vastissimo canneto interrotto da alcuni laghetti e insenature che si modifica gradualmente in “barene”, isolotti fangosi ammantati da piante alofite. All’estremità orientale della Laguna di Marano e Grado si estende ancora una valle di notevole importanza ornitologica. Si tratta della riserva naturale regionale di Valle Cavanata. L’intero specchio lagunare, di cui si tratta, si osserva bene lungo la statale che collega Monfalcone a Grado; esso, da vari anni a questa parte, ospita una consistente popolazione di gabbiani, cormorani, cigni reali e tantissimi altri uccelli acquatici. Poco più a est si estende, infine, la Riserva naturale regionale della Foce dell’Isonzo. Il fiume di cui si parla nasce nelle Alpi Giulie in Slovenia e termina qui il suo corso, lungo 140 chilometri. In quest’area hanno termine, con Duino, le alte coste rocciose tipiche dell’Adriatico orientale e iniziano le coste basse e le lagune a formare uno tra i più importanti complessi di zone umide del mondo.

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Fagagna

le mura del castello
di Villalta.

 

Da tempo è in atto un’azione di restauro e ripristino degli habitat degradati o scomparsi, in particolare la filosofia dei progetti realizzati in ambito costiero-lagunare è stata quella di allontanare e deviare progressivamente il disturbo umano dai siti più delicati e fragili della laguna, concentrando i visitatori in zone per essi appositamente progettate. Dall’amore per la natura al riposo, Lignano Sabbiadoro, giovane città del divertimento e della vacanza, funge da centro di gravità turistica per la regione Friuli Venezia Giulia che, protetta a Nord dalla cerchia delle Alpi e dall’Austria, a Sud dal Mare Adriatico e ad est dalla Slovenia, offre ai numerosi turisti paesaggi suggestivi, relax e cultura.

Dal mare ai monti, da Est a Ovest le distanze, in linea d’aria, non superano i cento chilometri e una moderna rete autostradale le rende facilmente percorribili. Lignano sorge su una penisola che si protende sul tranquillo mare adriatico, alle spalle dell’oasi WWF della Laguna di Marano, dove da molti anni sventola la “Bandiera Blu d’Europa”, l’ambito riconoscimento ottenuto anche nel 2002, quale simbolo di seria operatività nel tenere pulite le proprie spiagge, acque ed aree portuali. Caratteristica peculiare di Lignano, come si evince dal nome stesso, sono gli otto chilometri di arenile formato da sabbia finissima che pare riflettere i colori caldi e dorati del sole.

La città dispone inoltre di una fra le più suggestive e capienti Arena Beach in Italia. Insomma, con simili bellezze per ogni gusto, il Friuli Venezia Giulia è una Regione tutta da visitare!

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Colloredo di Monte Albano il Castello. Castello di S. Pietrodi Ragogna.Foto Paolo Belvedere

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Maiano

castello di Susans.

Foto Paolo Belvedere

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Gemona del Friuli

il Duomo.

UDINE AND SURROUNDING AREA

 

Documented as a thousand-year-old city but stretching back two millennia according to archaeological evidence, Udine was once surrounded by thick city walls. The layout of the historic city centre as we know it today began to take shape during the early period of Venetian control in the 15th and 16th centuries.

Working alongside the public authorities were the Antonini family, hailing from the Alpi Carniche, who furnished the city with a rich display of prestigious palazzi, the most outstanding of which must surely be the Palazzo Antonini, now the headquarters of the Banca d’Italia and designed by celebrated architect Andrea Palladio. We owe the radical transformation of the Duomo in the early 18th century, when the great gothic structure was embellished with Baroque elements, to yet another celebrated family, the Manin. However it would be wrong to assume that this splendid city thrives solely on art and history: “vini, vivande, vicende, vedute” [“wine, food, history, views”] is not the name of a new store but a short description of a new and inspired initiative by the Udine administrative authorities. The authorities have appealed to the entire city to work together to dress the city centre with flags and banners, filling it with kiosks and counters selling the finest products this age-old region has to offer: wines, grappas, San Daniele ham, Montasio cheese, gubane cakes, honey, bread and sweets as well as pottery, fabrics, wooden objects, wrought iron and jewellery. Entertainment is laid on for the public by folk groups, bands of musicians and comedians.

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Pieve di San Lorenzo

Monte di Buja
affreschi gotici nella Cappella della Vergine
architrave decorata posta sopra la porta laterale.

Foto Paolo Belvedere

 

Much enjoyment is also gained from specially priced “Friuli Doc” menus laid on by local osterie, comprising the ancient yet simple cuisine of the Alpi Carniche and the region’s marine areas.

Tourists can enjoy superb and unparalleled views over the entire Friuli region from the Colle del Castello.

There is no doubting the legend that Attila enjoyed the sight of the burning city of Aquileia from this hill. Savours and colours are also a major theme in San Daniele, a small hilltop town renowned for its gastronomic delights and itself a veritable treasure chest of art, history and culture. The town is especially famous for its remarkable ham, the “Sandaniele”.

The Piazza Vittorio Emanuele lies at the heart of the town, dominated by the unabashed bulk of the Duomo, with its wide staircase and unfinished belltower, begun in 1531. To the left of the piazza lies the Palazzo del Monte di Pietà. A short distance from the Duomo lies the church of Sant’Antonio Abate.

The church was dedicated to the hermit saint and was consecrated in 1308 to provide spiritual comfort to the sick in the neighbouring hospital of Sant’Antonio. Another splendid city just a short distance from the sea is Aquileia, which offers visitors a landscape dotted with relics from a prestigious past.

This Roman colony was founded in 181BC by order of the Senate, with the aim of warding off the Celts and establishing a base from which to control operations in the Adriatic, and also the two tribes, the Lyrics and the Istrians.

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Venzone

il Palazzo Comunale.

Venzone

le mura sullo sfondo

il Duomo.

 

Aquileia quickly became an operations base and an important garrison for the entire North-Eastern Alps. However, with Attila the Hun’s conquest in 452, the strategic importance of the Roman stronghold was weakened whilst the role of the Aquileian church was promoted. The new colony was immediately linked up to the network of roads in the Po Valley via major routes such as the Via Annia, Via Postumia and the Via Iulia Augusta.

Under Augustus the city became the capital of a vast territory and trade soon prospered thanks to its river port. A visit to Aquileia would not be complete without a visit to the wonderful basilica erected by Bishop Theodore; it was built following the edict of Milan in 313AD and takes the form of a series of rooms that combine to make up the current basilica, which is famous across the world for its mosaics. Another town steeped in history, mystery and culture is Cividale.

The town dates back to around 50BC and was founded by Julius Caesar as a location of strategic military importance for controlling the North-Eastern border passes. It later became a municipium and was subsequently included in the so-called “Tenth Region” of Italy. When the Lombards invaded Italy in 568 their king Alboino chose Cividale as the seat of the first duchy.

However the town’s greatest moment came at the time of the decline of the Lombard rule. Today, visitors can view Lombard artefacts of vital significance in the Museo Archeologico Nazionale in the centre of the town. Another point of interest is the Oratory of Santa Maria in Valle, a Lombard temple which is one of the most intricate monuments of the high Medieval age.

This diminutive edifice, with rectangular floor plan, still displays part of its original stucco fresco decoration. Another historical location is Gemona, a prehistoric settlement populated first by the Celts and later by the Romans. Gemona castle fell into disrepair at the end of the Venetian period, was destroyed completely in the earthquake of 1976 and is now coming to the end of a period of ongoing restoration. The cathedral of Santa Maria Assunta also dates back to the Medieval period.

The Duomo leads onto the Via Bini, the nucleus of the old town at the foot of the castle, which leads to the Renaissance palazzo used by the Gemona authorities. It would be wrong to touch on defence without mentioning Palmanova. The imposing fortress of Palma, later known as “la nuova”, was constructed in Friuli by the Venetians as a defence system. The construction of the citadel, which is designed in a striking nine-pointed star shape with 18 sides, was only given the go ahead after it was decided not to exploit defences at Udine. However the delights of the Udine province do not end here. Towards Codroipo in Passariano is the Villa Manin, the largest villa in Northeast Italy.

The immensity of this villa lends it the air more of a Central European residence than a villa, in spite of the fact that it possesses all the traditional characteristics of a Venetian-inspired villa: at the heart of the complex visitors can admire the imposing main house; the main hall is laid out over three floors and extends over five windowed openings.

These windows set off never-ending Baroque arches leading to side rooms while to the wings on the first floor lie the aristocrats’ apartments which are accessed via vast staircases.

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Villa Manin
di Passariano,
sede di importanti mostre.

 

On the ground floor are splendid staircases that testify to the desire of the inhabitants to have direct access to the garden and outdoors. In addition to its artistic treasures, Friuli-Venezia Giulia enjoys an abundance of areas of natural beauty.

Leaving the motorway at the San Giorgio al Nogaro exit, it is only a short drive to the Marano lagoon, a vast area that encompasses the Foci dello Stella nature reserve.

This wide expanse has long been recognised as a wetland of international importance, most notably on account of the migratory birdlife that populates the area. With regard to flora, this takes the form of an immense stretch of reed thicket broken by pools and small bays that turn into “sandbanks”, small, muddy islands topped with salt-water plants. Another important nature reserve in the region is the Valle Cavanata. This reserve is host to a population of gulls, cormorants, swans and other aquatic birdlife. Lastly, a little further towards the East lies the regional nature reserve of Foce dell’Isonzo. Lignano Sabbiadoro never fails to attract holidaying tourists. The resort is located on a peninsula that hangs out into the Adriatic Sea. A special feature of Lignano, as its name suggests (sabbia – sand; oro - gold), are the eight kilometres of fine sand which reflect the warm, golden tones of the sun. The town also boasts one of the largest and most charming Beach Arenas in Italy. With something to suit all tastes, Friuli-Venezia Giulia is a region just waiting to be explored.

 

UDINE UND PROVINZ

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Vista del lago di Predil dal sovrastante forte
in estate e in inverno.

 

Nach den vorliegenden Schriftstücken soll diese Stadt ein Jahrtausend alt sein, die archäologischen Funde belegen jedoch, dass sie sogar seit fast zwei Jahrtausenden existiert und im Laufe der Jahrhunderte von immer weitläufigeren Stadtmauern eingegrenzt wurde. Die heute in der Altstadt zu sehende urbanistische Struktur hatte sich bereits in den ersten Jahrtausenden der venezianischen Herrschaft im XV. und XVI. Jahrhundert abgezeichnet.

Neben den öffentlichen Auftraggebern bereicherte auch die Familie Antonini karnischer Herkunft Udine mit preziösen Stadtpalästen. Das schönste dieser Gebäude ist sicherlich der vom berühmten Andrea Palladio entworfene Palazzo Antonini, wo sich heute die Zweigstelle der italienischen Nationalbank befindet.

Einer anderen bekannten Familie, den Manin, ist der radikale Umbau des Doms zu Beginn des XVIII. Jahrhunderts zu verdanken, während dem das ursprüngliche gotische Baugefüge mit barocken Dekorelementen renoviert wurde.

Nicht nur Kunst und Historie sind die Leitmotive dieser bezaubernden Stadt: “Weine, Gerichte, Begebenheiten und Aussichten” ist kein Werbespruch für ein neues Geschäft, sondern die synthetische Zusammenfassung der interessantesten von der Stadtverwaltung in Udine organisierten Folkloreveranstaltung. Die ganze Stadt beteiligt sich aktiv an der Ausschmückung der Altstadt mit Fahnen und Flaggen und der Ausstattung mit Kiosken, Ständen und Jahrmarktszelten, in denen die typischen Produkte und Köstlichkeiten dieser antiken Gegend angeboten werden: Weine, Grappas, San Daniele Schinken, Montasio Käse, Gubane (Hefekuchen), Honig, Brot, Süßigkeiten und auch Keramiken, Stoffe, Holzartikel, Schmiedeeisenarbeiten und Gold- und Juwelierkunsthandwerk.

Für die Unterhaltung des Publikums sorgen Vorführungen von Folkloregruppen, Musikkapellen, Komikern und andere Attraktionen.

Besonders geschätzt sind auch die einladenden “Osterie“, in denen während dieser Festzeit die antike Hausmannskost der karnischen Gebirgsgegend und der Meerlokalitäten zu “Friuli Doc”- Preisen vorgestellt wird.

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Der “Colle del Castello“ ist sicherlich einen Ausflug wert, denn von hier aus hat man ein unvergleichliches Panorama auf die ganze Region Friaul. Es ist also kein Zufall, wenn die Volkslegende will, dass dieser Hang errichtet wurde, damit Attila den Ausblick auf den Brand von Aquileia genießen konnte.

Interessante Geschmacks- und Farbeindrücke sind auch in San Daniele anzutreffen: diese auf einem Hügel gegründete Kleinstadt ist insbesondere dank ihrer gastronomischen Spezialitäten – dem unnachahmlichen San Daniele Schinken – und zudem als Schatzkammer der Kunst- und Kulturgeschichte bekannt.

Piazza Vittorio Emanuele befindet sich mitten im Stadtzentrum unter dem imposanten Dom mit seiner breiten Freitreppe und dem unvollendeten im Jahre 1531 begonnenen mittelalterlichen Turm. Auf der linken Seite der Piazza ist der “Palazzo del Monte di Pietà“ zu sehen. Nicht weit vom Dom entfernt liegt die Kirche des Sant’Antonio Abate.

Die auf Verlangen der geistigen Gemeinschaft errichtete und dem heiligen Eremiten gewidmete Kirche wurde im Jahre 1308 eingeweiht, um den Patienten des angrenzenden Krankenhauses “pio ospedale di sant’Antonio” religiöse Unterstützung zu bieten.

Ein anderer wunderschöner nah am Meer gelegener Ort ist Aquileia, der dem Besucher ein Landschaftsbild mit unzähligen Zeichen seiner bedeutenden Vergangenheitsgeschichte bietet.

Einst Siedlung mit lateinischer Rechtsprechung wurde Aquileia im Jahre 181 v.Ch. auf Befehl des Senats gegründet, um dem Ansturm der Gallier- Karnier standhalten zu können und diente zudem als Standort für die militärische Kontrolle des gesamten Adriagebiets und der Bevölkerungen der Balkanregion und Istriens. Aquileia entwickelte sich rasch zu einem der wichtigsten Stützpunkte des gesamten nordöstlichen Alpenraums.

Während sie als römische Hochburg mit der Eroberung Attilas, König der Hunnen, im Jahre 452 an strategischer Bedeutung verlor, konsolidierte sich zur gleichen Zeit die Machtposition der aquileischen Kirche.

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Lussari
e il suo Santuario
veduta invernale.

Tarvisio, pista di Prampero.

 

Die so entstandene neue Siedlung wurde sofort mit wichtigen Verbindungsstraßen wie der via Annia, der via Postumia und der via Iulia Augusta an das Straßennetz der Poebene angeschlossen.

Unter der Herrschaft des Augustus wurde die Stadt dann zur Hauptstadt eines sehr weitläufigen Landgebiets und entwickelte sich dank ihres Flußhafens zu einem der blühendsten Handelszentren der damaligen Zeit.

Wer in Aquileia ist sollte sich einen Besuch der wunderschönen im Auftrag des Bischofs Theodor errichteten Patriarchalbasilika nicht entgehen lassen; sie entstand nach dem Edikt von Mailand aus dem Jahr 313 n.Ch. und besteht aus einer Reihe von Räumen, deren zahlreiche Umbauten zur heutigen Baustruktur geführt haben. Die Basilika von Aquileia ist in der ganzen Welt für ihre Bodenmosaike berühmt. Eine andere sehenswürdige und faszinierende Kulturstadt ist Cividale.

Diese Stadt wurde um das Jahr 50 v.Ch. von Julius Cäsar als Militärstützpunkt für die Bewachung der nordöstlichen Alpenübergänge Italiens gegründet.

Sie wurde Municipium und gehörte der “Decima Regio“ an. Im Jahre 568, als die Longobarden begannen Italien zu besetzen, wählte ihr König Alboino Cividale als Sitz des ersten Herzogtums. Die Blütezeit der Stadt kam mit dem Niedergang des longobardischen Reichs. Im Archäologischen Nationalmuseum mitten in der Altstadt sind heute sehr bedeutende longobardische Fundstücke zu besichtigen. Zu den Sehenswürdigkeiten von Cividale gehört auch das Oratorium der “Santa Maria in Valle“, ein kleiner longobardischer Pavillon und zugleich eines der komplexesten Monumente des Hochmittelalters. Das kleine Gebäude mit rechteckigem Grundriß bewahrt auch heute noch Teil der ursprünglichen Affresken und Stuckdekorationen.

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Als historisch interessant erweist sich auch Gemona, antiker Sitz der prähistorischen Siedlungen, der zunächst von den Kelten und dann von den Römern besiedelt war.

Das bereits zur Zeit der Herrschaft Venetiens verlassene Schloß verfiel mit den Erdbeben im Jahre 1976 endgültig zur Ruine und ist derzeit in einem fortgeschrittenen Stadium seines Wiederaufbaus. Auch der Dom der “Santa Maria Assunta“ geht auf die Zeit des Mittelalters zurück.

Direkt am Ausgang des Doms biegt man in die via Bini ein, wo sich der antike am Fuße des Schlosses errichtete Stadtkern befindet, der zum Renaissancepalast der Stadtgemeinde führt.

Zu den sehenswürdigen Verteidigungsstrukturen dieser Gegend gehört mit Sicherheit Palmanova.

Die Festung von Palma, die später auch die neue (“la nuova Palma” = Palmanova) genannt wurde beherrscht mit ihrer imposanten Struktur das von der Republik Venedig vererbte friaulische Verteidigungssystem. Die Hochburg mit ihrem charakteristischen Grundriß - mit neun Bollwerken, die ein gleichmäßiges Vieleck mit 18 Seiten bilden - wurde erst errichtet, als ein Ausbau der Festungswerke von Udine endgültig ausgeschlossen war.

Die Provinz Udine verfügt auch über weitere Sehenswürdigkeiten: in der Nähe von Codroipo, in Passariano befindet sich die Villa Manin, die größte Villa im Nordosten Italiens. Wegen ihrer immensen Ausmaße ähnelt sie eher einer mitteleuropäischen Residenz als einer Villa, obwohl sämtliche Charakteristiken der venezianischen Villen eindeutig zu erkennen sind. In der Mitte des Gebäudekomplexes ist ein mächtiges Herrenhaus zu bewundern; der Hauptsaal erstreckt sich heute über drei Stockwerke und fünf Fensterfassaden. Von hier aus führen unzählige barocke Fluchtwege in Nebenzimmer und im ersten Stock befinden sich seitlich die aristokratischen Wohnungen, die über gigantische Treppen zu erreichen sind. Im Erdgeschoß sind die prunkvollsten Treppen zu sehen, die ein eindeutiges Zeichen des Verlangens nach Kontakt mit der Natur und dem Gartenbereich darstellen.

Die Region Friaul-Julisch-Venetien hat neben ihren Kunstschätzen auch zauberhafte Naturlandschaften zu bieten.

Nach Verlassen der Autobahn an der Ausfahrt “San Giorgio al Nogaro“ gelangt man in Kürze zur Lokalität “Marano lagunare“: ein weitläufiger Landstrich, in dem sich das regionale Naturschutzgebiet der Flußmündungen des Stella befindet. Diese Gegend wurde bereits seit längerer Zeit als Feuchtigkeitsgebiet von internationaler Bedeutung anerkannt, insbesondere da sie ein wichtiges Habitat für zahlreiche Arten von Wandervögeln darstellt.

Die Vegetation charakterisiert sich durch üppige Schilfhaine, in denen hin und wieder kleine Seen und Einbuchtungen anzutreffen sind, die nach und nach in Sandbänke und in kleine mit Salzwasserpflanzen bewachsene Schlamminseln übergehen. Auch die Talgegend “Cavanata“ ist ein wichtiges Naturschutzgebiet der Region. Ein Lebensraum für große Vögelpopulationen: Möwen, Scharben, Höckerschwäne und unzählige andere Wasservögel.

Etwas weiter in Richtung Osten erstreckt sich das regionale Naturschutzgebiet der Flußmündung des Isonzo. Lignano Sabbiadoro ist weltweit als Badeort und optimal ausgestattetes Vergnügungszentrum bekannt. Lignano befindet sich auf einer Halbinsel, die sich auf die Adria vorstreckt.

Wie der Name „Sabbiadoro“ selbst besagt ist der acht Kilometer lange feine Sandstrand, der die warmen und goldigen Farben der Sonne widerzuspiegeln scheint das unverkennbare Merkmal dieses beliebten Ferienorts.

Die Stadt verfügt außerdem über eine der beeindruckendsten und geräumigsten Arena Beaches in Italien. Mit derartigen Attraktionen für jeden Geschmack ist Friaul-Julisch-Venetien sicher auch Ihre ideale Ferienregion!

 

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grifoni in volo
sulle prealpi Giulie.

Sullo sfondo
Gemona del Friuli.

Lago di Cavazzo.

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Tolmezzo

frazione di Illegio

antichi mulini.

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Tolmezzo, “Maina”

B.V. della strada

S. Ilario Martire.

Tolmezzo, casa Janesi.

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Tolmezzo, palazzo Campeis
sede del museo Carnico delle arti popolari
“Michele Gortani”.

Tolmezzo, il Duomo

e il suo interno.

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Palmanova

la piazza grande.
porta Udine

e l’antico acquedotto.

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Aquileia,

interno della basilica.

L’edificio, con pianta

a croce latina,

è ripartito in tre navate,

con presbiterio in elevato

e soffitto carenato.

Foto Paolo Belvedere

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Cividale del Friuli, copertura dell’Evangelario di San Marco, Museo Archeologico Nazionale. Oreficeria veneziana del secolo XIV.

Allegoria della soppressione del Patriarcato di Aquileia, di Placido Costanzi (1751). Proprietà della Fondazione CRUP.

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Cjant d’Aquilee Contadin che tu aris la tiare d’Aquilee

ferme i bus un momentsot il cjamp che la uarzine e are

sot la man che samene il forment tal soreli e ta l’ombre dal nul

jè un’impronte di Rome e la storie e la glorie

dal nestri Friul! Enrico Fruch

Aquileia,un lato

della basilica.

Foto Paolo Belvedere

Aquileia,la facciata

della basilica con

bifora centrale e atrio.

Foto Paolo Belvedere

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Aquileia
resti di colonne romane.

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Un casone nell’ambiente

di laguna; è visibile

la struttura di sostegno

a palafitta.

Foto Giovanni Porcellato

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I grasiui, tipici strumenti
della pesca lagunare stesi

ad asciugare sulle barene

e, sullo sfondo, i casoni, antichi insediamenti lagunari.

Foto Giovanni Porcellato

I casoni alle foci
dello Stella,

costruiti su aree
di fango consolidato
e reso compatto
da una rete di palafitte in legno, erano
un tempo indispensabili per l’attività di pesca.

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Lignano
spiaggia estiva.

Sotto:

Veduta aerea
di Lignano Sabbiadoro.

 

 

 

 

Pulsanti by Follettarosa 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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