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Il Goriziano

Epicentro di tesori

Un salto nel passato per riscoprire castelli dimenticati, chiese medievali e degustare vini e piatti tipici del luogo.

 

Gorizia, l’entrata del Castello.

 

 

Gorizia, città italiana in bilico tra mondo tedesco e veneziano, segnata dall’incontro delle civiltà latina, slava, germanica, è dominata dal castello, attorniato da un incantevole borgo che ne simbolizza l’identità più profonda e lontana. “Mi trattenni a Gorizia per sei settimane e vi trovai tutti gli svaghi che potevo desiderare” parola di Giacomo Casanova che si fermò in questa città nel 1773. Il fascino di questa terra è tutto particolare. Ricordata soprattutto per essere stata uno degli epicentri della Prima Guerra Mondiale i suoi unici tesori stanno riemergendo un po’ alla volta. Nel Medioevo il castello dalla struttura principesca era l’abitazione dei potenti conti di Gorizia i cui possedimenti si estendevano nei territori che oggi si trovano in Italia, Slovenia, Austria, Boemia e Croazia.

Questa splendida costruzione che reca all’interno suggestive sale in stile friulano passò nel 1500 a Massimiliano d’Asburgo che ne conservò l’antica bellezza ed il ruolo strategico che possedeva com’è ben visibile osservando le grandi macchine da guerra, arieti e catapulte situate all’esterno del maniero.

Poco lontano dal castello non possono passare inosservati la trecentesca chiesetta di Santo Spirito e il Museo della Grande Guerra, il Museo della Moda e delle Arti Applicate. Addentrandoci nel centro storico di Gorizia balzerà sicuramente all’occhio del visitatore lo scenografico palazzo Attems-Santacroce, il più bell’edificio della città che si affaccia su Piazza De Amicis ed è sede dei Musei provinciali.

Fu costruito dal goriziano Nicolò Pacassi, uno dei più grandi architetti del Settecento asburgico, prediletto dall’imperatrice Maria Teresa.

Osservare questo palazzo non può sicuramente produrre noia ma nel caso il turista decidesse di dare un’occhiata altrove ecco proprio alle spalle del suggestivo edificio l’antico ghetto con la sinagoga allestita a museo della cultura ebraica, un omaggio alla comunità ebraica cittadina oggi quasi totalmente scomparsa. Un po’ di shopping? Una pausa davanti ad una buona tazza di caffè?

Non si può allora tralasciare Corso Verdi, Corso Italia e il pittoresco Viale XX Settembre con eleganti caffè all’aperto e negozi. Per i più ghiotti Gorizia offre ricette tutte uniche, quali muset e brovade, il cotechino con rape bianche grattugiate e fermentate nella vinaccia, gulash e Kaiserfleish, costate di maiale affumicato di cren. Naturalmente il tutto accompagnato dai vini locali, i DOC del Collio e dell’Isonzo.

Proprio il Collio, affacciato sulla Slovenia in un continuo susseguirsi di bellissime colline da cui deriva il suo stesso nome, è noto per la sua produzione di vini di altissima qualità.

L’area vitivinicola, infatti, si estende attraverso la fascia settentrionale della provincia di Gorizia in un territorio di 1600 ettari di vigneti. I primi sorsero già in epoca preromana e lo sviluppo fu impetuoso.

Attraverso il Medioevo le viti coltivate in questa zona a partire dal Cinquecento furono apprezzate in tutta Europa. La zona collinare, infatti, collocata tra i monti e il mare crea un microclima unico per ventilazione ed escursione termica che ben si sposa con il tipico terreno del Collio fatto di marne di origine eocenica, ideali per la coltivazione della vite. Queste peculiarità creano vini preziosi quali i bianchi Sauvignon, Pinot grigio, Tocai friulano o i vitigni autoctoni di grande importanza come il vitigno Ribolla.

Gorizia palazzo della questura

“Collio Bianco” è il nome della sfida degli ultimi anni, venire di persona in questa terra è l’unico modo per gustarla fino in fondo.

Agriturismi e cantine saranno sempre aperti ai turisti e a coloro che desiderano percorrere la “strada del vino” dalle porte di Gorizia fino a Dolegna.

Fra strade di campagna, sentieri e boschi l’andar per il Collio diviene un inno alla natura, all’indugio, alla vacanza, accompagnato dall’ordinata e continua architettura dei vigneti e sorretto dal ristoro delle cantine, trattorie e botteghe del vino.

Il cuore del Collio, terra stupenda e unica, è Cormons, in un’incantevole zona collinare a ridosso di Gorizia, questo centro è oggi conosciuto per i suoi vini, gli ottimi ristoranti, gli eleganti alberghi e le confortevoli e diffuse strutture agrituristiche dove poter coniugare svago e relax a stretto contatto con la natura. Dall’alto del monte Quarin, dove la vista spazia a 360 gradi fino alla vicina Slovenia, si capisce come, a buon diritto, Cormons ami definirsi “cuore” del Collio. Cuore geografico ma anche economico: da tempo immemorabile è infatti il centro principale di quest’incantevole zona collinare a ridosso di Gorizia.

Sede nell’ VIII secolo del Patriarca di Aquileia era un centro agricolo già famoso per la sua produzione di vino e frutta. Nel Settecento si arricchì di chiese e palazzi ed ora il suo aspetto è di una tranquilla cittadina asburgica. La parte più antica è la cinta medievale, di origine longobarda, uno stretto e caratteristico dedalo di strade e vicoli con case dipinte a colori pastello attorno a cui si sviluppa il centro storico con armoniose architetture secentesche e settecentesche come il Duomo di Sant’Adalberto e il neoclassico palazzo Locatelli ora sede del Municipio.

Piazza della Vittoria,  la settecentesca chiesa  di Sant’Ignazio a Gorizia  con i caratteristici coronamenti a cipolla  dei suoi campanili  e la fontana del Nettuno progettata da Nicolò Pacassi.

Piazza del mercato fin dal medioevo ora luogo deputato per il rito del tajut, il friulanissimo aperitivo con vino bianco condito con chiacchiere.

Girovagando per Cormons ci si imbatte in piccoli tesori architettonici: la torre tardomedievale dell’antica cinta muraria, il portale monumentale sormontato da una grande trifora del settecentesco palazzo Devetag-Del Mestre, la chiesa di San Leopoldo, il Santuario di Rosa Mistica. Proprio davanti a questo, nel centro di piazza Libertà, si erge imponente la statua bronzea di Massimiliano I d’Asburgo su un alto piedistallo di pietra. Collocata originariamente nel 1903 per festeggiare il quarto centenario dell’appartenenza al grande impero, tolta all’indomani della Prima Guerra Mondiale, la statua è ricomparsa nel 1981 per volere della stessa cittadinanza cormonese, fortemente legata ai suoi ricordi e tradizioni. Proprio per questo, appuntamenti da non perdere sono la spettacolare rievocazione storica in onore dell’imperatore con duelli a cavallo, spadaccini e armate di lanzichenecchi, la prima domenica di settembre, cui fa seguito, la domenica successiva, la festa dell’Uva che festeggia nel Collio il rito della vendemmia. Altra terra ricca che non si può dimenticare, tra l’Isonzo e il Collio, è Gradisca, agiata e tranquilla “signora di campagna” che ricorda storie e fortune, non mancando di rallegrarsi per il suo vivere di oggi, scandito da ritmi maturati nei secoli addietro. Figlia di Venezia, nel 1400 fortificata per far fronte alle scorrerie dei turchi, nel secolo successivo divenne parte dell’impero degli Asburgo. Tra il Seicento e il Settecento la città fu principato della famiglia Eggenberg, con diritto di moneta e di voto alla Dieta imperiale, si definì poi “Principata Imperiale Contea di Gradisca” per cadere, infine, nell’oblio e nella tranquillità dettata dalla casa Asburgo.

Rimane ancora oggi il complesso urbanistico con le antiche mura difensive e i suoi torrioni, il Duomo, il museo e il Lapidario civici, la Loggia dei Mercanti, Il Monte di Pietà, la Casa dei Provveditori Veneti e i Palazzi Torriani. Odierne sono la Galleria regionale d’arte contemporanea “Luigi Spazzapan” che espone una cinquantina di pezzi, tra oli, tempere, disegni datati dal 1928 al 1956 che rappresentano tutta la carriera artistica del pittore, accanto alla collezione permanente che offre le opere di Altieri, Spacal, Pizzinato, Alviani, Ciussi, Mocchiutti, Miela Reina, Zigaina, Mirko e Afro Basaldella.

Immancabile l’Enoteca regionale “La Serenissima” ospitata nella casa dei Provveditori Veneti che annualmente raccoglie una selezione dei migliori duecento vini bianchi e rossi, orgoglio del Friuli Venezia Giulia.

Un altro paese dall’antica vocazione alla viticoltura è San Floriano. I nomi degli abitanti di questa località vennero tramandati dal Chartarium Monasterii Aquileiensis e richiamano le fiere origine barbare dei loro antenati slavi: Bizlau, Stogian, Budin ecc.

Proprio i loro avi si erano stabiliti in questa terra, tra il V e il VI secolo, ridando vita a quel che rimaneva degli antichi insediamenti romani.

Convertitosi, poi al cristianesimo, il paese aveva preso il nome di San Floriano in riferimento ai riti propiziatori della primavera e della fecondità dei campi e delle vigne di cui il Santo si faceva portatore.

Da qui la vocazione alla viticoltura che accompagna lo sviluppo del paese fino ad oggi.

Vigne del Collio Vino in barrique di aziende vinicole del Collio. Vino in barrique di aziende vinicole del Collio.

Già in passato la vita del territorio era legata a questa attività: nel Trecento i signori del paese, i Dvor incameravano la decima parte dell’uva vendemmiata. Inoltre sempre accese e talvolta persino violente erano le dispute tra sudditi e signori nel tempo delle vendemmie. Antica tradizione, è, ad esempio, la processione dei Santi Ermacora e Fortunato, a metà luglio. È quasi un rito propiziatorio, un corteo che passa tra i vigneti per invocare la grazia di una buona vendemmia. In autunno, dopo la festa di San Martino, i rinomati vini di San Floriano saranno a disposizione dei numerosi ospiti che ogni anno giungono qui da lontano.

Un fascino tutto legato alla natura è emanato da Grado. Arrivando dalla terraferma, come si giunge a Belvedere e ci si immette sul lungo tratto di strada che taglia quasi a metà la splendida laguna, si può davvero pensare di tutto. Cosa ci sarà oltre quello stretto nastro d’asfalto? Un’immersione nella natura con tutti i suoi particolari e intensi profumi contraddistinti sempre da un leggero fondo di salmastro che fa aprire le narici.

Sulla sinistra, in fondo ma pur sempre molto vicina, l’isola della Madonna di Barbana, a destra le mote con i casoni. Davanti il delicato profilo di una piccola città con un grande campanile e poi, più in là il verde della pineta, i giardini, i parchi, i porti, le spiagge e le varie costruzioni: dalle semplici e antiche case del borgo antico di impronta veneta a quelle più moderne, alle pensioni e agli alberghi.

Prima di giungere in paese si passa il ponte girevole che collega la terraferma a Grado: un’isola con tutte le caratteristiche di quasi tutte le isole rimaste tanto tempo staccate dal “resto del mondo”.

Il Castello di San Floriano.  Foto Paolo Belvedere

Incastonata in mezzo alla natura, l’isola di Grado è ricca di testimonianze antiche con le pregevoli basiliche paleocristiane e il centro storico, con il porto, con le spiagge dorate ricche di benefica sabbia, quella sabbia d’oro che contribuì a trasformare un povero borgo di pescatori in una rinomata località turistica frequentata inizialmente dalla nobiltà austroungarica e oggi da turisti provenienti da ogni luogo.

In provincia di Gorizia ruolo importante è rivestito da un’altra città: Monfalcone. Da sempre zona di confine e punto di transito nelle comunicazioni da e verso l’Europa centro-orientale. Questa collocazione ne ha fatto anche oggetto di incursioni che hanno in larga parte distrutto le più antiche tracce di civiltà.

Gli insediamenti preistorici di cui esistono tracce, probabilmente erano dei castellieri. Quattro nell’area di Monfalcone, di cui uno situato dove oggi sorge la Rocca di Monfalcone, luogo scelto per la posizione strategica dalla quale si controllava la costa da Grado a Trieste, finanche all’Istria settentrionale.

La formazione e la crescita di centri abitati furono stimolate, probabilmente, dalla presenza di una strada detta “dell’Ambra e dell’Ocra” che portava fino al Mar Nero (Silvio Domini). In età imperiale Aquileia fu un nodo centrale per lo sviluppo dell’Impero verso oriente. Anche l’area di Monfalcone fu coinvolta da tale espansione. È possibile esistesse, ma non ve ne è prova certa, un castrum romano in prossimità della Rocca. Di certo gli storiografi romani conobbero le foci del Timavo ove sorgevano delle terme visitate dagli abitanti di Aquileia e talvolta da nobili ospiti.

Anche per quanto riguarda il Medioevo la documentazione storica è molto povera.

 

Nel 967 si ha documentazione dell’esistenza di un nucleo abitato vicus Panzianus. La località di Panzano, sede, oggi, dell’area industriale. La zona di Monfalcone era di importanza strategica per il controllo delle invasioni dall’est, e l’Imperatore Ottone I donò i centri abitati e le fortificazioni al patriarca di Aquileia perché controllasse le invasioni degli Ungari: a quest’epoca risale la prima Rocca di Monfalcone. Nel 1260 si ha documentazione della riacquisizione della “contrata Montis Falconis” e del suo “castrum” ad opera del patriarca di Aquileia, a danno di Mainardo IV di Gorizia.

Non si ha ancora testimonianza di abitazioni nell’attuale sede di Monfalcone. Solo nel 1289 un documento chiama la Rocca “Castrum superius” suggerendo l’esistenza di un “Castrum inferius” ovvero di una cittadella fortificata alla base della Rocca, sede della futura Monfalcone. Nel Trecento la città diventò, quindi, sede di un importante passaggio doganale lungo la “strada del Patriarca”. Nel 1396 si ha notizia di una guerra tra le genti della città, legate alla “Fedele Unione” di Udine, e le genti della Rocca, sulla quale il papa Urbano VI aveva imposto il comando di Filippo d’Alencon. Allo sfaldamento dei poteri dovuto alle lotte intestine seguì il subentro del dominio di Venezia che prese il controllo della città e della Rocca nel 1420.

Nei quattro secoli seguenti l’area di Monfalcone fu ancora teatro di sanguinose guerre contro i Turchi prima (1470-1499) e Austriaci e Germanici poi (1508-1521). A queste guerre seguì la ristrutturazione della Rocca, portata alle sue fattezze attuali nel 1525, e la costruzione di Palmanova (1593) che tolse importanza strategica a Monfalcone. Il dominio di Venezia si concluse con l’avanzata delle armate napoleoniche che, di passaggio verso Trieste, conquistarono la Rocca. Dopo un avvicendarsi di dominatori, la città finì stabilmente sotto il controllo degli Austriaci nel 1814. Anche per Monfalcone si ha in questo periodo un forte sviluppo industriale, che ebbe una spinta verso la fine del XIX secolo dai cantieri navali Adriawerke, dalle Officine Elettriche dell’Isonzo, e dalla costruzione della rete ferroviaria che collegava Vienna a Trieste, Udine, Treviso e poi a Venezia.

Con l’inizio della Grande Guerra e per la richiesta di manodopera la città raggiunse 12.000 abitanti nel 1913.

Tutta la zona di confine nel nord-est d’Italia fu fortemente segnata dalla Grande Guerra. La guerra tra Regno d’Italia e Impero Austroungarico cominciò nel maggio del 1915, ed ancora una volta Monfalcone, rivendicata dall’irredentismo italiano, fu teatro di sanguinose battaglie. La bandiera del Regno d’Italia venne issata sulla Rocca il 9 giugno, e così cominciò il martellamento dell’artiglieria pesante austriaca schierata sul Carso.

La città subì gravissimi danni e venne riconquistata dagli Austriaci dopo la disfatta di Caporetto e la drammatica ritirata delle forze italiane, costrette a ripiegare fino al Piave. La città tornò in mano italiana solo a guerra ormai conclusa il 24 ottobre 1918, e senza l’uso della forza. Monfalcone uscì semidistrutta dalla guerra e cominciò la ripresa gravitando intorno ai cantieri navali. Frenata dalla crisi del ‘29 ebbe nuovo slancio prima della seconda guerra mondiale. Sotto il fascismo si sviluppò anche un forte movimento antifascista tra gli operai dei cantieri stessi.

Nello sviluppo della città è di particolare interesse lo sviluppo urbanistico del quartiere di Panzano che gravita intorno ai cantieri navali: “un raro esempio di urbanistica interamente finalizzata alle esigenze di un grande complesso industriale”. Le terre di confine tra Italia e Jugoslavia furono di nuovo terra di contesa durante e dopo la seconda guerra. Monfalcone fu restituita definitivamente all’Italia il 14 settembre 1947, in seguito all’entrata in vigore dei trattati di pace. (Quantunque l’ultima definizione dei confini venisse ratificata, solamente nel 1975, dai trattati di Osimo tra Italia e Jugoslavia). Nel dopoguerra, in aggiunta ai cantieri navali, si sono sviluppate molteplici attività industriali che hanno portato la città ad un rapido sviluppo e alla crescita della popolazione, anche attraverso migrazioni di lavoratori e relative famiglie.

Tra queste spiccano, oltre alla navalmeccanica, la chimica, l’industria elettrica, elettromeccanica, e siderurgica. Oggi Monfalcone è il capoluogo di un mandamento che comprende 60.000 abitanti, di cui la metà circa residenti in Monfalcone stessa. La città si è espansa fino praticamente a congiungersi con i comuni di Staranzano e Ronchi dei Legionari.

Cormons, piazza Massimiliano I.

Essa mantiene un ruolo importante come punto di transito da e verso i paesi dell’est, che stanno acquistando rinnovata importanza strategica sul piano economico, grazie ai repentini cambiamenti che si sono susseguiti, a cavallo tra i tardi anni ottanta ed i primi anni novanta, e che hanno visto, con il simbolico crollo del muro di Berlino, la nascita di nuovi partner commerciali ad est. Acquistano, quindi, sempre maggiore importanza le infrastrutture presenti nella zona: porto, autostrada Trieste-Venezia-Milano, ferrovia ed aeroporto di Ronchi dei Legionari. La fortuna dell’area di Monfalcone sarà, in futuro, legata allo sviluppo di un asse commerciale che colleghi Mosca ai paesi dell’Europa dell’est, attraverso Kiev e Lubiana, al nord Italia ed in particolare al nordest.

 

Cormons, i ruderi della millenaria rocca, un tempo castello patriarcale. Gradisca d’Isonzo  la fortezza, eretta a baluardo e difesa dei confini orientali della Serenissima e successivamente occupata dalle truppe imperiali.  Foto Paolo Belveder

 

Il Sacrario di Redipuglia, solenne testimonianza  della Grande Guerra:  vi riposano le salme di centomila caduti dei  quali sessantamila ignoti. Sacrario

 

 

THE GORIZIA PROVINCE

 

Dominated by its castle, Gorizia is an Italian town that keeps its balance between its German and Venetian origins.

During the Middle Ages, its imposing castle was inhabited by the Counts of Gorizia whose estate covered those territories nowadays belonging to Italy, Slovenia, Austria Boemia and Croatia.

As we walk through the centre of Gorizia, we reach Palazzo Attems-Santacroce which overlooks Piazza De Amicis and hosts the Provincial Museums.

Behind this striking palace is the ancient Jewish Ghetto and its Synagogue which hosts the Jewish Culture Museum. Along some main roads like Corso Verdi, Corso Italia and the charming Viale Venti Settembre there are some elegant open air coffee houses and shops.

Grado: Basilica di Santa Eufemia ed il suo interno  con il rilevante ambone esagonale e l’imponente  mosaico pavimentale

For the gourmands, Gorizia offers unique recipes accompanied by local wines, like the D.O.C. (Controlled Denomination of Origin) wines from the Collio and the Isonzo areas.

As a matter of fact, the hilly area of the Collio is famous for its high quality wines.

Precious white wines like Sauvignon, Pinot grigio and Tocai can be tasted in many farm houses and wine cellars, which are always open to tourists and to those willing to drive along the “wine route” going from Gorizia to Dolegna.

Cormons is the heart of the Collio area and is located in an enchanting hilly area very close to Gorizia.

It has long since been the main town of this enchanting hilly area, renowned not only for its geographic position but also for its trade. Its historical centre is surrounded by the ancient city walls dating back to the Longobardi (Lombard) time, which are the most ancient part of the city.

Since the Middle Ages, the Market square has been the deputed place for the rite of the tajut, the Friuli appetizer which consists of a glass of white wine and some gossip.

Another town worth remembering is Gradisca, also known as the “countryside estate”.

Firstly dominated by Venice, it was later ruled by the Hapsburg family. This town still preserves its ancient defensive walls as well as the Duomo, the Civic museum, the Merchant’s Loggia, the Monte di Pietà (pawnshop), the government palace of the Venetian rulers and the tower palaces.

Another significant town is San Floriano, whose inhabitants are proud of their Slav ancestors.

Between the 5th and the 6th Century, their ancestors settled down right in this area and were able to revive the ancient Roman traditions. Vineyard growing nowadays is the main activity of this area and, in order to celebrate the ancient rites, a procession is held in mid July of every year, in honour of the Saints Ermacora and Fortunato.

Grado is a fascinating town that is characterized by its charming outline and its huge bell tower.

It reveals its green pinewood, its gardens, parks, ports, sandy beaches and its buildings ranging from simple, ancient houses up to the most modern ones, to guesthouses and hotels. Among its ancient heritage, the town boasts some precious early Christian basilicas.

Besides, the tourists are more and more attracted by its golden sandy beaches.

Within the province of Gorizia, the town of Monfalcone has always played an important role as a link with Central and East Europe. Its fortress stands on a hill which was strategic for the control of the coastline going from Grado, Trieste up to Istria. During the Roman age, the mouth of the Timavo river was a renowned spa area for the Aquileia inhabitants.

During the Middle Ages there was a small village called Vicus Panzianus, today called Panzano, the heart of the industrial district of Monfalcone.

The location of Monfalcone was strategic for the control of the invasions from East Europe.

Emperor Ottone I rewarded the Patriarch of Aquileia with the villages and fortresses so as to be protected from the Hungarian invasions.

In 1420 Venice conquered the town and its fortress.

In the following centuries the Monfalcone area became the scene of many battles against the Turks first and later against the Austrian and the German populations.

The fortress was restored in 1525 and has maintained the same style up to today.

The new town of Palmanova overshadowed Monfalcone’s strategic importance. All the areas close to the North-east border were affected by World War I and Monfalcone, claimed by the Italian “nationalist” movement of the Irredentists, became the scene of cruel battles.The town was severely damaged and then conquered by the Austrians after the defeat of Caporetto. It was given back to Italy after the end of the War, on 24th October 1918. The border areas between Italy and the former Jugoslavia were disputed during and after World War II. Monfalcone was definitely given back to Italy on 14th September 1947.

Today, thanks to the ever growing shipyard activities, many other related industrial activities have rapidly expanded and allowed an economic growth as well as a population increase. The chemical, electric, electromagnetic, iron and steel industries are among the most important activities .

 

Basilica S. Eufemia Grado veduta dall’alto della Laguna.  In primo piano il campanile della Basilica di Sant’Eufemia.

 

Grado, stabilimenti balneari a città giardino.Grado, Basilica di Santa Maria delle Grazie, prezioso incunabolo d’architettura paleocristiana risalente al V secolo e riedificata alla fine del VI.

 

Grado, santuario della  Madonna di Barbana.

 

GORIZIA UND PROVINZ

 

In der italienischen Stadt Gorizia, die vom Schloss beherrscht wird, treffen die deutsche und venezianische Kultur aufeinander.

Im Mittelalter war das fürstlich gestaltete Schloss Wohnsitz der Grafen von Gorizia, deren Besitztümer sich über die heutigen Gebiete Italien, Slowenien, Österreich, Böhmen und Kroatien erstreckten. In der Altstadt von Gorizia befindet sich der Palast Attems-Santacroce, der auf den Platz De Amicis zeigt und Sitz der Provinzmuseen ist. Auf der Rückseite des eindrucksvollen Gebäudes liegt das alte Getto mit der Synagoge, in der das Museum der jüdischen Kultur untergebracht ist. Im Korso Verdi, Korso Italia und der malerischen Straße Zwanzigster September befinden sich elegante Straßenkaffees und Geschäfte. Den Gourmets bietet Gorizia einzigartige Rezepte, zu denen lokale Weine, wie die DOC-Weine des Collio und des Isonzo gereicht werden. Besonders der Collio mit seinen eng nebeneinander liegenden Hügeln ist für die Erzeugung hochwertiger Weine bekannt. Zu den edlen Weinen zählen die Weißweine Sauvignon, Pinot grigio und friaulische Tocai, die man in den zahlreichen Agritourismen und Weinkellern kosten kann, die für Touristen und alle, die auf der “ Weinstraße” von Gorizia nach Dolegna fahren, stets geöffnet sind.

Monfalcone, la piazza

Das Herz des Collio ist Cormons, ein geografischer, aber auch wirtschaftlicher Brennpunkt in einem zauberhaften Hügelgebiet in unmittelbarer Nähe von Gorizia, der seit undenkbaren Zeiten als Hauptzentrum dieser herrlichen Hügellandschaft gilt. Der älteste Teil ist die Stadtmauer langobardischen Ursprungs, die an die Altstadt grenzt. Auf dem Marktplatz wurde bereits im Mittelalter das Ritual des Tajut abgehalten, der friaulische Aperitif bei Weißwein und Plausch. Ein weiterer erwähnenswerter Ort ist Gradisca, der “Stadtstaat auf dem Land”. Die Tochter Venedigs fiel später unter die Regierung der Habsburger. Die Kleinstadt bewahrt noch heute die alten Wehrmauern, die Stadtanlage umfasst daher den Dom, das Museum, die Loggia der Händler, das Pfandhaus, das Haus der venetischen Amtsleiter und die Wachtürme. Ein weiteres Dorf ist San Floriano.

Die Namen der Einwohner dieser Ortschaft erinnern an die stolze barbarische Abstammung ihrer slawischen Vorfahren. Ihre Ahnen haben sich zwischen dem V. und VI. Jahrhundert auf diesem Land niedergelassen und die Überreste der antiken römischen Siedlungen erneut zum Leben erweckt. Noch heute widmet sich das Dorf dem Weinbau und zum Gedenken an die günstig stimmenden Rituale von einst findet Mitte Juli die Prozession der Heiligen Ermacora und Fortunato statt. Die Faszination von Grado, das von weitem an seiner delikaten Silhouette und dem großen Kirchturm zu erkennen ist, ist allein auf die Natur zurückzuführen. Sobald man den Ort erreicht,

sieht man den grünen Pinienwald, die Gärten, die Parks, die Häfen, den Strand und die verschiedenen Gebäude: von den einfachen und antiken Häusern des alten Dorf mit venetischer Prägung bis zu den moderneren Häusern, den Pensionen und den Hotels.

Es gibt zahlreiche Zeugnisse aus der Antike, wie die kostbaren frühchristlichen Basiliken, und immer mehr Touristen werden vom goldenen Sand seiner Strände angezogen. In der Provinz Gorizia spielt eine andere Stadt eine wesentliche Rolle: Monfalcone. Seit jeher Grenzgebiet und Übergabestelle für Kommunikationen von und nach Mittelosteuropa.

Der Fels erhebt sich an einer einst strategischen Stelle zur Kontrolle der Küste von Grado nach Triest bis nach Nordistrien. Im römischen Zeitalter kannten die Geschichtsschreiber die Mündungen des Timavo, an denen sich die von den Einwohnern von Aquileia besuchten Thermalquellen befanden. Im Mittelalter gab es ein bewohntes Zentrum mit dem Namen vicus Panzianus.

Die Ortschaft Panzano ist heute Sitz des Industriegebiets. Die Region Monfalcone war zur Kontrolle der Einfälle vom Osten von strategischer Bedeutung und Kaiser Otto der Erste schenkte dem Patriarchen von Aquileia die Wohnzentren und die Befestigungen, um die Einfälle der Ungarn zu kontrollieren.

Die Herrschaft von Venedig übernahm die Kontrolle der Stadt und der Burg im Jahr 1420. In den späteren Jahrhunderten war das Gebiet von Monfalcone erneut Schauplatz von blutigen Kriegen zunächst gegen die Türken und später gegen die Österreicher und Deutschen. Diesen Kriegen folgten die Sanierung der Burg, die 1525 ihr derzeitiges Aussehen annahm, und der Bau von Palmanova, wodurch die strategische Bedeutung von Monfalcone abnahm. Das gesamte Grenzgebiet von Nordostitalien wurde vom Großen Krieg in Mitleidenschaft gezogen und Monfalcone, das vom italienischen Irredentismus zurückgefordert wurde, war Schauplatz blutiger Kämpfe. Die Stadt erlitt schwere Schäden und wurde nach der Niederlage von Caporetto von den Österreichern zurückerobert, sie gelangte erst bei Kriegsende, am 24. Oktober 1918, ohne jegliche Gewaltanwendung in italienische Hand. Die Grenzländer zwischen Italien und Jugoslawien waren während des zweiten Weltkrieges noch einmal umkämpft. Monfalcone wurde am 14. September 1947 endgültig Italien zurückgegeben. Heute haben sich durch die Tätigkeit der Schiffswerften zahlreiche Industrietätigkeiten entwickelt, die zu einem schnellen Aufschwung und einem fortschreitenden Bevölkerungswachstum geführt haben. Eine wesentliche Bedeutung nimmt, neben dem Schiffsbau, der Chemie, der elektrischen und elektromechanischen Industrie, die Stahlindustrie ein.

Monfalcone, la rocca

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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