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Coordinatore Parco delle Prealpi Giulie
   

 

Un paesaggio ricco di ambienti selvaggi e suggestivi

LE PREALPI GIULIE
 
Il Parco Naturale Regionale affiancato da insediamenti vallivi con tradizioni mantenutesi nel tempo straordinariamente integre e vive.
 
     
Il gruppo del monte Canin
     
 

l Parco Naturale Regionale delle Prealpi Giulie è stato istituito nel 1996 e interessa i territori dei comuni di Chiusaforte, Lusevera, Moggio Udinese, Resia, Resiutta e Venzone, tutti in Provincia di Udine. La sua superficie complessiva è di circa 100 km2, interamente montuosi.
La scelta di istituire un’area protetta nella fascia prealpina che si estende dal Tagliamento al confine con la Slovenia deriva dalle specifiche caratteristiche naturalistiche, paesaggistiche ed etnografiche che in queste zone si possono trovare.

L’ambiente naturale
Il territorio del parco si colloca a cavallo di due unità geografiche distinte: le Alpi e le Prealpi Giulie. Alle prime appartiene il monte Canin (2.587 m), limitatamente alla cresta compresa fra la Baba Piccola e la Sella Prevala, l’intero altopiano del Foran dal Muss, il Bila Pec? e il Col Ladris. Delle Prealpi fanno parte invece le dorsali Cochiaze-Guarda, Plauris-Lavara e i monti Musi. Si tratta di lunghe catene montuose, disposte parallelamente in senso est-ovest, che si succedono come quinte degradanti verso la Pianura Friulana. Le caratteristiche geomorfologiche e vegetazionali, nonché la concentrazione degli insediamenti umani nei fondovalle, conferiscono all’area un elevato grado di wilderness, consentendo di percorrere chilometri di sentieri in ambienti selvaggi e suggestivi, spesso in completa solitudine.
Le specificità presenti sono in buona parte dovute al fatto che sul territorio del parco si incontrano e si incrociano tre grandi aree biogeografiche, mediterranea, alpina e illirica, che portano in dote all’ambiente una varietà floristica e faunistica difficilmente rinvenibile altrove. Gli endemismi, i fenomeni di carsismo di alta quota, i fontanoni, le miniere abbandonate, le scure faggete, le costruzioni rurali, i pascoli, i contrasti cromatici dell’autunno, stambecchi, camosci e marmotte, tutto concorre a rendere speciale la visita di questi luoghi. Essi inoltre rappresentano un significativo punto di contatto fra mondi culturali diversi: quello friulano e quello slavo.

Gli aspetti etnografici della Val Resia
Una particolare specificità è rappresentata dalle comunità slavofone dell’Alta Val Torre e della Val Resia. Queste ultime in particolare hanno mantenuto vive nel proprio tessuto sociale usanze, canti, musiche e danze che difficilmente trovano uguale nell’intero arco alpino. Sono molti i momenti di festa popolare che si alternano nei diversi paesi della valle. Un esempio è dato dall’antico carnevale resiano Püst, ove tutti partecipano, vestiti come babaci o kukaci con abiti vecchi e logori o con le maschere tradizionali più belle e preziose dette Te lipe bile mas?kare (le belle maschere bianche). Antiche usanze come il “dono del formaggio” o il “cambio della cameranza”, per lo più legate a cerimonie religiose, sono festosamente accompagnate dalla musica e dalla danza resiane.
I primi insediamenti della Val Resia vengono fatti risalire al VII secolo, quando popolazioni di ceppo slavo giunsero in Italia a seguito degli Avari e dei Longobardi. Un tempo isolata tra i monti Musi a sud e l’imponente massiccio del Canin a est e a nord, Resia rappresenta per la cultura un’isola linguistica e un patrimonio di tradizioni estremamente importante. Molti di questi aspetti sono stati e sono tutt’oggi oggetto di studi da parte di numerosi ricercatori italiani e stranieri. Il resiano si è sviluppato dallo slavo alpino, che sta alla base dell’attuale sloveno, ma la sua autonomia linguistica lascia tuttora aperta la questione se si tratti di un dialetto o di una vera e propria lingua.
Resia è nota anche per l’antico mestiere dell’arrotino, tuttora praticato soprattutto nel paese di Stolvizza, dove si trova anche un museo dedicato a questa attività. Gli aspetti architettonici sono stati purtroppo gravemente danneggiati dal sisma del 1976, ma nei paesi di Coritis e di Stolvizza è possibile vedere ancora le tipiche case resiane con pietre a vista e ballatoi in legno.
Spostandoci nell’area del Canin, la vivacità degli aspetti etnografici lascia il posto alle ricche e struggenti testimonianze della prima guerra mondiale, che in questi luoghi di interfaccia tra i fronti italiano e austriaco, è stata particolarmente cruenta.
L’ecoturismo e i progetti di sviluppo sostenibile
Oggi l’area protetta viene gestita dall’Ente Parco che si occupa di rendere concrete le finalità per cui il parco è stato creato.
Passo dopo passo l’Ente, in collaborazione con le Amministrazioni locali, si impegna a perseguire tali finalità nel tentativo di tramandare alle nuove generazioni un territorio ancora integro e vitale, in grado di costituire la base per scelte sostenibili di sviluppo sociale ed economico. Uno dei primi obiettivi dell’Ente è stato quello di favorire la fruizione dell’area protetta intervenendo su sentieri e strutture. Diverse casere (Goriuda, Rio Nero, Cjariguart, Canin) sono state recuperate e trasformate in ricoveri montani, luoghi ideali per la sosta di quanti vogliono trovare riposo durante escursioni giornaliere o più impegnativi percorsi trekking.
Durante la stagione estiva è possibile essere ospitati in Malga Coot, un agriturismo adagiato ai piedi delle Babe dove, accanto alla normale attività di alpeggio, viene portato avanti un progetto di recupero di razze alpine (pecora plezzana e vacca resiana), si possono effettuare escursioni a cavallo e ci si può attardare lungo il sentiero naturalistico che percorre l’intero pascolo.
È stato poi attivato un sistema di punti di interesse e informazione che trova la sua massima espressione nel centro visite di Prato di Resia. All’interno di questa struttura che si affaccia sull’incantevole scenario della Valle e del versante Nord della catena del Musi, il turista può conoscere l’area protetta attraverso gli allestimenti espositivi ospitati in apposite sale ed effettuare una visita virtuale al territorio servendosi delle attrezzature informatiche a disposizione. Al centro visite è annessa un’accogliente foresteria dotata di 20 posti letto.
Di particolare interesse è anche la mostra permanente “Foreste, uomo, economia” ospitata nelle sale del Palazzo Orgnani Martina di Venzone e dedicata al tema del bosco e delle attività che in esso si svolgono. A breve verranno attivati anche altri specifici centri visita: a Resiutta (attività mineraria), Sella Nevea (carsismo e speleologia) e Lusevera (aree protette dell’arco alpino orientale).

 

La catena dei monti Musi

Fenomeno carsico nell'altopiano del Foran dal Muss

Faggete in veste autunnale

Il rifugio Gilberti e il versante Nord del Monte Canin

Panorama invernale sulla cresta tra il monte Chila e il monte Guarda

Pulsatilla alpina
Genziana del monte Tricorno