Difesa naturale
DALMAZIA MERIDIONALE
Dal fascino selvaggio una natura aspra e ricca di bellezza.
Se si dovesse fornire una definizione sul territorio dalmata, dovremmo affermare che è solamente una catena montuosa. Infatti una parte di essa è subaerea e l’altra è sprofondata in mare, con le vette trasformate in isole e le valli in canali. I confini sono sempre stati dibattuti, soprattutto a sud; secondo alcuni geografi essa si completerebbe includendo le Bocche di Cattaro, secondo altri nel vallone di Spizza, secondo i più alla foce del fiume Boiana, emissario del lago di Scutari, che segna l’attuale confine politico tra Albania e Montenegro. La costa di quest’ultimo stato ha, qualsiasi criterio scientifico si voglia considerare, il suo segmento più meridionale, anche se la popolazione locale rifiuta la denominazione di Dalmazia montenegrina temendo rivendicazioni territoriali da parte croata. Qui, a differenza del tratto più settentrionale, le montagne sono a ridosso del mare senza dar luogo ad arcipelaghi costieri e rare sono le isole, di assai modeste dimensioni, ed a distanza ridotta dalla terraferma, come nel caso di Santo Stefano, collegata da un istmo di sabbia, che rende il sito maggiormente ameno. La carenza di una cornice insulare esterna, non significa che siano assenti paesaggi naturali interessanti, perché forse il più grandioso si trova proprio qui ed è il complesso delle Bocche di Cattaro. E’ bene subito sgombrare il campo da un’erronea tesi, molto diffusa nelle guide turistiche, che le definisce un fiordo perché è una morfologia che si riscontra solo nelle regioni più fredde del pianeta, dove esistono valli glaciali che, per effetto di bradisismi sono invase dal mare, come ad esempio la costa occidentale norvegese. La sua genesi è ovviamente uguale al resto della regione, basti pensare alle analogie con i Canali di Sebenico ed al Mare di Novegradi a nord-est di Zara. La grandiosità dello spettacolo naturale è data dalle montagne che sorgono imperiose dal mare e creano un contrasto unico al mondo di acqua e terra, con promontori e golfi che ricamano il paesaggio vario e frastagliato, selvaggio ed antropizzato, montano e marittimo. Le Bocche, per la loro morfologia, hanno sempre rivestito enorme importanza militare, fin dai tempi della regina illirica Teuta, passando per i Romani, i Veneziani, gli Austriaci e fino agli Jugoslavi. I traffici commerciali, pur presenti, hanno sempre trovato ostacolo severo nell’orografia che sbarra gli accessi all’entroterra balcanico, in aggiunta alla millenaria concorrenza della vicina Repubblica di Ragusa. Basti pensare che la prima strada che ha collegato Cattaro a Cettigne è stata costruita dagli austriaci solo alla fine dell’Ottocento, nello stesso periodo in cui, poco più a sud, l’italiana Compagnia di Antivari, per conto del re Nicola Petrović Njegoš, ha messo in comunicazione il porto di Antivari, oggi Bar, all’interno montenegrino. Le Bocche sono un complesso di valli fluviali, come si dice nelle scuole elementari dal profilo a V, invase dal mare. Da un punto di vista morfologico si dividono in tre parti, potendole paragonare ad un 8 con tre cerchi; il Bacino Esterno, che ha le basi militari, oggi in massima parte abbandonate dal piccolo e povero stato montenegrino, ed i centri industriali, con cantieri navali ed attività petrolchimiche concentrate a Castelnuovo di Cattaro (Herceg Novi); il Bacino Mediano, ampio e dalla forma romboidale, che aveva uno stretto chiuso con robuste catene dagli austriaci; il Bacino Interno, molto più popolato, dove c’è Cattaro, il centro maggiore che dà il nome al complesso costiero. Le Bocche non hanno un turismo balneare molto sviluppato in quanto le sue acque sono piuttosto fredde ed assai profonde. Il turismo qui si è sviluppato grazie all’eredità romana (mosaici interessanti a Risano) e veneziana (le mura e l’intera Città Vecchia di Cattaro, l’aspetto urbanistico dei limitrofi centri minori, particolarmente di Perasto, che resistette accanitamente agli austriaci per tre mesi dopo la caduta della Serenissima Repubblica). Due sono le isole e si trovano entrambe qui; l’isola di S. Giorgio e la Madonna dello Scarpello, “costruita” dai perastini arenando intorno ad uno scoglio vecchie navi ed affondando grossi massi, al solo fine di edificare un santuario, ancora oggi meta di pellegrinaggi. Lo sviluppo costiero delle Bocche è notevole, circa cento chilometri, tanto che per andare dal confine croato a Cattaro si consiglia vivamente di prendere il traghetto Lepetane-Kamenari che accorcia la strada di quasi quaranta chilometri.
La vegetazione di conifere e macchia mediterranea, spunta con fatica dalle aspre rocce calcaree, arrampicandosi fino ad una certa altezza, lasciando nude le sommità montuose che, opponendosi alle masse d’aria umida dell’Adriatico, fanno di questa zona tra le più piovose del Mediterraneo, soprattutto nei mesi invernali. Ciò non significa che le Bocche di Cattaro siano prive di fascino in queste stagione. A fine febbraio inizi marzo è piacevole passeggiare in manica di camicia sulla costa montenegrina e guardare in alto le vette coperte di neve. Se poi si ha spirito di avventura, si può risalire in auto verso l’interno; ci si accorgerà ad un certo punto che il soleggiato mare si allontana come un miraggio luminoso per inoltrarsi in una galleria di densa nebbia, contrasto termico tra l’adriatica e calda Dalmazia e il montuoso e freddo Montenegro, alla fine della quale si trova neve e gelo, cambiando radicalmente clima e paesaggio. Questa è la dimostrazione pratica di come la geografia non sia un’opinione. La Dalmazia, con le sue isole e canali naturali, calli e campielli, ha numerose ed intime analogie morfologiche con la città di Venezia, che può considerarsi capoluogo di questa Quarta Venezia.