Alta Valle di Non
PASCOLI E MALGHE
Il paesaggio montano dell’Alta Valle, dagli spazi infiniti e silenziosi,
è culla di antiche tradizioni che oggi rivivono
nelle numerose malghe ancora produttive.
Campigol, malgiaröi, caséra, casaro, stalon, barco, vaca, vedela, mandza... parole che hanno lasciato un segno nella tradizione del popolo di montagna, riempiendo gli spazi infiniti e silenziosi dei pascoli, caratterizzati dalle malghe che assieme ai masi danno forma, a quote differenti, al paesaggio montano trentino.
La malga non rappresenta un singolo edificio, questo termine comprende strutture come il pascolo, la stalla e la casera, indispensabili affinché la storica attività dell’alpeggio venga portata avanti. La società d’alpeggio, composta dai malghesi o malgari incaricati dalla Comunità, si occupa anche di mantenere agibili i fabbricati e le vie d’accesso a questi, della gestione del bene comunale «malga», a cui venivano e vengono condotte all’alpeggio le vacche allevate in fondovalle, assieme a capre e pecore. Qui, tra i 1200 m s.l.m. al limite dei campi e i 1700 m s.l.m. al limite dei boschi, per quattro mesi all’anno, da giugno a settembre, le bestie si ciberanno della fresca erba dei pascoli, contribuendo inconsciamente al sistema economico tradizionale di montagna: il risparmio di un terzo di foraggio all’anno per ogni azienda agricola. Le mandrie, composte da bovine da latte (da 1 a 3 anni), e vitelle (fino a un anno di vita), potranno essere condotte in malga dopo un conteggio fatto sulla base dell’estensione e qualità del pascolo, che permette di calcolare il numero di capi che potrà essere presente su quel territorio, solitamente un capo per ettaro di pascolo.
Alla fine dell’Ottocento, in Trentino si contavano circa 800 malghe di cui circa solo 260 risultano ancora oggi produttive; infatti le aree economicamente più sviluppate sono più soggette al rischio di abbandono, mentre molti piccoli centri trovano in questo sistema di utilizzo delle risorse territoriali un modello di vita nel quale credere.