Un tesoro ritrovato
SCRIGNI D'ARTE
Le chiese minori, piccoli tesori ricchi di storia,
patrimonio riscoperto grazie a una recente
campagna di restauri che le ha restituite
all’antico splendore.
La valorizzazione del territorio è ormai un tema diffuso e innovativo, necessario e strategico per lo sviluppo soprattutto delle zone collinari e di montagna. L’integrazione di tutte le potenzialità di un territorio, infatti, si rivela sempre più la strada in grado di compiere nel concreto quella valorizzazione che troppo spesso rimane solo sulla carta.
La Valle di Non sta vedendo in questi ultimi anni una grossa evoluzione in termini di gestione generale del territorio che trova il suo fondamento soprattutto in un cambiamento di mentalità, in un’apertura a nuove opportunità e alla riscoperta di energie sommerse che si dimostrano sempre più strategiche e inaspettate.
Ecco, quindi, che affiancare all’eccellenza di questo territorio (la coltivazione della mela) il recupero di tradizioni enogastronomiche, una natura preziosa e incontaminata e un patrimonio culturale di assoluta rilevanza, è quanto mai innovativo e necessario.
La Valle di Non (l’Anaunia) è indubbiamente la valle trentina più ricca di beni culturali fra cui i celeberrimi castelli, i santuari e soprattutto le chiese. Il territorio, ampio e solare, è presidiato, infatti, da una fitta rete di edifici sacri perlopiù risalenti al Medioevo, che si innestano con fascino nei piccoli centri storici o direttamene nell’ambiente montano. È sorprendente, infatti, questo patrimonio, per numero e per qualità, ma per troppo tempo è rimasto nascosto all’attenzione generale dalla benda della monocoltura e dell’aprossimativismo. In questi anni, però, molto sta cambiando, per effetto proprio di una diffusa campagna di restauri che ha interessato decine di edifici restituiti all’antico splendore ed incrementati da nuovi scoprimenti e studi. Si sono realmente accesi i riflettori su questo patrimonio diffuso, sollecitando anche l’orgoglio di intere comunità attorno alle proprie chiese in una riscoperta delle radici storiche e culturali.
Le chiesette della Valle di Non hanno tipologie piuttosto ricorrenti, sono spesso inserite in un sagrato racchiuso dalle cinte murarie degli antichi cimiteri, hanno semplici facciate a capanna impreziosite dal portale e da due finestrine laterali, copertura a due falde in scandole di larice e graziosi campaniletti. Le absidi più antiche sono rotonde con semicupola in muratura completamente affrescata, mentre la maggior parte è poligonale con volta a costoloni elegante e proporzionata.
Ma è nell’abbinamento con le preziosissime decorazioni pittoriche che questi edifici trovano il loro compimento. Nel Trecento e nel Quattrocento, infatti, la valle ha visto l’influsso di moltissimi artisti itineranti che hanno lavorato un po’ ovunque guadagnandosi il pane proprio realizzando opere d’arte. Si tratta prevalentemente di scuole lombarde o veronesi, caratterizzate da tratti morbidi, molto disegnati, dominati da colori solari e distensivi, ma anche di qualche influsso nordico, con tinte più contrastate in cui dominano i verdi e i blu, plasmati nei chiaroscuro e alla ricerca del dettaglio. Numerosi e ricorrenti sono i cicli dei fratelli Baschenis de Averaria, del Maestro di Sommacampagna, ma anche di Giovanni da Bressanone. Il territorio, quindi, è arricchito da veri e propri scrigni d’arte.
Nei molti casi di restauro spicca indubbiamente il caso di Cles, capoluogo di valle, in cui negli ultimi anni sono state restaurate ben quattro chiese con interventi che hanno valorizzato non poco il già ingente patrimonio storico artistico del paese.
Entusiasmante ora è la visita alla chiesetta dei Ss. Pietro e Paolo, nella frazione di Maiano, situata su un poggio a dominare il vasto lago di Santa Giustina. L’antico paese, il panorama mozzafiato e la chiesa stessa, fanno del luogo uno dei più suggestivi angoli della valle. La cappellina, quasi completamente affrescata dal Maestro di Sommacampagna, contiene un magnifico altare cinquecentesco dorato e intagliato dalle gloriose scuole di altaristi clesiani: gli Strudel, i Ramus e i Prati. L’ambiente arioso è sovrastato dalla delicata volta a costoloni che impreziosisce l’edificio e incornicia splendidamente le scene affrescate in cui particolare attenzione è riservata alla Madonna.
Sorprendente, invece, è stato l’esito dell’intervento sulla chiesetta di San Tommaso, nella frazione di Dres. L’edificio si presentava con aspetto freddo e austero, dalle tinte scure e maldestramente abbinate, il degrado poi aveva raggiunto livelli effettivamente troppo pesanti. Dal restauro ne è uscito un vero gioiello di storia e arte con magnifici affreschi votivi di cui non si conosceva l’esistenza. Svariate le mani d’artista e le iconografie presenti che denotano un lungo periodo di interventi con brani di gusto duecentesco fino agli elegantissimi esempi d’arte cinquecentesca. Veramente notevoli, inoltre, sono gli affreschi attribuibili al Maestro della Madonna di Castelbarco con chiare influenze altichieresche. Anche l’altare, sempre di scuola locale, intagliato, dorato e decorato a tinte tenui, rappresenta un elemento di altissimo valore. L’allestimento, con il restauro della quadreria e della Via Crucis infine, è veramente affascinante e avvolgente, apprezzabile ed elegante.
Queste cappelle sono normalmente chiuse come la maggior parte delle chiesette in Valle di Non per ovvi motivi di sicurezza. Tuttavia durante l’estate è istituito un servizio di apertura che consentirà di visitarne alcune per tutta la settimana; in luglio e agosto poi saranno organizzate sul territorio delle visite guidate che si terranno prevalentemente il sabato pomeriggio. Apposite guide attenderanno i visitatori che vorranno godere di questo affascinante patrimonio culturale.
Mai come in questo caso la messa in rete di molti edifici, ne enfatizza la valenza, proprio nell’ottica di un territorio integrato e valorizzato che riconosce un ruolo primario e fondamentale al proprio patrimonio storico artistico. L’invito, quindi, è a percorrere le strade d’Anaunia seguendo gli itinerari del sacro, alla ricerca di occasioni sorprendenti d’arte e spiritualità.