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È
affrescata nella seconda metà del cinquecento da Giovanni Battista
Zelotti e Giovanni Antonio Fasolo, i due più noti allievi di Paolo
Veronese; entro un loggiato di colonne corinzie sono dipinti quattro
episodi di storia romana: l'incontro fra Massinissa e
Sofonisba, Porsenna e Muzio Scevola, il convito di Cleopatra e la clemenza
di Scipione.
La Galleria
Il salone, dominato dalla grande pentafora, è dedicato all'esposizione di
dodici ritratti di cavalli, suddivisi in due serie, chiaramente
identificabili: - la prima rappresenta quattro ritratti equestri di
cavalieri, ciascuno nell'atto di far eseguire al cavallo una posizione.
Il ritratto equestre nel '600 è intimamente legato, per forma e
significato, all'arte dell'equitazione, insegnamento coltivato in
Accademie dove la raffinatezza formale è elemento distintivo del
gentiluomo. Alcune posizioni venivano insegnate per la loro esecuzione
in battaglia. Nel ritratto equestre è riscontrabile anche un particolare
significato metaforico: il cavallo, rigorosamente "intero", è rappresentato
nell'atto di eseguire un preciso movimento, montato da un cavaliere che
deve mostrare la sua capacità di comando, il carattere e la fermezza
del suo addestramento; l'altra serie è dedicata a palafrenieri e cavalli
con sullo sfondo scene di battaglia e di caccia: sono otto quadri di cui
è stato scritto che sono ritratti di cavalli che il padrone appassionato
ha voluto ordinare all'artista, come precisamente accadde per il salone
di palazzo Te a Mantova.
La Scuderia
E' certamente l'oggetto più singolare di tutto il complesso. Edificata
agli inizi del '700 dal Muttoni, la scuderia presenta dettagli molto
elaborati quali le canalette in pietra, opportunamente inclinate per
poter scaricare il liquame nella roggia sottostante - le colonne con
i ferri battuti dove venivano appesi i finimenti dei cavalli, le mangiatoie
degli stalli in legno e i divisori intagliati. Per una maggiore aderenza
degli zoccoli, il pavimento presenta un complesso disegno "a catena" in
pietra martellinata bianca e rosa nella corsia centrale e un ciottolato
sia nella parte anteriore dello stallo che al centro della scuderia dove
il cavallo veniva strigliato e preparato. Qui per una più accurata visibilità
le finestre sono sui due lati.
E' ipotesi verosimile che nel '700 la corte
nobile fosse attrezzata per l'addestramento dei cavalli, considerata la
presenza di questa straordinaria scuderia, la particolare collezione di
ritratti di cavalli e la colonna al centro del prato, attrezzo
indispensabile e tutt'ora in uso nelle scuole per il dressage.
La Chiesa della Natività di Maria
La chiesa, pur avendo subito delle trasformazioni nel secolo scorso, si
presenta ancora sufficientemente integra rispetto al progetto originale
della fine del XV secolo.
All'interno, un solo altare con paliotto
lombardesco diviso in tre parti; nel mezzo, a pavimento, giace la lastra
in pietra del sepolcro del generale Francesco, posta dall'erede Giovanni
che volle essere qui sepolto con lo zio nel 1578.
Alle pareti, lapidi
e busti in memoria delle tre generazioni di Colleoni-Porto. Nel 1887
Guardino Colleoni fece traslare da Cortenuova (Bergamo) il monumento
funebre della cugina Teresa. Questa opera è stata interpretata come
riesumazione "neogotica' di crepuscolare dolcezza romantica della famosissima
Ilaria del Carretto nel Duomo di Lucca. Tra i bassorilievi che decorano
la tomba, spicca una rosa spezzata nel gambo, poetico emblema della vita
tronca al fiorire.
Un unico quadro rappresenta Gaetano di
Thiene (1480-1547) proclamato santo nel 1671 da Papa Clemente X, su
istanza anche di Luigi XIV, re di Francia.
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