Due elementi strettamente legati e complementari, congiunti in maniera quanto meno originale e singolare da quel frequentatissimo sotto passaggio, costituito dal "buco" del campanile.
E tutto attorno alla piazza, a farle da degna cornice, numerose altre dimore, alcune antiche come il cinquecentesco palazzo dei nobili Machiavelli, che si distingue per la caratteristica decorazione a rombi della facciata e le due graziose finestre, o l’antica bottega del "Maestro Pietro tentore" che alla metà del Cinquecento tingeva le sue pezze e le lavava con l’acqua veloce della roggia, ora prestigiosa sede della galleria d’arte "La Torre Serliana", o il vicino Teatro sociale, creato verso la fine del Settecento "per istruzione e diletto della Società Filodrammatica Thienese".
E ancora, al di là della "Strada pubblica della terra de Thiene", il palazzo Salici, dal nome dei ricchi commercianti lombardi di pannilani del Cinquecento, oggi Scalcerle, che noi ammiriamo nell’ottocentesca versione neoclassica con i simpatici mascheroni e infine, proprio al centro della piazza, l’imponente portone d’accesso alla villa Da Porto-Colleoni-Thiene, la più prestigiosa della città, che tutti chiamano "castello" per la tipica merlatura delle mura di cinta. Quell’imponente portone dal grande arco gotico e delle alte merlature ghibelline attraverso il quale "l’uomo della strada" ha potuto, per secoli, sbirciare nei segreti del castello e ammirare, tra le lussureggianti fronde delle alte magnolie, l’elegante prospetto della villa e la preziosa pentafora del piano nobile in stile gotico veneziano.
Proprio nella piazza, nella casa del vicariato di Thiene, il primo marzo del lontano 1492, come ha rogàto il "nodàro" Gio. Marco Bertizzolo, si riunirono i capifamiglia thienesi per formulare la supplica al doge della Serenissima Agostino Barbarigo, al fine di ottenere il privilegio del mercato.
E dal mese di ottobre di quell’anno la piazza ospita ogni lunedì mattina parte del tradizionale mercato, che conta oltre duecento bancarelle per tutti i gusti, da secoli occasione d’incontro e di scambio, luogo anche dei pettegolezzi delle donne che ancor oggi accorrono al mercato.

Negli ultimi decenni piazzaChilesotti diventa anche luogo deputato alla cultura con concerti, danza, lirica, teatro, cori, sfilate di maschere, feste, rassegne artistiche o di auto d’epoca, mercato rinascimentale in costume..., a confermare che la piazza accresce il senso di appartenenza alla comunità, e dove gli elementi architettonici e artistici, testimonianza del passato, accogliendo i visitatori quasi con familiarità, diventano collegamento con la storia e la civiltà dell’oggi.
Piazza Chilesotti non si limita così ad essere solo spazio della memoria ma diventa una realtà viva, che ogni giorno si arricchisce, un presente che recupera il nostro passato e che prepara il nostro futuro.
Una piazza in cui ci si ritrova e ci si identifica, dove si coglie il valore comunitario da vivere e da sviluppare, una piazza che supera l’anonimato delle grandi metropoli e che dà una dimensione più umana alla città.

 

Fine articolo