I Colli Euganei sono il risultato di una straordinaria cooperazione tra la natura e il lavoro dell'uomo che ha plasmato una terra, da vent'anni riconosciuta Parco Regionale, in cui il vino rappresenta un elemento fondamentale per l'economia e la storia.
I colli occupano un'area di un centinaio di chilometri quadrati con una superficie totale del Parco di 18.684 ettari. Il Monte Venda con i suoi 601 metri di altezza troneggia sulle cento e più colline che formano il complesso Euganeo.
L'area di produzione della Doc Colli Euganei coincide con quella a Parco, ed è divisa a livello amministrativo in 15 comuni, ricchi di storia e tradizione. Ogni borgo rappresenta un piccolo scrigno di tradizioni e di storia che vale una visita, specie nelle primavere profumate e negli autunni carichi di colori.
Ma facciamo un passo indietro, per ripercorrere le vicende della viticoltura nei Colli Euganei. La presenza della vite negli Euganei è molto antica. Con l'espressione "vino puro de monte" si indicava nei documenti medievali il pregiato vino di collina per distinguerlo dalle qualità scadenti ed acquose della pianura. La tradizione della coltura è, dunque, secolare. E se già Marziale nel I sec. d.C. descrive un paesaggio euganeo fortemente caratterizzato dalla simmetria dei vigneti, le prime testimonianze della coltura risalgono all'antica civiltà atestina. Ne fanno fede i caratteristici vasi potori e la scena raffigurata nella famosa situla Benvenuti che rappresenta un uomo in atto di brindare.
Ma il decollo della viticoltura avvenne nel Basso Medioevo, dopo che il diffondersi del cristianesimo aveva imposto che ogni insediamento religioso avesse la propria vigna. Nel 1184 sarà il conte Alberto da Baone ad importare dalla Slavonia quelle viti sclavas, forse così indicate per via della loro provenienza geografica. La regione, che fu forse la prima parte del contado padovano messa a coltura intensiva, era indicata nel medioevo col nome di Pedevenda.
Non conosciamo nel dettaglio i vitigni dell'epoca, sappiamo però che il commercio determinò la ricchezza di famiglie e che il pregio della produzione venne sancito anche dagli Statuti della città-stato che fissavano i termini della vendemmia e del commercio e proibivano il pascolo di animali tra i vigneti, così come la caccia e il passaggio ad estranei. Il rilievo è documentato anche dall'adozione dell'unità di misura standard - la concola di Pedevenda - corrispondente a circa 30 litri.
Oggi la viticoltura euganea è un settore in grande ascesa, che sta assumendo aspetti qualitativi di pregio. Piccole aziende, dalle cantine linde e ordinate, mescolano tecnologia e antiche sapienze e offrono un prodotto che, fresco e giovane oppure conservato nelle barriques, si propone sempre con una spiccata personalità di profumi e colori.
In ogni bottiglia possiamo così ritrovare il lavoro, le storie degli uomini, le voci delle stagioni.
Perché il vino è anche memoria e la sua essenza è in quel suo essere quasi un distillato, un ricordo fatto di aromi e di profumi, una sintesi liquida della terra che lo produce e che in esso deposita il proprio paesaggio, la propria cultura e la propria storia.
Ritroveremo, dunque, il fresco dei pendii della zona nord nei giovani e frizzanti serprini che ci inebrieranno con i loro profumi di fiori e frutti, non ancora maturi; ritroveremo le atmosfere degli ondulati pendii nel Fior d'Arancio, dal sapore soavemente dolce e mai stucchevole, che ci avvolge in una nuvola di aromi citrini, di salvia, di rosa e di ginestra. Quando assaggeremo un altro nettare di questa terra, il Colli Euganei Rosso, ritroveremo in esso tutto il calore e la forza del sole che aggredisce i terreni esposti a sud e che conferisce a questo vino, nelle sue espressioni più complesse, sentori ampi ed eterei di tabacco, di cioccolato, di liquirizia, che ci rapiscono e ci riportano con la memoria in quelle colline che l'hanno partorito.
The Euganei hills are considered the result of an extraordinary collaboration between nature and human beings which shaped a land recognized as regional park for 20 years where wine-making is essential for the area's economy and history.
The hills occupy an area of one hundred square kilometres of which the park's total surface accounts for 18.684 hectares. The 601-metre high Venda mountain towers over the hundreds of hills which form the Euganeo complex.
The area where Doc Colli Euganei is produced coincides with the Park area and is divided into 15 administrative councils full of history and traditions. Every village is a small treasure of traditions and history which makes it worth a visit, especially during the scented springs and the colourful autumns.
But let's go back in time and look at the wine growing history of the Euganei hills. Grapevines have been growing in the Euganei area since ancient times. In medieval documents the expression "vino puro de monte" (the pure mountain wine) referred to that fine wine produced in the hills which distinguished from the low quality and watery wines produced in plains. Therefore, the wine-growing tradition dates back many centuries ago. Although Marziale, a Latin poet, was already describing the Euganeo landscape as strongly marked by a grapevine symmetry, the first evidence of wine making crops can be traced back to ancient times of the Atestini peoples who settled in the Veneto region during the I century B.C. Examples of this are the typical stem glasses/goblets and the famous Benvenuti metal vase on which images of a man about to toast are engraved. However, the real rise of grape growing took place during the late middle ages when the spread of Christianity required every religious settlement to have their own vine. In 1184, the count Alberto da Baone even imported from Slavonia those sclavas vines which probably take their name from the region they are from.
The region, probably the first to be intensively cropped in all Padova area, was called during the middle ages as "Pedevenda". There is no sufficient knowledge of the exact grape varieties which existed at the time but vine trade is certain to have contributed to the wealth of many local families and the production quality is sure to have been determined by the city-states' statutes. These regulations set the grape harvest and the trade dates, prohibited hunting and animal grazing among the vines as well as forbidding the passage of foreigners through the vine crops. The importance of the Pedevanda region is also recognized by the adoption of the standard measure, la concola di Pedevanda, which corresponds to 30 litres.
Today the Euganeo wine-growing is a hugely expanding industry with the wine quality becoming more and more prestigious. These small businesses, with their neat and well looked after wineries, mix technology and ancient knowledge and offer products which, fresh and young or preserved in barrels they may be, always retain their strong, colourful and perfumed features.
Therefore, you will find in every bottle the work, the people's stories and the seasons' calls. Wine also means memory and its essence lies in being almost a distillate, a memory made by perfumes, a liquid synthesis of its producer, the land, which leaves its landscape, its culture and its history inside the wine.
You will find, thus, the freshness of the northern area slopes in the young bubbly Seprini wine, which will carry you away with its non-matured flowers and fruit perfumes. You will find the ambiance of the wavy slopes in the Fior d'Arancio; a gently and never sickeningly sweet wine which will envelop you in a cloud of cider, rose, sage and broom flavoured aromas. And when you taste another nectar of this land, the Colli Euganei Rosso wine, you will find all the sun's strength and warmth attacking the south-exposed lands. It is a sun that gives this wine rich and delicate tobacco, chocolate and liquorice aromas, able to delight you and to bring your mind back to those hills that generated it.
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